C’è un momento, un momento preciso, durante una psicoterapia, in cui cambia qualcosa.

Il momento in cui il motivo per cui la persona si è rivolta a me sta venendo meno; le ombre si allontanano e la sua vita, come quella di tutti, appare un altalenarsi di giornate di sole e di pioggia. E’ il momento che io chiamo “la fase dell’abbonamento in palestra” nel senso che, in una percentuale piuttosto alta, riguarda (anche) quell’abbonamento, pagato mesi o settimane prima un prezzo esageratamente alto, e mai utilizzato.

E’ un istante che sancisce un cambio di passo: dal superare un problema a migliorare il benessere, riconquistare i piaceri di tutti i giorni. Il momento in cui non solo ci si può chiedere quando tornare in palestra, ma anche se andarci. Perché l’abbonamento è stato comprato prima, e spesso è il risultato di uno sforzo, lo sforzo di incasellarsi in una soluzione precostituita, rigida, che ora sta diventando troppo stretta.

E allora bisogna domandarsi se utilizzarlo, quell’abbonamento, e quanto. Forse andrà abbandonato e il prezzo pagato per acquistarlo sarà solo un’altro piccolo pegno lasciato sulla strada della guarigione; forse si potrà usarlo solo in alcuni giorni, magari in modo diverso da come si era pensato, forse anche da come era scritto sulla scheda dell’istruttore. Un modo più personale, più unico…più rispettoso. La persona che ho davanti si chiede cosa farsene dell’abbonamento, e di tanti altri momenti della sua giornata: vuole vedere al di là, un po’ più lontano.

Ma resta il fatto, che il motivo per cui è arrivata da me non c’è più. Ora guarda oltre.