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Come combattere l’ansia?
Che cos’è l’ansia?
Viviamo in un’epoca in cui i termini ‘psicologici’ entrano a far parte del linguaggio comune, trasformandolo e trasformandosi. La parola ‘ansia‘ non fa eccezione, ma anzi spicca per la sua frequenza, per il modo in cui è diventata un riferimento per una quantità di emozioni e sensazioni diverse.
Mi è capitato così di dover discriminare in seduta tra ciò che io, da ‘tecnico’, chiamo ‘ansia’ e ciò di cui stava parlando il paziente: mi sono trovato così di fronte a ‘ansie tristi’, ‘ansie rabbiose’, ‘ansie angosciate’. Per trovare i modi più efficaci di combattere l’ansia, però, dobbiamo definire meglio il nostro nemico, altrimenti rischieremmo di perdere la battaglia.
Nel suo significato originario l’ansia è cugina di primo grado della paura, da cui si sviluppa: quando quest’ultima si ribella, non si placa, non si piega ai desideri di colui che la sperimenta, cresce come un vortice attirando a sé tutto ciò che vi è attorno.
Spesso è accompagnata a sensazioni precise: cuore in gola, respiro affannoso o sensazione di mancanza d’aria, bocca secca, formicolii, tremori, ed altre. La gestione delle crisi d’ansia o degli attacchi di panico nel momento in cui si verificano richiede specifiche tecniche o strategie comunicative (leggi qui), oggi ci occuperemo di come possiamo prevenire l’insorgere dei problemi di ansia. Cosa fare o pensare, evitare di fare o di pensare, per prevenire un’emozione tanto spaventosa? Come combattere l’ansia prima che diventi un problema serio?
1) Concedersi la paura parte prima: le reazioni emotive
L’idea che si possa essere in grado di controllare o sopprimere le nostre reazioni emotive è molto antica, e risale alla filosofia greca classica. Nel caso della paura, notoriamente la più ancestrale e travolgente delle reazioni emotive, essa diventa addirittura patogena. La paura infatti, qualora bloccata o soppressa dal pensiero o dalla volontà si avvita su sé stessa diventando terrore o panico. Ecco perché è particolarmente importante evitare di interdire la paura e valorizzarla quale importante meccanismo di sopravvivenza: in alcuni casi può essere d’aiuto non solo lasciarla libera, ma volontariamente andare in cerca con il pensiero delle situazioni più terrificanti. Scoprirete, dopo un tempo congruo dedicato a questa sorta di esercizio mentale (circa mezz’ora), che la paura diminuirà fino a scomparire (Nardone, 1995; Nardone, 2016).
2) Concedersi la paura parte seconda: le reazioni corporee
Per quanto riguarda le reazioni corporee vale un discorso molto simile a quello sulle reazioni emotive. Quando ostacolate, aumentano, quando spinte all’eccesso si spengono (famosa tra gli addetti ai lavori la metafora dello ‘spegnere il fuoco aggiungendo legna’). Un discorso particolare riguarda invece la sensazione di mancanza di respiro: spesso, in preda all’ansia, si tende a inspirare più aria di quanto non si espiri, generando la spiacevole sensazione di non avere più spazio nei polmoni. In questi casi aiuta molto spingere l’aria verso l’esterno, svuotando i polmoni il più possibile; questo permette loro di riequilibrarsi al loro interno, riprendendo un ritmo respiratorio normale.
3) Breve apologia dell’anti-empatia: ovvero quando l’aiuto non aiuta
Una delle spiacevoli conseguenze dell’iper-psicologizzazione sociale della seconda metà dell’ultimo secolo, in atto tutt’ora, è stato il diffondersi dell’idea che sia necessario, sano e onesto esprimere le proprie emozioni ed i propri sentimenti in modo spontaneo. A parte l’evidente confusione del significato del termine ‘spontaneo’ (come fa una persona a cui viene spontaneo chiudersi in un silenzio impenetrabile esprimere spontaneamente ciò che sente?) questo, nel caso della paura o dell’ansia, crea non pochi problemi. Al contrario di altre reazioni complesse, come il dolore e a volte la rabbia, in cui accedere ad un ascolto disinteressato può aiutare a sciogliere alcuni nodi, la paura si amplifica, adattandosi alla quantità di spazio che le si assegna. Questo significa che se avete paura, raramente vi aiuterà parlarne e riparlarne, a meno che la controparte non sia abbastanza brava a deviare la vostra attenzione dall’oggetto pauroso.
