Image

Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Dismorfofobia: cos’è

 

La dismorfofobia è un disturbo che colpisce soprattutto la popolazione femminile, e consiste in una persistente e costante preoccupazione per un aspetto del proprio corpo, una caratteristica percepita come indesiderabile, brutta, addirittura deforme.

In tale problematica si trovano spesso tratti di isolamento e ansia sociale, e spesso alti livelli di sospettosità o di timore del giudizio altrui (Bellino et al., 2003); come vedremo, però, nella prospettiva strategica costruttivista, esse  sono mantenute dalla Tentata Soluzione del paziente, cioè quella di modificare il proprio aspetto per poter intrattenere relazioni più soddisfacenti. In altre parole, difficoltà relazionali vengono percepite dalla persona come derivanti dalle deformità corporee; questo di solito non spinge a migliorare il proprio modo di interagire ma, al contrario, al ritiro. Di conseguenza quelle che potevano essere considerate difficoltà relazionali superabili vengono così esasperate dall’attribuzione dell’origine di tali difficoltà a proprie caratteristiche fisiche, che possono essere superate soltanto attraverso la chirurgia estetica; il ritiro sociale o il tentativo di celare il supposto difetto sono spesso vissuti come dei modi per ‘tamponare’ la situazione in attesa del reale, definitivo perfezionamento. Ancora una volta la soluzione diventa il problema.

Nascondere: comunicare a sè stessi e agli altri su sè stessi

La prima Tentata Soluzione attuata a fronte della percezione dismorfofobica è quella di nascondere con artifici  cosmetico/estetici la parte del corpo incriminata. L’effetto è, manco a dirlo, paradossale: costituisce infatti un fenomeno ampiamente studiato il processo attraverso il quale un pensiero, al quale si cerca intenzionalmente di non pensare, cresce in importanza, attrae sempre di più l’attenzione divenendo sempre più accessibile alla coscienza (Wegner et al., 1987). Spesso, inoltre, i tentativi troppo esasperati di celare una caratteristica fisica tendono a renderla ancora più visibile, anche agli altri.

Ritirarsi: mi vedono lo stesso!

A estremi problemi, estremi rimedi: dato che nessuno può sfuggire a sè stesso, compare la ritirata, la fuga. Le situazioni sociali continuano ad essere fonte di stress e di ansia, i timori aumentano, la possibilità di celare agli altri i propri difetti viene definitivamente sconfermata dai fatti, ed ecco quindi la ricerca di un sicuro nascondiglio, che ripari da sguardi troppo indiscreti. In attesa naturalmente di mettere in pratica la prossima Tentata Soluzione, quella, così si spera, definitiva.

La chirurgia plastica: quando dentro una matrioska se ne trova un’altra

Nonostante alcuni studi abbiano mostrato in persone che si erano sottoposte a interventi di chirurgia estetica alcuni vantaggi, tra cui una maggiore estroversione, una diminuzione dell’ansia e un miglioramento percepito nei rapporti sociali, il confine tra questi effetti e circoli viziosi patologici risulta essere molto sottile. Altri studi, infatti, riportano che questi miglioramenti tendono a non verificarsi nei casi in cui fossero presenti seri problemi di ansia, dismorfofobia o sintomi depressivi prima dell’intervento, e tendessero a diminuire qualora l’intervento fosse stato svolto in giovane età (Honigman, 2004).

Anche Delbon (2013) riconosce il rischio che la chirugia plastica possa provocare effetti paradossali proprio nei casi di dismorfofobia, gli stessi casi in cui le dinamiche patologiche hanno portato alla consultazione medica, e possono spingere a richiedere altri interventi in una spirale all’interno della quale l’insoddisfazione per quello appena svolto porta a desiderarne un altro, e poi ancora un altro, e ancora un altro.

 

Terapia Breve Strategica della Dismorfofobia

 

 

Soluzioni: il check up estetico

Nardone (Nardone e Salvini, 2004) ha introdotto l’utilizzo di una tecnica protocollare finalizzata a smontare gradualmente le percezioni dismorfofobiche. Utilizzando una metodologia basata su logiche non ordinarie essa è in grado di rivoltare contro sè stessa la dinamica patologica del disturbo, permettendo l’introduzione di ulteriori soluzioni.

La violazione del ritiro sociale

Il paziente può a questo punto essere avviato ad una progressiva riesposizione alle situazioni sociali ansiogene, apprendendo modalità più adeguate di interazione con gli altri e con l’immagine di un sè che interagisce con gli altri.

Identificare e usare i propri punti di forza

Si reintroduce un principio base che vale per tutti: la capacità di valorizzare i propri punti di forza senza sminuire quelli degli altri, risultando così più gradevoli e ricercati. Naturalmente, dato che costantemente noi vediamo noi stessi negli occhi di chi ci guarda, il paziente potrà sentirsi restituire un’immagine di sè più benigna, in grado di permettere l’abbandono definitivo della percezione dismorfofobica.

 

Riferimenti bibliografici

Bellino, S., Zizza, M., Paradiso, E., Patria, L., Rivarossa, A.,  Fulcheri, M., Bogetto, F. (2003). Body dysmorphic disorder and personality disorders: a clinical investigation in patients seeking cosmetic surgery. Journal of psychopathology, Vol. 9, No. 2Delbon, P. (2013). Adolescenti e chirurgia estetica: considerazioni etiche e giuridiche. Rivista italiana di medicina dell’adolescenza, 11 (2), 41-45.

Honigman, R. J., Phillips, K. A., Castle, D. J. (2004). A rieview of psychosocial outcome for patients seeking cosmetic surgery. Plastic Recontruction Surgery, 113 (4), 1229-1237.

Nardone, G., Salvini, A. (2004). Il dialogo strategico. Comunicare persuadendo: tecniche evolute per il cambiamento. Firenze: Ponte alle Grazie.

Veale, D., Boocock, A., Gournay, K., Dryden, W., Shah, F., Willson, R. & Walburn, J. (1996). Body dysmorphic disorder. A survey of fifty cases. British Journal of Psychiatry, 169, 196-201.

Wegner, D. M., Schneider, D. J., Carter, S. L & White, T. L. (1987). Paradoxical Effects of Thought Suppression. Journal of Personality and Social Psychology, Vol. 52, No. 1, 5-13.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


    Lascia il tuo contatto


    Sarai richiamato