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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

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Dedicato ai Bruciapelo, compagni di qualche avventura

davvero emozionante.

 

Nessun uomo è un’isola”, ha scritto Thomas Merton.

Voleva forse riferirsi al paradosso che ci permea, quello cioè di essere parte di un tutto più ampio ma allo stesso tempo un’entità a sè stante? Forse voleva dire che se nessuno è un’isola, può essere al massimo una penisola: ma il confine tra penisola e terraferma non è così netto, non vi pare? E il confine tra ciò che noi siamo e ciò che sta attorno a noi, quello possiamo definirlo con esattezza? Dopotutto, inspiriamo aria e poi la ributtiamo fuori.

 

Oggi volevo parlare di relazioni. Un concetto strano, quella cosa impalpabile ma percepibile che sta a metà tra il Me e l’Altro, sta sia dentro di noi che in mezzo, ma non è nell’aria nè in niente di fisico, perchè è ciò che è costituito di interazione, cioè qualcosa che esiste ma non si può toccare.

 

E mi tornano in mente le parole del grande Gregory Bateson, che si chiede:

“Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me?

E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra?”

 

E subito mi viene da pensare che senza relazioni non si vive. Possiamo pure gonfiarci del finto senso di onnipotenza dettato dalla nostra autarchia rispetto al mondo, un’autonomia che non esiste; ricordatevi, respiriamo aria, beviamo acqua e ci definiamo in relazione agli altri.

 

E comunque non voglio negarlo, non è male pensare di bastare a sè stessi. Pensare di non avere bisogno di nessuno, di non correre il rischio (così umano!) di essere traditi, di vivere la delusione, la sofferenza, l’abbandono; e poi, permetterci l’illusione della nostra forza, di quanto siamo o saremmo in grado di fronteggiare le miserie del mondo facendo affidamento solo su ciò che possediamo, ciò che portiamo sempre con noi. E mi tornano in mente certi adolescenti, che – quanto sono dolci! – dicono “Io me la caverei benissimo, purtroppo ci sono qui i miei che rompono!”. Per sentirsi più autonomi (o individualizzati) devono coltivare l’autoinganno di non avere bisogno degli altri.

 

Solo che arriva un momento in cui questo autoinganno deve cadere, deve lasciare il posto a qualcosa di più maturo. Deve lasciare lo spazio al luogo della gratitudine, della riconoscenza per ciò che gli altri ci danno e che non saremmo stati in grado di darci da soli, per il nutrimento, il calore e tutte le altre cose impalpabili che come la relazione non sappiamo definire, ma caspita, ci accorgiamo (eccome!) se non ci sono.

 

Il fatto è che essere grati richiede umiltà: l’umiltà di sapere che forse fino a quel punto da soli non ci saremmo arrivati, e dire grazie agli altri per esserci arrivati al posto nostro.

 

Credo che lasciare spazio al ‘grazie!’ per gli altri, dentro e fuori di noi, non sia niente male come passo. E ci porta, penso, un pochino più avanti, un pochino più umili, un pochino più maturi.

 

DOTT. GIACOMO CRIVELLARO, PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
A FIRENZE E PARMA
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Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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