Sapete cos’è il tempo? Non secondo l’orologio, non il tempo
cronologico, ma il tempo psicologico? E’ l’intervallo tra l’idea e l’azione.
J. Krishnamurti
Il tempo psicologico è l’intervallo tra l’idea e l’azione, ci dice Krishnamurti: infatti, sostiene, l’azione è sempre immediata, non è nel passato e non è nel futuro. Per agire è necessario essere nel presente (leggi di più). E cosa succede quando tra l’idea di fare qualcosa e l’azione in sè si crea un intervello? All’interno di quell’intervallo c’è il tempo, e lì nasce il pensiero, parola che non a caso deriva dal verbo latino ‘pesare’. Cioè valutare, soppesare appunto, ciò che deve o non deve essere fatto. Il pensiero è ciò che ci permette di non essere semplici vittime dei nostri impulsi, e di valutare altri piani d’azione e strategie. Si tratta quindi di un utile strumento nella ‘cassetta degli attrezzi’ dell’uomo-nel-mondo, che può di conseguenza sviluppare le capacità complementari di agire fulmineamente, e di considerare ed analizzare possibilità alternative. Ma cosa accade quando il pensiero prende troppo il sopravvento? Quando il tempo psicologico si dilata, posticipando l’azione in un futuro indeterminato in cui essa sembra allontanarsi ad ogni passo intrapreso nella sua direzione? Quando il pensiero diventa dubbio, il dubbio incertezza costante, l’incertezza blocco e immobilità?
Il Dubbio Patologico
Il Dubbio Patologico è un tipo di problema che nelle sue forme più esasperate può essere annoverato tra i disturbi ossessivi o i disturbi ossessivi-compulsivi. Se pensiamo al dubbio, ci accorgiamo che quest’ultimo è sostanzialmente ineliminabile dall’esistenza: le certezze che possiamo nutrire su noi stessi, sulla vita, sugli altri, sulla natura del mondo o la ragione delle cose sono davvero poche; il dubbio in sè non si può eliminare, esso diventa patologico quando blocca l’azione. Ma se la capacità di essere nel tempo presente, come sosteneva Krishnamurti, è propria del dominio dell’azione, ed il passato ed il futuro non esistono se non nel nostro pensiero, il blocco dell’azione provoca una sorta di non-esistenza. Pensare troppo rende impermeabili al mondo esterno; se è vero che “Il sonno della ragione genera mostri” (Goya), anche la sua veglia prolungata non è da meno.
Cercare certezze in un un mondo fluido
Come fa il dubbio a bloccare le persone? Diciamo che permettiamo al dubbio di fermarci nel momento in cui cerchiamo di scioglierlo. Mi spiego meglio. Esistono situazioni e contesti in cui cercare la risposta definitiva ad un dubbio, spesso ragionandoci sopra e cercando prove pro o contro l’ipotesi formulata, non permette di fare ciò che solitamente permette di saperne di più: vivere e vedere. Per quanto suoni un po’ banale, la famosa formula “lo scopriremo solo vivendo” spesso è vera, ma quando cerchiamo di bypassarla saltando le tappe, ci intrappoliamo in quelli che sono stati definiti ‘dilemmi indecidibili’, questioni cioè impossibili da determinare definitivamente tramite l’uso della ragione.
Prendiamo ad esempio il caso di una persona, come si dice, single (uomo o donna non fa differenza) che convinta del mito tutto moderno dell'”amore per tutta la vita”, incontri qualcuno con cui dapprincipio sente di condividere delle affinità. Ma queste ultime non bastano al nostro/a ideologo/a dell’amore sopraffino, come non bastano i momenti belli insieme: “Sarà vero amore?” si chiede. E comincia, all’inizio senza accorgersene, poi sempre più frequentemente e coscientemente, a cercare segni, indizi, prove e certezze che quella persona possa essere, dopotutto, la tanto agognata (o il tanto agognato) ‘compagno per la vita’. Manco a dirlo, più tale vaglio di prove (immaginate o reali) prende forza più ne perde il rapporto, privato di leggerezza e spontaneità. E qualora il/la partner dovesse prendere il largo, quale magra consolazione: ecco infine la prova definitiva!
Sciogliere la patologia del dubbio
Nella Psicoterapia Breve Strategica vengono utilizzate una serie di prescrizioni atte a smontare le specifiche modalità con cui la persona cerca di trovare certezze nel marasma dei propri dubbi. Queste Tentate Soluzioni (Watzlawick et al., 1974) possono essere di tipi diversi: ad esempio, qualcuno può cercare di sciogliere il dubbio tramite ragionamenti logici, finendo per ingarbugliarsi sempre di più all’interno delle proprie argomentazioni razionali. Altri possono sperimentare il dubbio sotto forma di pensieri ossessivi, domande che angosciosamente li accompagnano, e alle quali ciascuno tenta con tutte le proprie forze di fornire risposte. Altri si impegnano in quelli che potremmo definire esperimenti di vita reale, si mettono alla prova in situazioni che nel loro svilupparsi possano fornire loro la desiderata risposta al dubbio.
Tali modalità, piuttosto che ridurre l’incertezza, finiscono per l’esasperarla aumentandola: esse infatti creano altre domande ed altri dubbi che richiederanno altri procedimenti/ragionamenti per essere risolti, intrappolando la persona in una sorta di spirale senza fine. In Psicoterapia Breve Strategica si punta quindi ad interrompere tale spirale mirando a ciò che la mantiene viva e forte, le modalità con cui il paziente punta a risolvere le proprie incertezze.
Concludendo con un aforisma ironico che riprende il famoso paradosso di Epimenide,
“Solo gli imbecilli non hanno dubbi.
Nei sei sicuro?
Non ho alcun dubbio!” (Anonimo)
Riferimenti Bibliografici
Krishnamurti, J. (1969). Libertà dal conosciuto. Roma: Astrolabio.
Nardone, G. (2014). La paura delle decisioni. Come costruire il coraggio di scegliere per sè e per gli altri. Firenze: Ponte alle Grazie.
Nardone, G., De Santis, G. (2011). Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male. Firenze: Ponte alle Grazie.
Watzlawick, P., Weakland, J., Fisch, R. (1974). Change. Principles of Problem Formation and Problem Resolution. New York: Norton.
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