L‘insonnia è un sintomo psicologico, e come molti altri suoi consimili il rischio frequente, da parte dello studioso e del clinico, è quello di cercare dentro la persona l’origine del problema, trascurando quindi il contesto [1]: l’insonnia non fa eccezione, sebbene sia ormai rilevato con regolarità un peggioramento della qualità del sonno in ogni situazione di passaggio o di cambiamento, sia esso un trasloco, il lockdown da covid, il cambio o la perdita di un impiego.
Sono queste, situazioni che implicano la distruzione, la sospensione o l’assestamento delle piccole/grandi abitudini che compongono e rendono coerenti le nostre giornate, in un certo senso prevedibili ma anche significative (Bonino, 1987). Si tratta anche di fasi di transizione di vita popolate da problemi da risolvere, questioni da sistemare, impegni da organizzare.
Risoluzione di problemi e insonnia
In alcuni casi questa moltitudine di problemi/problemucci/fastidi può arrivare ad assediare la mente al punto tale che quest’ultima, impegnata a provare a tenere a bada cotante seccature, fatica ad abbandonarsi al sonno, alla ricerca com’è di soluzioni, scappatoie, espedienti o semplici impegni da ricordare.
Alcuni studi (Espie e colleghi, 1987; Espie e altri, 1989; Carney e Waters, 2006) hanno testato una semplice tecnica di problem-solving per valutarne l’efficacia nel trattamento dell’insonnia o dell’attivazione psicofisiologica prima dell’addormentamento: si tratta di scrivere, per circa 30 minuti, tutte le preoccupazioni che si prevede potranno togliere il sonno, per poi procedere, sempre in forma scritta, a trovarne la soluzione.
Tecnica molto funzionale, che può essere adattata a diverse tipologie di insonnia: alcuni, infatti, perdono il sonno nel tentativo di ricordarsi gli impegni che li aspettano per il giorno successivo; in tal caso la scrittura potrà essere focalizzata sulla costruzione di una sorta di “agenda psicologica” cioè di tutti quei piccoli/grandi impegni che, sebbene non inseriremmo in agenda, è imporante che ricordiamo.
Vediamo quindi come, sebbene non tutte, alcune tipologie di insonnia possono essere fortemente collegate ad altri problemi da risolvere, problemi afferenti alla vita di tutti i giorni oppure a periodi eccezionalmente stressanti. Per queste situazioni è possibile applicare specifiche tecniche di problem-solving e scrittura strategica in grado di provocare velocemente un miglioramento della qualità del sonno.
[1] Quello che Bateson (1984) aveva chiamato principio dormitivo. In un breve ma illuminante racconto, ad un medico era richiesto il motivo del funzionamento di un sedativi ipnotico: il dottore aveva spiegato esservi, dentro la sostanza, un principio dormitivo in grado di provocare l’immediato sonno sperimentato da chi ne faceva uso. In questo modo, però, il medico falliva nel vedere il sonno come il prodotto della interazione fra un organismo (il corpo del paziente) e una sostanza (il sedativo): evidente rilevare che senza tale interazione la sostanza non avrebbe potuto addormentare nessuno.
Riferimenti Bibliografici
Bonino, S. (1987) I rituali del quotidiano. Milano: Bollati-Boringhieri.
Carney, C. E., & Waters, W. F. (2006). Effects of a structured problem-solving procedure on pre-sleep cognitive arousal in college students with insomnia. Behavioral Sleep Medicine, 4(1), 13-28.
Espie, C. A., & Lindsay, W. R. (1987). Cognitive strategies for the management of severe sleep-maintenance insomnia: A preliminary investigation. Behavioural and Cognitive Psychotherapy, 15(4), 388-395.
Espie, C. A., Brooks, D. N., & Lindsay, W. R. (1989). An evaluation of tailored psychological treatment of insomnia. Journal of behavior therapy and experimental psychiatry, 20(2), 143-153.
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