4) Parlarne sì, ma non troppo: dipendenza dalle rassicurazioni degli altri
Chi molta paura ha, cercare di eliminarla potrebbe.
Uno dei modi di farlo è chiedere ad altri di rassicurarlo rispetto ai propri timori, cercare nell’altro la sicurezza che insegue invano dentro di sè. Purtroppo tale Tentata Soluzione può diventare disfunzionale se reiterata nel tempo; ogni certezza che prendiamo in prestito da altri è infatti un sicurezza che non abbiamo costruito in prima persona. Se da un lato, soprattutto durente lo sviluppo, avere delle solide basi dalle quali esplorare il mondo può aiutare la navigazione, continuare ad affidarsi agli altri impedisce di imparare a navigare. Se doveste accorgervi di cercare, in forma più o meno velata, le rassicurazioni degli altri, vi consiglio di provare ad astenervi per un attimo. Posticipate la richiesta, e prendetevi del tempo per costruirvi una sicurezza vostra. Devo avvertirvi, però: a coloro che abbandonano le stampelle durante la riabilitazione spesso duole la muscolatura.
5) Evitare l’evitamento: quando la fuga ci rende pavidi
Aver paura è una cosa. Lasciare che la paura ti afferri per coda e ti faccia girare come una trottola è un’altra.
(Katherine Paterson)
Caratteristica comune dei problemi (i cosiddetti disturbi) su base fobica è la tendenza ad evitare le situazioni temute. Nella speranza di non sperimentare la reazione paurosa o ansiosa, spesso le persone scansano le situazioni che la provocano. Dato che chi evita l’ostacolo non impara a saltare, però, spesso la paura è solo rimandata; solo che quando l’ostacolo si presenterà inevitabile, mancherà anche l’esercizio degli ostacoli evitati, quelli che si ha preferito non affrontare.
Come combattere l’ansia senza evitare la paura
In conclusione si può dire che la paura è un normale ingrediente della vita; l’ansia, invece, si costruisce se cerchiamo di evitarla. Se vogliamo combattere l’ansia, o prevenirla, dobbiamo puntare a vincere la paura senza combatterla; in altre parole, senza puntare a liberarcene una volta per tutte. La neocorteccia infatti, conquista e condanna degli organismi più sviluppati (e dell’uomo in particolare) è così complessa da essere in grado di costruire realtà più vere del mondo esterno. L’ansia (ovvero la paura della paura) è solo un esempio di come la sua prole possa essere antipatica.
[/vc_column_text][vc_row_inner][vc_column_inner width=”1/2″][ult_buttons btn_title=”Vedi anche: “come Paura costruisce Ansia e Angoscia“” btn_link=”url:http%3A%2F%2Fwww.giacomocrivellaro.it%2Fvideoblog%2Fvideo-paura-costruisce-ansia-angoscia%2F||” btn_bg_color=”#dd9933″ btn_hover=”ubtn-top-bg” icon=”Defaults-random” icon_size=”32″ btn_icon_pos=”ubtn-sep-icon-top-push” btn_font_style=”font-weight:bold;” btn_font_size=”16″][/vc_column_inner][vc_column_inner width=”1/2″][ult_buttons btn_title=”Leggi anche: “Psicoterapia Breve Strategica della paura e delle fobie“” btn_bg_color=”#dd9933″ icon=”Defaults-random” icon_size=”32″ btn_icon_pos=”ubtn-sep-icon-top-push” btn_font_style=”font-weight:bold;” btn_font_size=”16″][/vc_column_inner][/vc_row_inner][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column][vc_column_text]
Bibliografia
Nardone, G. (1995). Paura, panico, fobie. La terapia in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (2016). La terapia degli Attacchi di Panico. Liberi per sempre dalla paura patologica. Firenze: Ponte alle Grazie.
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DOTT. GIACOMO CRIVELLARO, PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
A FIRENZE E PARMA
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