Che caratteristiche aspira ad avere lo psicoterapeuta? Quali sono i principi ispiratori del suo agire, le strutture che lo sostengono, le idee che lo ispirano e guidano?

E ancora: esiste qualcosa che possa essere definito come un atteggiamento che lo psicoterapeuta DEVE possedere, un ‘minimo comun denominatore’ nella professione dello psicoterapeuta, oppure ci si deve arrendere ad un oscillare inerte al vento?

François Jullien (2014) sostiene, come è tradizione in alcune filosofie orientali, una fusione degli opposti. Invita infatti a sviluppare la capacità di essere disponibili a oscillare. Come l’acqua che si adatta alla forma del vaso in cui viene versata, o come il vaso, che mantenendo la sua forma si riempie ogni volta di un liquido diverso, lo psicoterapeuta oscilla fra diversi modi di essere, fra atteggiamenti e modalità differenti, adattandosi alla persona alla quale si trova davanti.

Nel Tao te ching (libro cardine del pensiero taoista) è affermato che la Via veramente Via non è una Via costante; la Via è come l’acqua, come l’acqua si adatta, si modifica, scorre e si annulla nella sua forma esteriore pur mantenendo inalterata la sua natura. Così lo psicoterapeuta, mantiene sè stesso ma si adatta e si trasforma, trovando la via verso il paziente, fino al punto, come direbbe Milton Erickson, di imparare a parlare la sua lingua. Si tratta di “Cambiare sempre per rimanere gli stessi” (Nardone, Balbi, 2008), cercare la tranquillità nell’incertezza, o, come dice Jullien (2014), cercare una “Ars Operandi”, una posizione cioè in grado di evitare di “separare l’etica e la teoria dalla strategia, o come nel pensiero cinese, la saggezza dall’efficacia”.

Dott. Giacomo Crivellaro, Psicologo Psicoterapeuta

A Firenze e Parma

Nardone, G., & Balbi, E. (2008). Solcare il mare all’insaputa del cielo. Milano: Ponte alle Grazie.

Jullien, F. (2014). Cinque concetti proposti alla psicoanalisi. Brescia: La Scuola.

Lao, T., & Duyvendak, J. J. L. (1975). Tao tê ching: Il libro della via e della virtù. Milano: Adelphi.