Cos’è lo stress?
Per stress si intende la cascata di reazioni fisiche e psicologiche che l’organismo mette in campo per fare fronte ad una minaccia. Include una serie di cambiamenti ormonali, metabolici, muscolari, circolatori, psicologici e cerebrali: si tratta quindi di una reazione sistemica, che coinvolge il sistema-organismo nel suo complesso.
La reazione di stress si è evoluta come un meccanismo per permettere di convogliare alti livelli di energia a livello muscolare, per permettere velocissime reazioni di attacco/fuga. Le minacce alle quali siamo sottoposti nella società odierna, tuttavia, non sono fisiche, ma psicologiche. Per questo motivo la reazione di stress convoglia una alta quantità di energia all’interno di un organismo destinato, data la natura psicologica o relazionale della minaccia, a non utilizzarla. L’energia in sovrappiù viene immagazzinata nel corpo sotto forma di grasso.
Può essere suddiviso in stress acuto (la risposta ad un minaccia immediata e momentanea) e stress cronico (quando le risposte fisiche, da passeggere, divengono stabili, creando una serie di problemi fisici e psicologici), in eustress (la capacità di rispondere a una minaccia e superarla che crea nuova stabilità e forza nell’organismo) e distress (una condizione più cronica che logora progressivamente l’organismo). Considerando tutto ciò, è evidente che più che lo stress acuto, velocemente superato dall’organismo, ci deve interessare lo stress cronico, che influenza l’alimentazione tramite diversi meccanismi.
Stress e capacità cognitive
Lo stress interferisce con le funzioni esecutive e l’autoregolazione, due processi cognitivi implicati nella regolazione dello stile alimentare. Regolare la propria alimentazione comporta la capacità di prendere, di volta in volta, una serie di decisioni più o meno ponderate: lo stress inibisce la capacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. Può indurre al consumo di cibi ad alto contenuto calorico, grassi o zuccheri, come ricerca del piacere non mediata, come in assenza di stress, dalle capacità cognitive superiori; oppure indirettamente, riducendo le ore di sonno.
La riduzione delle ore di sonno riduce la termogenesi (processo tramite cui il corpo produce calore, mantenendo costante la sua temperatura), riducendo quindi il consumo di energie. Inoltre la carenza di sonno provoca affaticamento, solitamente un potente stimolo avversivo all’attività fisica. Inoltre provoca la ricerca di cibi ad alto contenuto calorico, un processo probabilmente mediato dalla leptina e dalla grelina (vedi sotto).
Ricerca (processamento) della ricompensa
Lo stress rende le persone più suscettibili ad assumere sostanze (come i cibi ad alto contenuto calorico) che hanno un alto potenziale di sviluppare reazioni di dipendenza. Alcuni cibi particolarmente gustosi hanno la capacità di indurre reazioni di dipendenza, come mostrano le reazioni di tolleranza, astinenza e modifiche sostanziali nel nucleo accumbens, un’area del cervello implicata sia nello sviluppo che nel superamento dei problemi di dipendenza.
La dopamina è un neurotrasmettitore implicata nella ricerca del piacere e del cibo: gli studi mostrano che lo stress è implicato nell’aumento del rilascio di dopamina.
Stress e sistema endocrino
Influisce sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, influenzando estesamente l’organismo, i meccanismi che regolano i circuiti di processamento delle ricompense a livello cerebrale nonché il microbiota intestinale. Lo stress influenza anche ormoni come la leptina (regolatore del metabolismo lipidico e del consumo energetico, sopprime l’appetito), la grelina (ormone associato all’aumento della ricerca di cibo e al rallentamento del consumo di energia, stimola l’appetito) e il neuropeptide Y (implicato nell’aumento dell’appetito). Alcuni studi sembrano sostenere l’ipotesi che lo stress aumenti la leptina, ma aumentando il livello di tolleranza dell’organismo all’ormone (diminuzione dei recettori della leptina), si incrementa di conseguenza l’appetito.
Il neuropeptide Y stimola la fame e la lipogenesi, cioè la trasformazione degli zuccheri in grasso. Quindi il neuropeptide Y, concomitantemente allo stress cronico, provoca aumenti adiposi.
Asse ipotalamo-ipofisi-surrene
Lungo questa via, viene recapitato l'”ordine” di rilascio di cortisolo alla ghiandola surrenale, un ormone potentemente implicato nell’aumento di peso. Quest’ultimo stimola direttamente e indirettamente l’assunzione di cibo.
Il cortisolo inoltre promuove lo stoccaggio, tramite grasso addominale, delle riserve energetiche. In questo senso aumenta il rischio di obesità addominale.
Sopra, c’è la figura del modello in questione; da notare che i fattori si influenza reciprocamente – ad esempio, la mancanza di attività fisica peggiora la qualità del sonno, che a sua volta può disincentivare l’esercizio fisico. In questo senso, l’obesità è un fenomeno emergente dall’insieme di queste interazioni complesse.
Lo stress induce a ridurre la quantità di attività fisica; le persone tendono a impegnarsi in attività più sedentarie, probabilmente alla ricerca di un comfort che sentono sfuggire loro, circolarmente, sempre più velocemente tanto più mantengono i loro corpi in stato di immobilità. Molto statisticamente minoritari i casi in cui l’attività fisica viene utilizzata come una strategia per gestire lo stress, risultandone quindi incrementata.
Microbiota intestinale
La ricerca negli ultimi anni ha mostrato come i batteri, funghi, virus e protozio presenti naturalmente nel tratto intestinale, e facenti parte del complesso insieme di processi che permettono la digestione, reagiscono allo stress (acuto e cronico) e, a loro volta, influenzano lo stato emotivo della persona, tramite la comunicazione intestino-cervello.
Gli studi mostrano come le persone che sperimentano molte emozioni negative tendano a rivolgersi maggiormente verso cibi con alto contenuto di zuccheri, che divengono quindi una sorta di tentativo sistemico di bilanciare le emozioni negative. Un maggior numero di emozione negative quotidiane è associato ad un maggiore consumo di zuccheri.
Essere sovrappeso stressa…
Da un punto di vista sociale, lo stigma dell’obesità è persino peggiore di quelli, storicamente molto radicati, della differenza etnica o razziale. Inoltre l’obesità rende ogni attività più faticosa, spingendo circolarmente all’assenza di attività fisica. Diviene quindi un potente meccanismo a feedback, capace a sua volta di generare stress, riducendo la qualità della vita, stress che a sua volta potrà divenire il meccanismo che influisce negativamente sul metabolismo e la forma fisica.
Psicoterapia strategica e ipnosi per lo stress
In casi di stress molto elevato e cronico, come quello di cui abbiamo parlato in questo post, è raccomandato un trattamento psicoterapeutico in grado di guidare alla soluzione delle diverse difficoltà, individuali o relazionali, in grado di creare tensione e disagio in tempi brevi (vedi, tra le molte opere di Giorgio Nardone ed in generale del Centro di Terapia Strategica, Nardone e Watzlawick, 2015). Può essere affiancata da tecniche ipnotiche in grado di ridurre lo stato di attivazione psicofiosologico trovando una maggiore qualità della vita, per ridurre lo stress e facilitare l’acquisizione di un regime alimentare sano (vedi Hawkins, 2006)
Riferimenti bibliografici
Hawkins, P. J. (2006). Hypnosis and stress: a guide for clinicians. John Wiley and Sons.
Nardone, G. (2015). L’arte del cambiamento: la soluzione dei problemi personali e interpersonali in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie
Tomiyama, A. J. (2019). Stress and obesity. Annual review of psychology, 70, 703-718.
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