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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

L’idea (ottimistica) che la conoscenza della storia permetta di capire il presente o (peggio) di prevedere il futuro rischia di menarci verso cocenti delusioni, se è vero che, come afferma lo storico Alessandro Barbero, “al massimo possiamo dedurne che è una pessima idea invadere la Russia”.

Tuttavia, la storia della quarantena è interessante. Intanto perchè non si sa (tuttora) se abbia avuto origine da una felice intuizione oppure da una sorta di pulsione biologica a distanziarsi dal malato: pare che i primi riferimenti all’isolamento siano rintracciabili nel Vecchio Testamento, in cui si imponeva a chi aveva una “piaga” di vivere solo, fuori dal campo.

E stiamo parlando di persone che si erano già ammalate: ad un certo punto, però, qualcuno dovette pensare che se si aspetta che il malato sia visibilmente … malato, di solito è troppo tardi per evitare il contagio. Nel quattordicesimo secolo, in un momento di intensi e frequenti scambi commerciali internazionali, alcune zone dell’Italia erano tra le più importanti, snodo di intrecci diplomatici e affaristici che coinvolgevano tutto il mondo allora conosciuto. Ma come stiamo realizzando oggi, un mondo interconnesso è un mondo in cui difficilmente qualcuno può pensare di essere depositario di un destino separato da quello degli altri, e le malattia che si diffonde ne è il simbolo in negativo.

Non è quindi un caso che l’idea di isolare preventivamente coloro che potrebbero essere portatori di un contagio (anche se ancora invisibile) sia venuta a qualche amministratore della Repubblica di Venezia, che impose un periodo di isolamento di trenta giorni per i nuovi arrivati via mare, di quaranta per gli arrivi via terra (Gensini e altri, 2004), la “quarantena”, per l’appunto. Dapprincipio applicata nella piccola isola di Santa Maria di Nazareth, di fronte alla città dalmata di Dubrovnik, l’idea fu poi estesa alla città madre.

Poco dopo la peste si propagò in Europa, portando altre amministrazioni cittadine ad assumere le stesse precauzioni, a cominciare proprio dagli altri principali porti europei, come Genova, Marsiglia e altri (Tognotti, 2013).

Nei secoli successivi la quarantena rimase un intervento utilizzato un po’ ovunque, esportato oltreoceano quando i flussi migratori ne resero importante l’utilizzo (esemplare il caso di Ellis Island, una isola-istituzione dalla quale passavano, schedati, visitati e, se necessario, isolati, tutti gli emigranti verso gli Stati Uniti d’America). Rimase, con significati diversi, contemplato come ultima ratio in caso di malattie novelle, ancora impossibili da trattare o da prevenire, fino agli anni recenti (Rosemberger, 2012), quando è stata implementata per affrontare le epidemie di SARS, ebola e naturalmente covid-19.

Ha perso (e per fortuna) la rigidità delle sue prime applicazioni, quei quaranta giorni di biblica memoria, per essere calzata ai diversi contesti e alle caratteristiche particolari della malattia in questione.

Nelle nostre società moderne impone una serie di questioni di natura etica e morale: se in condizioni di normalità la medicina pone la condizione dell’individuo al di sopra di ogni altro valore, la quarantena come misura di salute pubblica include un cambio di paradigma, all’interno del quale il benessere del gruppo viene privilegiato rispetto alla salute del singolo (Cetron e altri, 2005). Il prezzo è, spesso, una serie di importanti ricadute psicologiche e relazionali che vedremo nei prossimi post e che possono essere compensate con altri interventi, altrettanto urgenti ed eccezionali.

Ma la quarantena ci ha portato una serie di altri risvolti, di tipo politico e sociale: abbiamo assistito al fallimento del potere ordinatore del mercato, in favore del ritorno in primo piano della dimensione politica e statale del potere, l’unica in grado di assicurare un controllo dei territori capillare ed esteso quanto basta a rendere efficaci le precauzioni sanitarie.

Tale recuperato potere dello stato rischia di diventare arma nelle mani di chi ne fa un uso disonesto o antidemocratico: come l’epidemia di colera in alcuni stati italiani negli anni ’30 del 1800 fu un pretesto per rafforzare la stretta conservatrice ed arrestare pericolosi sovversivi e “criminali” (i futuri padri della patria italiana), abbiamo assistito pochi giorni fa all’abdicazione della democrazia ungherese, in favore di un potere accentrato e sostanzialmente dittatoriale.

In tempi non sospetti, gli studiosi invitavano a conoscere e studiare lo strumento quarantena, con la consapevolezza però del suo carattere eccezionale. E’ un’arma potente, ma non va usata a cuor leggero. E sebbene sia ormai chiaro a (quasi) tutti che questo che stiamo vivendo è il tempo in cui usarla, mentre parliamo ne stiamo naturalmente pagando il salato prezzo.

 

Riferimenti Bibliografici

Tognotti, E. (2013). Lessons from the history of quarantine, from plague to influenza A. Emerging infectious diseases19(2), 254.

Rosenberger, L. H., Riccio, L. M., Campbell, K. T., Politano, A. D., & Sawyer, R. G. (2012). Quarantine, isolation, and cohorting: From cholera to Klebsiella. Surgical infections13(2), 69-73.

Gensini, G. F., Yacoub, M. H., & Conti, A. A. (2004). The concept of quarantine in history: from plague to SARS. Journal of Infection49(4), 257-261.

Cetron, M., & Landwirth, J. (2005). Public health and ethical considerations in planning for quarantine. The Yale journal of biology and medicine78(5), 329.

 

 



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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