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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Non idealizzate gli altri. Non saranno mai all’altezza delle vostre aspettative

diceva Leo Buscaglia, e detta da lui sembra semplice. “Idealizzare”, trasformare la realtà secondo un modello di perfezione ideale, almeno stando alla Garzanti. Solo che, come dire,

tra il dire e il fare è un casino, come diceva un mio collega;

infatti, se idealizzare è rendere idealmente perfetto nella nostra mente, avere delle idee su gli altri – idealmente giuste, quindi idealizzate – è qualcosa che fa parte della nostra natura.

Lo stesso dicasi per le idee che abbiamo su come gli altri si debbano comportare, idee che ci portano ad avere delle aspettative – ci aspettiamo che accada qualcosa, che quella persona dica quella parola gentile (la stessa, guarda caso, che spereremmo di sentirci dire), che la persona di cui ci siamo innamorati ricambi il nostro amore, che i nostri figli ci siano riconoscenti dei nostri sforzi, di come ci prodighiamo per loro, che il postino, il macellaio e il vicino di casa ci ricambino con la stessa moneta, educata e cordiale, che abbiamo porto loro.

Ma, se è vero che ogni illusione ci porta per mano verso la delusione, anticamera della depressione (Muriana et al., 2006), è bene tenera a bada le nostre aspettative, prima che diventino illusioni facendoci ricominciare tutto daccapo. E allora ci viene in soccorso Giorgio Nardone, che nel suo “Psicotrappole” (2013), fa anch’egli presente che

Colui che si è fatto un’idea di ciò che è giusto e non è giusto fare, che ha elaborato una serie di valori etico-morali da rispettare che nella propria esperienza si sono rivelati vantaggiosi per sè e per gli altri, trova molto difficile immaginare modalità alternative per pensare e gestire la vita.

Nota bene: il suddetto meccanismo vale anche nei confronti di noi stessi. Nelle esperienze ripetute di vita ci costruiamo infatti, una narrazione di come siamo, delle caratteristiche e capacità che possediamo, dei valori per noi importanti, che pensiamo di dover riproporre in ogni contesto (Bruner, 1992). Superare le aspettative verso gli altri e verso noi stessi, quindi, sono due processi che vanno a braccetto; ecco quindi che, se per conoscere noi stessi è bene sperimentarci in situazioni nuove e diverse, e osservarci come fossimo sconosciuti ai nostri occhi, per superare le aspettative verso gli altri è necessario attuare un esercizio diverso.

Ovvero quello di osservare la realtà tramite gli occhi degli altri, metterci costantemente dal loro punto di vista, evitando di irrigidirci nel nostro….una sorta di stretching quotidiano, che ci permetta di rimanere noi stessi tollerando che gli altri facciano altrettanto.

Naturalmente torniamo ancora al mio collega, ricordate? Tra il dire e il fare…

Possiamo però riappellarci ad un gigante della letteratura, che con eleganza e sopraffina autoironia ci ha raccontato di quando, degente in sanatorio, si trovò un vicino di stanza decisamente poco desiderabile (per lui): un gioviale e conviviale olandese, dalla voce tonante e dal passo pesante. Ed eccolo lì, il grande intellettuale, dai sonni leggeri, notti inquiete e giornate riflessive, fianco a fianco al molto socievole e poco silenzioso abitante dei Paesi Bassi, uso a frequenti eventi sociali, festoso e pieno di maschile entusiasmo di vivere. Ed eccolo lì, il grande studioso di filosofie orientali, praticante di quotidiane meditazioni e frequenti esercizi di distacco e tolleranza; eccolo lì, sempre più incline ad un odio sempre più profondo tanto quanto a lui estraneo, per quell’ospite esistenzialmente alieno.

Era Herman Hesse: con la sua consueta eleganza e creatività psicologiche, prese a costruirsi l’immagine mentale di quel rumoroso compagno, “finchè non mancava più una mano nè un dito della mano, nè una scarpa nè un sopracciglio nè una ruga della guancia, finchè me lo vidi dinanzi tutto intero”. La sua rappresentazione doveva essere il più completa possibile, per potervisi mettere in relazione. Prese ad immaginarselo nelle situazioni più diverse, in famiglia o da solo, giovane o vecchio, bambino e sposo novello, ragazzino ed in punto di morte. E man mano che ripercorreva la peculiare esistenza di quel singolare uomo, che ormai sembrava conoscere come un caro amico, più diminuiva l’avversione, il disprezzo, l’amarezza. Fin quando lo scrittore arrivò ad affezionarsi al suo opposto, ribaltando la sua ormai superata repulsione su sè stessa.

Il giorno e la notte seguenti ebbi più di un’occasione di constatare che avevo sconfitto i Paesi Bassi. L’olandese, ormai, poteva ridere o tossire, poteva camminare col passo più sano del mondo, poteva incedere col maggior fracasso possibile, poteva spostare sedie e raccontare barzellette, nulla mi faceva più perdere l’equilibrio.

Il libro, che consiglio per la sua divertente umanità e commovente ironia, è “La cura”.

 

Bibliografia

Bruner, J. (1992). La ricerca del significato. Per una psicologia culturale. Torino: Bollati Boringhieri.

Hesse, H. (1978). La cura. Milano: Adelphi.

Muriana, E., Pattenò, L., Verbitz, T. (2006). I volti della depressione. Abbandonare il ruolo della vittima con la terapia in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2013). Psicotrappole; ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e combatterle. Milano: Salani.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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