Ad Arezzo si svolge, una volta l’anno circa, una manifestazione in cui vecchi trattori, risparmiati dal tempo e dagli uomini, sfilano per le strade della città. Si tratta di uno spettacolo davvero particolare: il rombo di ogni motore si mescola, e in questo rumoroso procedere il pubblico è variegato; c’è il nonno che spiega al nipotino, tenuto in braccio o per mano, qual’è, tra quelli che passano, il modello che possedeva lui. C’è l’uomo di mezza età, commosso al ricordo – ha distinto, in mezzo al frastuono, una “voce” che all’orecchio disattento appare uguale a tutte le altre, ma per lui legata a qualche ricordo d’infanzia – quello era il trattore di suo padre, o forse di suo zio! C’è la mamma con due figli – era impegnata a fare commissioni – che si ferma per un attimo, sorridendo a metà, il fracasso copre tutto, persino i pensieri o le scadenze.
E avanzano orgogliosamente, inseguiti dall’ammirazione degli astanti, che forse inconsapevolmente non possono fare a meno di notare che quei motori sono di molto sopravvissuti a chi li ha costruiti, a chi li ha messi in moto la prima volta.
Simili reazioni le suscitava il signor Pino, quando si recava in paese. Sarà stato il fisico scolpito da diversi decenni di lavoro manuale, nonostante i 70 anni suonati. O forse chissà, sarà il fatto che lo conoscevano un po’ tutti – non era forse uno di quelli che avevano ristrutturato la chiesetta in piazza? Sarà stato che, come la moglie raccontava continuamente, lui la terra se la lavorava ancora a mano, come neanche i contadini fanno più. Magari era quel suo modo di fare, aveva quel dono di apparire ad un tempo rilassato, scanzonato e tranquillamente orgoglioso, di chi dopotutto, non ha più nulla da dimostrare. I maligni sostengono, invece, che fosse il suo italiano, talmente incomprensibile da costringere l’interlocutore a prestargli la massima attenzione. Ma la sua presenza si notava, quando arrivava veniva accolto dai saluti e da un po’ di incertezza, le persone esitavano, valutando se la conversazione, per rispetto a lui, devesse proseguire come prima oppure no.
Certo è che, come un vecchio trattore, il signor Pino sembrava non perdere un colpo.
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