Pseudo Crisi Epilettiche
Si parla di pseudo crisi epilettiche per riferirsi ad un insieme di situazioni in cui chi ne soffre mostra delle reazioni che ricordano quelle delle crisi epilettiche (convulsioni, perdita di coscienza, contrazione di fasci muscolari, eccetera) senza che sia rilevabile dall’elettroencefalogramma alcuna modifica dell’attività cerebrale che risulta quindi normale.
Sono molto frequentemente scambiate per crisi epilettiche e trattate come tali (con relativa terapia farmacologica), ma si possono distinguere per alcuni fattori, come la durata della crisi (maggiore di una crisi epilettica), l’impatto di una persona che interviene per aiutare il paziente o per distrarlo dalla crisi (che nel caso di pseudo-crisi è riconosciuto, cosa che ovviamente non accade qualora si tratti di una effettiva crisi epilettica), ed il fatto che il paziente sembra mantenere una parziale coscienza durante la crisi; e altri.
Non si può dimenticare però un aspetto importante, che complica ulteriormente il quadro: una percentuale compresa tra il 10 ed il 30% delle persone che hanno sofferto di pseudo-crisi soffrono anche di crisi epilettiche o ne hanno sofferto in passato (Baslet et al., 2016). Per tutti questi motivi è particolarmente importante che il paziente abbia un neurologo e uno psicoterapeuta che collaborano al trattamento del caso.
Psicoterapia e pseudo-crisi
Lo studio di Carlson e Perry (2017) rileva l’efficacia degli interventi psicoterapeutici nel caso di pseudo-crisi epilettiche, anche se gli autori non sono in grado di indirizzare il clinico verso tecniche precise.
Lo studio di Ataoglu e colleghi (2003) ha mostrato che la tecnica della intenzione paradossale ottiene risultati molto interessanti nei casi di pseudo-crisi epilettiche.
L’intenzione paradossale è una tecnica sviluppata dal grande psicoterapeuta austriaco Viktor Frankl (2001), il quale ha utilizzato la tecnica di chiedere ai propri pazienti di sforzarsi di avere proprio il sintomo per il quale cercavano un aiuto terapeutico. L’intenzionalità di tale sforzo sembra annullare il circolo vizioso che mantiene in vita alcune sintomatologie, in particolar modo quelle su base ansiosa.
Tale tecnica, utilizzata nei casi di pseudo epilessia, ha mostrato un alto tasso di efficacia (93,3 % dei casi mostravano un miglioramento netto nell’arco di tre settimane). Da notare, inoltre, che tale risultato era decisamente più marcato di quello ottenibile tramite la somministrazione di un ansiolitico, che portava a qualche miglioramento solo il 60% dei casi.
La Psicoterapia Breve Strategica
Lo studio citato mostra con chiarezza l’efficacia della tecnica dell’intenzione paradossale, ma dobbiamo notare che tale tecnica dovrebbe essere inserita, a maggior vantaggio del paziente, all’interno di una procedura più strutturata [1]; tale procedura, oltre a contemplare un’attenzione pedissequa alla comunicazione e alla relazione terapeutica (vedi Paoli, 2014), dovrebbe considerare la rete di reazioni in ci il paziente è inserito, ed il modo in cui tali relazioni si strutturano attorno al sintomo. Un punto di vista che trova la sua realizzazione nella Terapia Breve Strategica (Nardone et al., 2001), che all’interno della sua processualità terapeutica pressupone la possibilità di lavorare sia con l’individuo che con la sua famiglia, in modo da destrutturare progressivamente il funionamento del disturbo.
Essa, inoltre, utilizza quotidianamente il principio terapeutico dell’intenzione paradossale, calzata e modulata sulle diverse necessità cliniche, riconoscendone, a partire dai fondamentali studi del gruppo di Palo Alto e proseguendo con le più recenti innovazioni del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, il valore clinico e terapeutico.
[1] Una tecnica è un intervento finalizzato a modificare un aspetto preciso e specifico di un determinato problema o disturbo psicologico; una psicoterapia è un insieme di tecniche e di manovre comunicative e relazionali inserite in un continuum evolutivo dotato di senso. Stupisce vedere che anche chi si occupa di studiare la materia a livello accademico possa non cogliere la differenza (vedi Kroenke, 2007; Carlson e Perry, 2017).
Riferimenti Bibliografici
Baslet, G., Seshadri, A., Bermeo-Ovalle, A., Willment, K., & Myers, L. (2016). Psychogenic non-epileptic seizures: an updated primer. Psychosomatics, 57(1), 1-17. Basletetal-PNESupdatedprimer2016 (1)
Frankl, V. (2001). Logoterapia. Medicina dell’anima. Milano: Gribaudi.
Nardone, G., Giannotti, E., Rocchi, R. (2001). Modelli di famiglia. Conoscere e risolvere i problemi fra genitori e figli. Firenze: Ponte alle Grazie.
Paoli, B. (2014). Come parla un terapeuta: la ristrutturazione strategica. Milano: Franco Angeli.
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