A fronte di una separazione o un divorzio si crea una separazione enorme dei punti di vista di genitori e figli: se i primi possono aver subito il tradimento o l’allontanamento della moglie/marito, oppure al contrario vivere con sollievo la fine di un periodo di incertezza spesso molto faticoso, i secondi osservano con angoscia, a volte con disperazione, quasi sempre con dolore alla fine del mondo che avevano imparato a conoscere ed amare.
Vedono crollare con fragore i piccoli rituali, le abitudini consolidate, le interazioni che conoscevano, i “tutti a tavola!” che puntuali li aspettavano all’ora di cena, tutto ciò, in altre parole, che nel calore della casa dava loro la baldanza per affrontare ciò che vi stava fuori.
Al contrario, il mondo degli adulti, con la sua impermanenza e le sue disillusioni, ha sfondato il precedentemente solido portone d’ingresso, facendo irruzione con furia e rovesciando in terra suppellettili e ricordi, emozioni, abitudini e certezze.
Alcune volte, uno o entrambi i genitori non vedono l’ora di iniziare la loro nuova vita: spesso, sono presenti i nuovi partner (fino a quel momento relegati, pazientemente o no, in sala d’aspetto) , simboli incarnati di ciò che di buono la vita può offrire, delle nuove emozioni che attendono di essere vissute. Tutto ciò dal punto di vista dell’adulto, di chi può già andare oltre perchè forse, dentro di sè, ha già fatto i conti con un passato che non tornerà. Per i bambini, i ragazzi, il discorso è un’altro: affrontano ora il loro dolore, il senso di mancanza che non lascia spazio al nuovo, la lealtà verso entrambi i genitori, messa a dura prova dai frequenti scontri.
Ed essi reclamano a gran voce il loro spazio, il tempo per essere vissuti, il progressivo processo dell’attraversare il dolore per dare modo alle ferite di rimarginarsi. Peggio farà, in questi casi, la fretta del padre o della madre, nuovamente accompagnata/o, desiderosa/o di vivere finalmente liberamente il nuovo amore; chiedere ai figli di riconoscere già il proprio diritto alla felicità affettiva è chiedere troppo a chi ancora soffre, ancora piange. Chiedere di nuovo sorrisi, di vivere la nuova famiglia quando ancora fa male la mancanza della vecchia, chiedere accettazione e realismo è davvero chiedere troppo, almeno in una fase iniziale (Mariotti e Pattenò, 2015).
Saggio è invece attendere che il dolore si attenui, che il distacco avvenga secondo i suoi ritmi, che le lacrime, lentamente, si trasformino in perle (Meringolo et al., 2016); solo dopo, potrà avvenire anche per loro il passaggio a nuove fasi, nuovi visi, nuovi contesti.
Bibliografia
Mariotti, R., Pattenò, L. (2015). Famiglie allargate. Consigli pratici per una convivenza serena. Trento: Erickson.
Meringolo, P., Chiodini, M., Nardone, G. (2016). Che le lacrime diventino perle: sviluppare la resilienza per trasformare le nostre ferite in opportunità. Firenze: Ponte alle Grazie.
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