Che cosa c’è di particolare nella lettura? Che cosa la rende così profondamente diversa (quasi sempre) da (quasi tutte) le altre tipologie di stimolazione sensoriale e narrativa? Che cosa vi è di unico nell’atmosfera rarefatta del lettore, nel rispetto che induce in chi lo incontra, quel timore di dare disturbo, di rovinare un momento privato, quasi sacro?
Il tempo di noi stessi. Probabilmente una delle cose che rendono la lettura così unica è il fatto che si tratta di una delle pochissime attività di cui possiamo gestire il ritmo in completa autonomia. Possiamo divorarci l’acme narrativo di un racconto, assaporare lentamente le parole di una poesia, riflettere su un concetto di un saggio. Possiamo leggere piano, scorrere le pagine velocemente, scegliere dall’indice il capitolo che ci interessa oppure aprire a caso le pagine di un romanzo che abbiamo già letto, per restare sorpresi ancora una volta, pur sapendo come andrà a finire. Questa facoltà di decidere è un privilegio raro; quasi mai abbiamo la possibilità di accordare ciò che ci accade attorno con il nostro tempo interiore, siamo praticamente sempre tenuti ad adattarci a ciò che viene stabilito all’esterno.
Non si può essere passivi. Il lettore non potrà mai essere passivo, sarà sempre impegnato, in modo più o meno automatico o intenzionale, a costruirsi uno specchio, un’immagine mentale di ciò che sta leggendo. Un libro è per sua natura insaturo di stimoli – al contrario dei video, sempre più intenzionalmente martellanti, lasciano sempre meno spazio all’elaborazione – sta ai lettori riempirlo con ciò che si costruiscono dentro, dietro la propulsione di ciò che leggiamo.
La logica della ritenzione. Da una riflessione di Francois Jullien (1999),
[…] La logica del godimento è la stessa, poggia sul principio di ritenzione. Si oppone alla logica del consumo.
La logica del nutrimento si basa sull’idea che qualcosa può arricchire, fortificare, complessificare un organismo che lo ha ricevuto anche dopo essere stato assimilato e digerito. La logica del consumo si basa invece sulla metafora dell’apparato digerente, idraulico; tanto entra, tanto esce, in un consumare convulso che poco lascia al tempo della crescita, impegnato com’è a liberarsi degli scarti, e a cercare nuovi consumi.
Naturalmente la logica del consumo si ritrova anche nella letteratura; ed in particolare in quella letteratura che, ieri annunciata ad alti squilli di tromba, oggi già riempie di sè gli scaffali delle offerte e dei libri di seconda mano. Romanzi fast food che, presto letti e presto dimenticati, tristemente si palesano come gli scarti del processo digestivo del consumo.
Ma (è anche questo un privilegio), ancora una volta, sta a noi. Sta a noi se leggere, e che cosa.
Bibliografia
Jullien, F. (1999). Elogio dell’insapore. A partire dal pensiero e dall’estetica cinese. Milano: Raffaello Cortina.
Articoli Recenti
Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)