Image

[vc_row][vc_column][vc_custom_heading text=”
Primo colloquio dallo psicologo
Psicoterapeuta a Firenze e Parma
Terapia Breve Strategica
” font_container=”tag:h1|font_size:35|text_align:center|color:%233481e5|line_height:2″ google_fonts=”font_family:Vollkorn%3Aregular%2Citalic%2C700%2C700italic|font_style:700%20bold%20regular%3A700%3Anormal” css=”.vc_custom_1506674333208{padding-right: 25px !important;padding-left: 25px !important;background-image: url(http://www.giacomocrivellaro.it/wp-content/uploads/2017/09/primo-colloquio-psicologo-1.jpg?id=26080) !important;background-position: 0 0 !important;background-repeat: no-repeat !important;}”][/vc_column][/vc_row][vc_row][vc_column width=”2/3″][vc_column_text]

Il Primo Colloquio dallo Psicologo

Il primo colloquio costituisce il primo incontro fra lo psicologo e il paziente (se avvia una psicoterapia), fra lo psicologo e il cliente (se chiede una consulenza), fra lo psicologo e la coppia (se si tratta di una terapia di coppia) fra lo psicologo e una famiglia (se si avvia una terapia familiare o una terapia familiare/individuale). Si tratta quindi di un momento che può assumere diversi connotati, a seconda del tipo di intervento richiesto. Vediamo quali.

 

Perchè è importante il primo colloquio?

Nella maggioranza dei casi il primo colloquio è certamente il più importante, tra tutti quelli di cui è composta una psicoterapia. La mole di lavoro che lo psicoterapeuta deve fronteggiare all’interno del primo colloquio è quasi sempre più grande di quella che affronta in quelli successivi: nell’arco di pochi minuti, egli si trova a dover stabilire una relazione collaborativa e umana con il paziente, identificare il problema che lo porta in seduta, analizzare i meccanismi che circolarmente lo mantengono, stabilire una ipotesi di intervento e mettere in atto le prime prescrizioni terapeutiche. Il tutto mentre interagisce con il paziente.

 

 

Il primo colloquio nella Consulenza Psicologica

Esistono situazioni in cui lo Psicologo deve valutare se effettivamente è il tipo di professionista necessario. Se una persona manifesta un sintomo che appare psicologico ma che potrebbe essere legato ad un problema organico – ad esempio le palpitazioni dovute a pressione alta scambiate erroneamente per ansia – la prima mossa dello psicologo deve essere l’invio ad un medico specialista per analisi. Naturalmente questo non esclude il ritorno dallo psicologo, ad esempio per migliorare il proprio benessere e le proprie abitudini quotidiane, ma ciò deve essere secondario ad approfondimenti medici.
In altri casi, la persona chiede il consulto per conoscere l’offerta di intervento di un determinato professionista – Psicoterapia a lungo termine, Terapia Breve Strategica, ecc. – ma senza l’intenzione di procedere immediatamente. In questi casi lo Psicologo procede alla definizione del problema ma si astiene dal cominciare la fase attiva della terapia, che seguirà la decisione futura del paziente. Similmente, in caso di consulenza di Coppia o Familiare si verificano queste due situazioni: la coppia o la famiglia stanno cercando informazioni, sapere quali sono le possibilità che possono trovare per risolvere il loro problema, o sapere se lo psicologo è il professionista giusto per loro.

 

[/vc_column_text][ultimate_exp_section title=”Approfondimento: l’Interventive Interviewing”][vc_column_text]Già a partire da alcune formulazioni della cosiddetta Scuola di Milano (Palazzoli et al.) i terapeuti dei diversi rami della terapia sistemica hanno avuto chiaro che la tradizionale separazione tra le fasi diagnostiche e terapeutiche non era compatibile con una moderna epistemologia costruttivista. L’idea di poter studiare un problema o un fenomeno prima di poter interagire con esso appartiene a impostazioni epistemologicamente ingenue (leggi anche: Atomi di Costruttivismo) e conduceva a processualità poco calzanti alla realtà clinica, basate su lunghi mesi preparatori all’intervento vero e proprio, e utilizzati per sottoporre al paziente test e interviste diagnostiche, finalizzate a costruire le prime ipotesi sulla natura del problema da lui portato. Tale procedimento aveva un costo esistenziale ed economico spesso insostenibile per il paziente, in cerca di risposte e di benessere in tempi brevi.

Per questi motivi le terapie sistemiche e strategiche hanno unito all’attività di formulazione di ipotesi (cioè una supposizione, senza la necessità di specificarne lo statuto di verità, in grado di guidare il ragionamento – Selvini Palazzoli et al., 1980) quella della “strategizzazione” (dall’inglese “strategizing”, cioè l’attività cognitiva di valutazione delle azioni passate, costruzione di nuovi piani di azione, anticipazione delle possibili conseguenze di diverse alternative, e decisione di come procedere in ogni momento per massimizzare il risultato terapeutico – Tomm, 1987).

