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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Internet è un mondo vastissimo, in cui si svolgono le più disparate attività e scambi di informazioni, legali e non. Ce ne sono alcune che, da un punto di vista psicologico, possono avere effetti profondi, attivando specifici meccanismi cerebrali e pattern comportamentali, che a loro volta hanno effetti sulla relazione con gli altri e più in generale con il mondo di coloro che li mettono in atto. Uno di quelli che meritano di essere presi in considerazione per il livello di disagio che può comportare è la cosiddetta dipendenza da porno o più in generale da sesso online o “Cybersex Addiction”. Il sesso online è caratterizzato dal fatto di essere facilmente accessibile, economicamente conveniente, e anonimo (Giordano e Cashwell, 2017). Queste tre caratteristiche, così uniche, rendono il mondo del sesso online desiderabile e, a volte, purtroppo preferito all’incontro “reale”, specialmente quando sono accompagnate da difficoltà relazionali o psicologiche che lo rendono un’alternativa più apparentemente gestibile e controllabile. Questo autoinganno, cioè l’apparente gratuità del piacere online, finisce però per divenire una pericolosa gabbia che intrappola la persona nei suoi costi, non immediatamente recepiti ma a lungo termine, spesso, decisamente sostanziosi.

Ricorrere al porno online come unica o principale fonte di soddisfazione aliena infatti la persona dal sottile e, per alcuni, pieno di rischi, gioco della seduzione e del corteggiamento. Allontana dall’avvicinamento progressivo, dalla capacità di incontrare e assecondare i gusti dell’altro, di conoscere e realizzare i propri, rendendo le persone schiave del picco di dopamina conseguente alla scarica eccitatoria, picco poi ricercato e mai ritrovato uguale, data la tolleranza che il nostro sistema nervoso sviluppa verso questo tipo di stimoli: maggiore la ripetizione, maggiore la necessità di novità per raggiungere lo stesso risultato. Non è un caso, quindi, che questo problema sia collegato ad un graduale deperimento delle vite sociali, relazionali e sessuali di chi ne soffre.

 

Quanto spesso?

La prevalenza della dipendenza da porno online deve ancora essere stimata con esattezza: è stato infatti rilevato che, se è vero che durante il periodo di pandemia l’utilizzo del porno ha conosciuto veri e propri “picchi” durante i lockdown, spesso la fine della quarantena comportava anche una sua graduale diminuzione (Grubbs e altri, 2021). Alcuni studi hanno utilizzato come misura di un utilizzo problematico del porno online la percezione soggettiva della persona, intesa come problemi auto-rilevati nel regolare, ridurre o controllare la quantità di porno “consumato” (Grubbs e altri, 2021). La Scala di valutazione “Internet Scale”, parte del Sexual Addiction Screening Test, contiene item relativi alla autovalutazione della problematicità del proprio comportamento, come anche della percezione dei familiari, mentre il “Cyber Pornography Addiction Test” fa nuovamente riferimento soprattutto alla percezione della persona. Si stima in generale, una prevalenza tra il 7 e il 15% nella popolazione generale (Giordano e Cashwell, 2017; Meng e colleghi, 2022) [1].

 

Il contesto: relazioni

Nel parlare di questo tipo di problemi non si può non considerare il vissuto delle persone che condividono casa, matrimonio o camera da letto con chi ne soffre. Sono infatti spesso proprio queste persone quelle che cominciano ad accusare una sofferenza diffusa e strisciante, man mano che la compulsione prende il controllo del o della partner, progressivamente allontanandola da mogli e mariti, figli, e famiglia in generale (Perry, 2017; Perry e Schleifer, 2018).

Questo può provocare la sensazione strisciante di avere al proprio fianco due persone diverse, che si alternano nel corpo del partner. Quando il problema va incontro ad una remissione, infatti, sembra per un periodo tornare ad esistere la coppia per come la si è conosciuta, che però lascia il posto ad un rinnovato e sofferto senso di estraniamento e solitudine, nel momento in cui la compulsione torna ad appropriarsi dello spazio rubato in mezzo ai partner. Questa sensazione di avere perso qualcuno che però è ancora presente è stata definita con la suggestiva immagine del lutto ambiguo (Cavaglio e Rashty, 2010;  Boss, 1999), cioè una perdita senza chiusura.

Consideriamo inoltre che questa separazione senza chiusura è percepita dai famigliari e dagli affetti, ma non dalla persona in questione: è infatti intrappolata dalla dorata gabbia del piacere che, oltre a renderla sorprendentemente cieca agli altri, la priva di un visione realistica di sé stessa.

 

Terapia Breve Strategica: tipologie di trattamento

Si verificano, semplificando, due tipologie di casi:

1) Il paziente trova in sé la motivazione. Alcune volte è il paziente stesso a rendersi conto di essere caduto in una pericolosa trappola della mente: spesso si verificano una o più situazioni che lo spingono a guardarsi dal di fuori, come se stesse osservando la sua immagina riflessa in uno specchio, e ciò che vede entra in forte contrasto con qualche suo valore di vita, sia esso relativo alla coppia o ad aspetti morali. Questo spinge la persona a cercare un aiuto, non riconoscendosi più nelle sue azioni che, ormai, sono pesantemente determinate dalla dipendenza.

