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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Ho visto da poco il film “Snowden”, di Oliver Stone. Forse ricorderete la storia: un consulente della CIA fuggì nel 2013 da una delle basi principali dell’agenzia americana di intelligence, riuscendo a trafugare un insieme di informazioni su come i servizi segreti statunitensi stessero raccogliendo informazioni su centinaia di migliaia di cittadini, americani e non, con poche o nessuna autorizzazioni.

Nel nome della guerra al terrorismo, e grazie alle tecnologie del web 2.0, basate sulla creazione di contenuti, avevano costruito una macchina di spionaggio interno in grado di competere, per mole di informazioni maneggiate, con la famigerata STASI, il servizio di spionaggio sovietico della Germania dell’Est.

Ma ciò che mi ha colpito è il personaggio di Snowden. Cosa lo ha spinto a divulgare quelle informazioni, il costo che ha dovuto sostenere, ed il fatto che lo abbia fatto contro tutte le persone che conosceva, contro i colleghi, superiori, le direttive del suo stesso governo.

 

Un semplice informatico

 

Insomma, Snowden non ha certo il psysique du role dello 007. Potete dargli un’occhiata su youtube (eccolo in una intervista del del 2017), si tratta di un uomo magrolino, occhialuto, un po’ pallido; uno che ha fatto carriera grazie al suo talento coi computer, più che con la pistola. Eppure questo magrolino è riuscito a smascherare una delle più radicali violazioni moderne del diritto alla privacy e alla libertà di espressione, mettendo in serio imbarazzo l’allora amministrazione Obama, la National Security Agency e la CIA.

 

Fare la cosa giusta nel posto sbagliato

 

Per fare questo ha perso il lavoro, la vita che si era costruito fino a quel momento; è apolide (cioè senza cittadinanza, gli Stati Uniti hanno annullato il suo passaporto), vive a Mosca finchè il governo russo gli garantirà l’asilo politico. In caso contrario, sarà rimpatriato e condannato. Ma non si tratta di una persona (almeno per quel che si può dire sulle informazioni disponibili su Internet) determinata al sabotaggio: al contrario, occupava quel posto perchè ci credeva. Affezionato alle forze armate, cercava di dare il suo contributo al bene del suo Paese.

Ed è proprio per questo che si decise a tradire i suoi datori di lavoro: perchè, dal suo punto di vista, questi ultimi avevano a loro volta tradito coloro che dicevano di voler proteggere.

 

Sassolini e valanghe

 

Ma, raccontata così, sembra una storia logica e lineare. Ciò che invece mi ha colpito è la forza d’animo necessaria ad opporsi ad una catena di potere enorme, tentacolare e potentissima. La forza necessaria a formulare un pensiero opposto, e ad agire di conseguenza.

Perchè vedete, opporsi all’autorità non è da tutti. Nei suoi famosi esperimenti, Stanley Milgram (1974) ha mostrato, ad esempio, che i valori morali che siamo così sicuri di possedere valgono per la maggior parte delle persone solo in situazioni particolari, e decadono quando certe condizioni vengono a mancare. Nelle sue ricerche, bastava la (pur ridotta!) autorità dello sperimentatore, per convincere i soggetti a somministrare dolorosissime scosse elettriche ad un altra persona (che nello studio era un attore complice dello sperimentatore).

In altre parole, basta alterare anche di poco la cornice per modificare radicalmente i valori che determinano il nostro comportamento. Per questo la ribellione di Snowden è ancora più impressionante: al di là dell’autorità, lui ha continuato a rendere conto a sè stesso.

 

E se ci fossi stato io?

 

Scrivendo questo post mi rendo conto di un rischio: quello di risultare eccessivamente moralisticheggiante. Della serie: “so cosa sia giusto fare, e avrei sicuramente scelto la squadra migliore”. Al contrario, voglio puntualizzare: non sono affatto sicuro di cosa avrei fatto. E non dovrebbe esserlo nessuno, dato che Milgram ha ripetuto il suo esperimento un po’ ovunque nel mondo, ottenendo risultati spaventosamente simili.

Credo che questo rifletta bene una certa ambivalenza dell’uomo: l’oscillazione tra il bisogno di appartenenza e l’individualità, il gruppo e il singolo. Perchè spesso, troppo spesso, senza l’una o l’altra la sopravvivenza è a rischio. E se sono necessarie entrambe, come sapere come comportarsi quando un Milgram busserà alla nostra porta? Tenendo gli occhi ben aperti, perchè non esiste risposta preconfezionata a questa domanda.

 

Bibliografia

Milgram, S. (1974). Obedience to authority. London: Tavistock.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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