Molte volte ci si percepisce isolati, mancanti della relazione con gli altri; un’isola nell’oceano, lambita da onde che, di tanto in tanto, recano qualche bottiglia e un messaggio di qualche naufrago lontano, che forse non incontreremo mai.
Si sente la mancanza, qualche cosa è carente, dovrebbe esserci ma non è presente: mancanza, dal latino mancus, monco. Un arto presente nella sua assenza, il fantasma di qualcosa che potrebbe ma non è.
Ma, se ne sentiamo la mancanza, non è forse perchè siamo in relazione proprio con ciò che manca? Mi chiedo: siamo isolati e basta, oppure isolati da? E quel da, quella piccola preposizione, non indica forse la presenza della relazione, la relazione con quel qualcosa, reale o immaginato, dal quale saremmo isolati da?
Se è così, allora essere isolati significa semplicemente avere una relazione molto forte con qualcosa del quale si sente la mancanza.
Allora, di fronte al senso di isolamento, vale la pena chiedersi: con che cosa sono più in relazione? Qual’è la relazione che è così forte da farsi sentire, proprio per la sua assenza? Cosa posso fare per vivificarla, nutrirla, permetterle di crescere? Oppure devo abituarmi al fatto che si tratta di un capitolo chiuso?
“Non patisce mancanza chi non sente desiderio”.
Marco Tullio Cicerone
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DOTT. GIACOMO CRIVELLARO, PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
A FIRENZE E PARMA
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