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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

La capacità di prendere decisioni, inutile dirlo, è fondamentale. La utilizziamo ogni giorno: cosa mettere nel carrello della spesa, che strada prendere per andare al lavoro, se avere un atteggiamento più rigido o più rilassato nei confronti del nostro capo. E, se è vero che una delle capacità cognitive che abbiamo in quanto esseri umani è quella di immaginare le conseguenze a lungo termine dei nostri comportamenti, e adeguare di conseguenza il nostro comportamento nel presente (Le Doux, 2020), si capisce come possano esserci una serie di situazioni che rischiano di mettere in crisi le nostre abilità decisionali.

Perchè non sempre è possibile sapere con esattezza dove ci porterà la strada che stiamo per intraprendere; perchè, come ci ha mostrato Antonio Damasio nel suo libro L’errore di Cartesio, ogni decisione che prendiamo è sempre influenzata da una moltitudine di componenti emotive, che spesso ben poco hanno a che spartire con un razionale calcolo costi/benefici. Per quanto ci faccia piacere pensarlo, non siamo così calcolatori e lineari nelle nostre scelte; ma questo è un bene, dato che le emozioni spesso, paradossalmente, ci permettono di decidere meglio e più velocemente. Nonostante ciò, a volte la componente emotiva diviene esageratamente preponderante – specialmente quando è coinvolta la paura – finendo per imbrigliare ogni pensiero e azione. Altre volte, invece, le decisioni sono bloccate da un eccesso di pensiero, che come una ruota panoramica, finisce per tornare sempre al punto di partenza, ma senza mai davvero muoversi.

 

I tipi di decisioni

Giorgio Nardone, nel libro La paura delle decisioni, compone una tipologia di decisioni:

1) Le Decisioni Critiche sono situazioni in cui la scelta sarà impossibile da cambiare, una volta fatta. Non sono quindi possibili inversioni di rotta in una marcia che una volta avviata dovrà essere mantenuta. Spesso ogni opzione comporta alcuni vantaggi e questo può portare a rimandare la decisioni o contribuire a renderle difficoltose.

2) Le Decisioni Difficili comportano la consapevolezza degli effetti di ogni scelta possibile, quelli positivi come anche quelli negativi. Nella percezione del decisore è presente l’idea, che può diventare onnipresente e angosciosa, del prezzo che lui o altre persone dovranno pagare per il fatto stesso che una scelta è stata intrapresa.

3) Le Decisioni Complesse comportano una varietà di sfaccettature e di variabili da considerare che rendono difficile utilizzare la logica come una bussola da usare per orientarsi.

4) La Decisioni Estreme mettono di fronte al decisore temi di vita o di morte, di sopravvivenza, dolore o speranza; richiedono enormi coraggio e determinazione per essere affrontate, e tendono ad essere psicologicamente usuranti.

5) Esistono anche Decisioni Istintive, che più che un’attenta valutazione, più che soppesare accuratamente i pro e i contro, richiedono un fulmineo cambio di passo cerebrale, in grado di fornire di slancio l’azione necessaria a cambiare rotta.

6) Da non trascurare le Decisioni Inevitabili, delle quali non siamo gli artefici. Ci si parano dinnanzi, al contrario, sospinte da altre forze, le contingenze, il contesto, gli altri. Ci rendono responsabili di qualcosa che non abbiamo creato, ma che ci è giunto senza che lo volessimo.

 

Le Tentate Soluzioni alla paura di sbagliare

 

Come abbiamo visto, una decisione può cortocircuitare il decisore in molti modi, da un punto di vista cognitivo o emotivo, spingendolo a bloccarsi, cioè a trovarsi nell’incapacità, vera o presunta, di affrontare con decisione la scelta. Non esiste un tempo massimo entro cui effettuare una scelta: molte volte è necessario raccogliere la giusta quantità di informazioni, pensare con calma, riflettere e valutare. Altre volte è necessario decidere velocemente, affidandosi a quei pochi dati che si possiedono. In ogni caso, ogni situazione è diversa e unica, un po’ come ogni persona: stabilire dei criteri universali per ogni decisione o per ogni persona è difficile, se non impossibile. Ma esistono alcune tentate soluzioni che, se messe in pratica in modo ridondante e ripetitivo, finiscono per anestetizzare anche la più temeraria spinta decisionale.

