Un tipo di pornografia prima inesistente si è affacciata da (relativamente) poco tempo sull’ampio e variegato mercato del sesso da vedere in video; una pornografia dell’intimo, in cui ragazze “normali” (o che appaiono tali, ma che in realtà fanno a pieno diritto parte della ramificata “industria” del porno) guidano gli appassionati follower, con l’ausilio delle fedeli webcam a seguirle nell’intimità del loro appartamento, alla compagnia di una colazione, nelle quotidiane attività di igiene personale, durante una cena con amici, eccetera.
L’epoca in cui le pornostar erano l’altro lato della celebrità (d’altronde, se qualcuno metteva orgogliosamente in mostra la propria memoria dei nomi degli attori più famosi, la conoscenza della star del porno era propria di un cultura decisamente più privata), e potevano in alcuni casi, competere in visibilità con gli attori “veri” (chi non ricorda la nostra “Cicciolina” deputato della Repubblica?), sembra tramontata, almeno parzialmente.
Se infatti esistono ancora attrici e attori che paiono calcare la ribalta, la gran parte si muove in quel folto sottobosco che dai siti web alle chat private, trova nel web 2.0 il suo habitat naturale. Il porno sembra quindi smettere di essere un’attività da subire passivamente, per diventare sempre più interattivo; e potenzialmente un sostituto sempre migliore delle relazioni reali.
Ed entriamo nel vivo del problema: se l’offerta del porno fino agli anni ’90 sembrava coprire esclusivamente il bisogno di sessualità, negli sviluppi più recenti sembra fornire anche un’aspetto relazionale: lo spettatore può entrare visivamente nella vita della ragazza, tramite la sua webcam. Può interagire con lei, mandarle messaggi, fare richieste, commentare.
Dobbiamo preoccuparci? Nell’immediato, è probabile. E’ possibile infatti che coloro i quali sperimentano i problemi più sofferti nella sfera dell’intimità, specialmente nei confronti dell’altro sesso, possano diventare i clienti più affezionati di questo tipo di servizi. Ma, come ormai appare sempre più chiaro, per alcuni questo costituisce un vero e proprio serpente che si morde la coda: più l’intimità è vissuta online, minore la capacità di trovarla, e coltivarla nella vita sociale. Maggiore il web, minore il bisogno di imparare a costruirla. Minore il bisogno di costruirla, più attraente l’online, con le illusorie sicurezze che pare fornire.
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