La Terapia Breve Strategica si è sviluppata a partire dagli anni ’70, dapprima nel gruppo di studio del Mental Research Institute di Palo Alto, e poi a partire dal lavoro di Giorgio Nardone e del suo gruppo di collaboratori presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo.
Durante gli anni ’80, ’90 e gli anni 2000 sono stati proposti una serie di protocolli in grado di risolvere in tempi brevi le principali patologie psicologiche, dai disturbi fobici, a quelli fobico-ossessivi, compulsivi, paranoici, fino ai disturbi alimentari e sessuali. Recentemente, però, la Terapia Breve Strategica sta mettendo alla prova sè stessa in una serie di situazioni in cui l’obiettivo non consiste nel destrutturare un equilibrio patologico, risolvere un disturbo, e ricostruire un nuovo equilibrio “sano”, bensì nell’affrontare nel modo più funzionale problematiche di altro genere, che creano fastidio, disagio, dolore o disperazione.
E’ il caso dell’interessante studio di Eleonora Campolmi e Lindita Prendi (2019), che si è occupato di applicare il modello Breve Strategico alle persone con problemi oncologici, in tutte le loro fasi, dalla diagnosi al supporto della famiglia che fronteggia il lutto di una persona cara. Un altro esempio è il lavoro che il sottoscritto sta portando avanti presso il Centro ABA e Psicoterapia di Montevarchi (AR), sull’applicazione del Modello alle famiglie con un figlio autistico, in congiunzione e supporto all’applicazione delle tecniche dell’Analisi Comportamentale Applicata.
Il terzo esempio lo prendiamo dallo studio condotto presso l’università di Varsavia sull’applicazione dell’Approccio Breve Strategico alle vittime di infarto (Rakowska, 2015). Lo stress dell’evento subito, assieme alla sfida di ricostruire un equilibrio di vita, senza considerare l’incertezza del futuro, e il timore che l’attacco si ripresenti, rendono questo particolare contesto particolarmente adatto a monitorare la Terapia Breve Strategica come mezzo per migliorare la qualità della vita ed il benessere, oltre che un modo per risolvere un disturbo in tempi brevi. In particolare, lo studio rileva un alto livello di efficacia nella riduzione dello stress e di miglioramento del generale benessere mentale, in comparazione con un gruppo senza alcun supporto psicologico. Nella valutazione dell’efficacia, dobbiamo inoltre considerare che il rischio di ricadute infartuali è influenzato dal benessere psicologico e dalla capacità dell’individuo di attivare le risorse necessarie ad affrontare e a costruire un nuovo equilibrio di vita dopo l’attacco; in questo senso, gli interventi psicologici in questo tipo di contesti possono contribuire ad una rinnovata salute fisica, oltre che mentale.
Riferimenti Bibliografici
Campolmi, E., Prendi, L. (2019). La terapia psicologica in oncologia. L’approccio breve strategico tra mente e malattia. Firenze: Giunti Psychometrics.
Rakowska, J. M. (2015). Brief strategic therapy in first myocardial infarction patients with increased levels of stress: A randomized clinical trial. Anxiety, Stress, & Coping, 28(6), 687-705.
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