 

Rimandare

Come abbiamo visto, in alcuni casi rimandare una decisione a quando si avranno a disposizione più informazioni è utile e funzionale. Altre volte, però, rimandare ulteriormente coincide con il confermare a sè stessi la propria sostanziale incapacità; oppure spostare in là nel tempo il proprio appuntamento con le proprie paure, correndo il rischio di vederle crescere ulteriormente nel frattempo.

 

Delegare o chiedere rassicurazioni

Delegare la decisione ad altri o chiedere loro rassicurazioni sulla scelta che si sta per intraprendere è anch’esso un coltello a lama doppia: se da un lato seda e tranquillizza, dall’altro indebolisce e rende dipendenti. Il messaggio circolare che si manda a sé stessi è infatti quello di una sostanziale incapacità, dalla quale ha origine la necessità di punti di appoggio esterni.

 

Chi troppo pensa, nulla stringe

A fronte di una decisione critica, complessa o inevitabile, il rischio spesso è quello di pensare che una ulteriore riflessione, sempre più affinata nella forma e nella sostanza, possa condurre alla scelta perfetta. Come già detto, se tale posizione viene mantenuta nel tempo può rendere il pensiero nemico dell’azione, anziché sua efficace bussola: un’avvitamento in un continuo miglioramento della strategia decisionale che entra in crisi quando, come spesso accade, le informazioni a disposizione possono essere solo parziali e incerte. Così il mito della perfetta razionalità diventa nemico di sé stesso, rendendo faticosamente macchinosa ogni azione concreta.

 

Problema: la scelta disturbata

 

Come sottolinea Giorgio Nardone (2014) l’evitamento della scelta o della decisione spesso porta a sintomatologie psicologiche, da crisi d’angoscia a veri e propri attacchi di panico, da un continuo rimuginare tipico del dubbio patologico all’assunzione di rituali propiziatori tipici di un disturbo ossessivo-compulsivo.

Frequenti sono anche le somatizzazioni (Zacchetti e Castelnuovo, 2014); qui il sintomo corporeo assume il vantaggio secondario di permettere di evitare, rimandare o prendere come “obbligata” una scelta della quale non si vuole (o può) farsi carico. Se tale situazione di stallo si cronicizza, però, rischia di costruirsi una sorta di “incapacità appresa” a scegliere, la percezione di sé come incapace o inadatto ad una presa di posizione coraggiosa di fronte alle sfide della vita (Milanese, 2020).

 

Terapia Breve Strategica del blocco decisionale

Identificando e portando al collasso il meccanismo di fondo che ha condotto al blocco decisionale, la Terapia Breve Strategica si pone l’obiettivo di restituire una posizione attiva e costruttiva al decisore; spesso infatti la scelta è vissuta come imposta, la percezione di sé come vittima di una serie di circostanze che costringono ad un bivio che non si è voluto. Le strategie utilizzate, frutto di un lungo lavoro di ricerca-intervento condotto da Giorgio Nardone e dal gruppo di lavoro del Centro di Terapia Strategica, sono quindi calzate sull’obiettivo da raggiungere e costruite per ottenere risultati in tempi brevi. L’obiettivo è il superamento del blocco decisionale in poche sedute, per permettere di riappropriarsi del ruolo vitale di chi, come spesso capita, è in grado di cavalcare l’onda per non lasciarsi cavalcare.

 

 

Riferimenti Bibliografici

Damasio, A. (1995). L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Milano: Adelphi.

Le Doux, J. (2020). Lunga storia di noi stessi. Come il cervello è diventato cosciente. Milano: Raffaello Cortina.

Milanese, S. (2020). L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Strategie per riconosce il proprio valore. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2014). La paura delle decisioni. Come costruire il coraggio di scegliere per sè e per gli altri. Firenze: Ponte alle Grazie.

Zacchetti, E., Castelnuovo, G. (2014). Clinica psicologica in psicosomatica. Medicina e psicologia clinica tra corpo e mente. Milano: Franco Angeli.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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