2) I familiari scoprono il segreto. In altri casi è invece determinante il ruolo delle persone significative e della famiglia, i cui membri da tempo “sentono” che qualcosa non va. Avviene però che, malgrado i desideri del paziente, il disturbante segreto viene a galla: è così che la famiglia o la coppia attraversa un periodo di disequilibrio, che spinge a cercare un aiuto. Questo fa sì che spesso, in questi casi, il paziente manifesti una alta resistenza al cambiamento, quando quest’ultimo è desiderato solo dai familiari. Il ruolo del terapeuta è allora quello di lavorare sul contesto, eliminando le “Tentate Soluzioni” familiari o di coppia che spesso rafforzano il problema. Una volta eliminati i meccanismi che, nel contesto, alimentano la resistenza del paziente, sarà più semplice coinvolgere quest’ultimo nella terapia (Portelli e Papantuono, 2017).

La terapia da svolgersi direttamente con il paziente avrà la finalità di invertire la dinamica del piacere patologico, rendendolo sempre meno desiderabile e, quindi, indebolendone la forza incatenante: si raggiunge questo risultato attraverso specifiche tecniche paradossali o di prescrizione del sintomo (Nardone, 2002; Portelli e Papantuono, 2017). Esse portano rapidamente a sperimentare il cambio di percezione che costituisce il primo passo della strategia terapeutica: privare la sessualità online dei suoi aspetti più piacevoli. Si verifica quindi, velocemente, ad una radicale diminuzione, quando non ad una completa eliminazione, delle frequentazioni di siti e contenuti informatici a contenuto erotico.

Una volta superato questo passo, sarà necessario ristrutturare la vita relazionale e sessuale “reale”, fatta cioè di intimità e contatto fisico: andare oltre l’illusione, che Internet favorisce, di un contatto virtuale che può al massimo integrare quello reale, mai soppiantarlo.

 

[1] Da notare un aspetto interessante: a fronte di un utilizzo ormai bisex della pornografia online, la dipendenza dalla sessualità online pare riguardare, a stragrande maggioranza, la popolazione maschile (Sommet e Berent, 2022). Questo potrebbe indicare, nella maggioranza delle ragazze e donne, la capacità di integrare la sessualità virtuale con quella reale, senza che la prima prenda il sopravvento come, invece, capita più spesso nei maschi. Nello studio citato sembra infatti che la sessualità online migliori la vita sessuale e relazionale femminile ma peggiori quella maschile. In questo processo potrebbe essere implicata una molteplicità di fattori, anche sociali e culturali, che devono ancora essere indagati appieno.

 

Riferimenti bibliografici

Boss, P. (1999). Ambiguous loss: Learning to live with unresolved grief. Cambridge, Massachusetts: Harvard University Press

Cavaglion, G., & Rashty, E. (2010). Narratives of suffering among Italian female partners of cybersex and cyber-porn dependents. Sexual Addiction & Compulsivity17(4), 270-287.narratives of parners

Grubbs, J. B., Perry, S. L., Grant Weinandy, J. T., & Kraus, S. W. (2021). Porndemic? A longitudinal study of pornography use before and during the COVID-19 pandemic in a nationally representative sample of Americans. Archives of Sexual Behavior, 1-15.

Giordano, A. L., & Cashwell, C. S. (2017). Cybersex addiction among college students: A prevalence study. Sexual Addiction & Compulsivity24(1-2), 47-57.giordano2017

Meng, S. Q., Cheng, J. L., Li, Y. Y., Yang, X. Q., Zheng, J. W., Chang, X. W., … & Shi, J. (2022). Global prevalence of digital addiction in general population: A systematic review and meta-analysis. Clinical Psychology Review92, 102128.

Nardone, G., Cagnoni, F. (2002). Prigionieri in rete. Le psicopatologie da internet ed il loro trattamento. Firenze: Ponte alle Grazie.

Perry, S. L., & Schleifer, C. (2018). Till porn do us part? A longitudinal examination of pornography use and divorce. The Journal of Sex Research55(3), 284-296.

Perry, S. L. (2017). Does viewing pornography reduce marital quality over time? Evidence from longitudinal data. Archives of Sexual behavior46, 549-559.

Poli, R. (2017). Internet addiction update: Diagnostic criteria, assessment and prevalence. Neuropsychiatry7(1), 04-08.

Portelli, C., Papantuono, M. (2017). Le nuove dipendenze. Conoscerle, capirle, curarle. Cinisello Balsamo: San Paolo Edizioni.

Sommet, N., & Berent, J. (2022). Porn use and men’s and women’s sexual performance: evidence from a large longitudinal sample. Psychological Medicine, 1-10.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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