Come nasce una coppia? Quando c’è amore, direbbe qualcuno, ma siamo sicuri che basti? Siamo sicuri che il sentimento soddisfi sé stesso, come vogliono film, racconti, romanzi e altro ancora? O non è vero che spesso l’amore cambia, si trasforma o muore, a volte ancor prima di aver messo radici?
Se è vero che, come ci insegna Giorgio Nardone, “l’amore è il più sublime tra gli autoinganni”, a dire che può esistere solo se percepito, solo quando, come la fede, la sua esistenza è percezione concreta, in che cosa ci si inganna? Sulla perfezione dell’altro? Sulla sua bellezza? Oppure sulla raggiungibilità di un futuro che, con quella persona, sembra realizzabile?
Ecco: forse l’amore germoglia sul fertile terreno dei sogni di prossime infiorescenze. Il futuro comincia ad esistere quando viene immaginato, quando si comincia a percepirne la convertibilità in quotidiana esperienza, un po’ come le azioni di borsa futures, in cui la speculazione sul valore futuro e ipotetico di un bene permette di creare ricchezza nel presente. Il conio del regno dei cieli può essere speso nell’oggi.
E poi il suo contrario, la “bolla finanziaria” di una promessa non realizzata: la coppia che collassa, quando uno dei due, o entrambi, realizzano con dolore che quella promessa che desideravano, per cui tanto avevano combattuto, non è altro che un sogno dentro a un sogno, la nebbia del mattino che dissolvendosi rivela macerie. La depressione, che Breggin definisce “la morte della speranza”, spesso ne è la naturale conseguenza, i mucchi di rovine richiedono tempo per assestarsi, per poter divenire un terreno più solido, su cui nuovamente costruire. Prima bisogna sgomberare, fare posto, compattare il suolo, consapevoli che fra i muri in frantumi potremo ritrovare i resti bruciacchiati di una fotografia, a risvegliare un dolore che cominciava ad assopirsi.
Capita anche che si realizzi, non senza qualche rimpianto, che il progetto originario, per quanto affascinante, aveva una fallacia di base. A Milano è conosciuta la storia del suo Palasport: una struttura avveniristica, con un peculiare tetto concavo e dalle forme sinuose che ne rendeva affascinante la vista e la visita. Dopo meno di un decennio dalla sua inaugurazione, nell’inverno del 1985, vi fu una insolita, abbondantissima nevicata in molte zone della Lombardia; quel tetto, così unico, non era progettato per sostenere un tale peso. Venne abbandonato per sempre poco dopo.
Una revisione, per così dire, delle aspettative e delle modalità interattive (i “copioni”…) che le mantenevano in vita. Il progetto rivisto: per immaginare un futuro tanto sognato quanto il precedente ma, forse, in grado di resistere alle nevicate.
Articoli Recenti
Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)