Lo scopo di identificare la logica di funzionamento del problema (Nardone & Balbi, 2008) viaggia parallelo a quello di progettare l’intervento; la risposta a quest’ultimo, a sua volta, svelerà ulteriori caratteristiche del paziente o della situazione di disagio, e così via, portando alla soluzione ed al cambiamento.[/vc_column_text][/ultimate_exp_section][vc_column_text]

Il primo colloquio in Terapia Breve Strategica

Nel momento in cui ci sono le condizioni per iniziare un intervento psicoterapeutico, allora il primo colloquio in Terapia Breve Strategica assume delle caratteristiche molto particolari. Al contrario di altri approcci, esso condensa nella prima seduta una prima definizione del problema, le prime ristrutturazioni terapeutiche e le prime prescrizioni volte alla risoluzione del problema.

 

Dott. Giacomo Crivellaro

Psicologo Psicoterapeuta Breve Strategico a Firenze e Parma

Terapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia Strategica

 

Bibliografia

Cecchin, G. (1987). Hypothesizing, circularity, and neutrality revisited: An invitation to curiosity. Family process, 26(4), 405-413.

Nardone, G., Balbi, E. (2008). Solcare il mare all’insaputa del cielo. Lezioni sul cambiamento terapeutico e le logiche non ordinarie. Firenze: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Salvini, A. (2004). Il dialogo Strategico. Firenze: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Waztalwick, P. (1989). L’arte del cambiamento. La soluzione dei problemi personali ed interpersonali in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.

Selvini, M. P., Boscolo, L., Cecchin, G., & Prata, G. (1980). Hypothesizing—circularity—neutrality: Three guidelines for the conductor of the session. Family process, 19(1), 3-12.

Tomm, K. (1987), Interventive Interviewing: Part I. Strategizing as a Fourth Guideline for the Therapist. Family Process, 26: 3–13.

Watzlawick, P., Weakland, J. H., Fisch, R. (1974). Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/3″][ult_content_box box_shadow=”horizontal:px|vertical:px|blur:px|spread:px|color:#f7f7f7|style:none|” hover_box_shadow=”horizontal:px|vertical:px|blur:px|spread:px|color:#f7f7f7|style:none|” border=”border-style:solid;|border-width:1px;border-radius:5px;|border-color:#bababa;” padding=”padding-top:25px;padding-right:15px;padding-bottom:10px;padding-left:15px;” bg_color=”#f5f5f5″][vc_text_separator title=”Richiedi un colloquio” color=”orange”]

Errore: Modulo di contatto non trovato.

[vc_separator][/ult_content_box][vc_separator][ultimate_exp_section title=”Domande Frequenti sul primo colloquio dallo psicologo”][vc_column_text]A cosa serve il primo colloquio in Terapia Breve Strategica?

Il primo colloquio in Terapia Breve Strategica ha molteplici funzioni: stabilire un primo contatto con il paziente, per avviare una relazione basata su collaborazione reciproca, definire i termini del problema portato in Terapia, identificare i meccanismi che mantengono o peggiorano il problema, e mettere in atto i primi interventi terapeutici. Si basa su alcuni strumenti specifici, altamente efficaci e strutturati per ottenere risultati in tempi brevi: il Dialogo Strategico (Nardone & Salvini, 2004), le prescrizioni terapeutiche (Nardone & Watzlawick, 1989) e le ristrutturazioni (Watzlawick et al., 1974).

Che cos’è il Dialogo Strategico?

Il Dialogo Strategico è un modo di strutturare l’intervista iniziale in modo che la fase diagnostica e la fase terapeutica coincidano. E’ formato da una serie di domande “a imbuto” che, focalizzando sempre di più l’attenzione sulla natura del problema e sui meccanismi che lo mantengono, aiutano ad arrivare alla conclusione dell’intervento. Esso diventa quindi una scoperta congiunta basata sul fatto che entrambi, il paziente ed il terapeuta, pervengono insieme, tramite l’interazione del colloquio alla conclusione della prescrizione che il paziente dovrà mettere in pratica.

Cosa sono le Prescrizioni Terapeutiche?

La Terapia Breve Strategica è una terapia focalizzata al cambiamento in tempi brevi, ed a mobilitare le risorse del paziente che desidera modificare determinati aspetti della sua vita. Per fare ciò, non si può basare unicamente sul colloquio terapeutico, sebbene fondamentale: deve anche utilizzare delle prescrizioni finalizzate a costruire delle situazioni nuove, delle “esperienze emozionali correttive” fuori dalla stanza della terapia, in modo da avviare, consolidare e mantenere il cambiamento.  Grazie a questi accorgimenti la Terapia Breve Strategica è riuscita a raggiungere l’attuale livello di eccellenza in termini di efficacia ed efficienza del trattamento.

Primo, secondo, terzo…quanti colloqui?

L’intervento della Terapia Breve Strategica si basa sull’obiettivo di ottenere cambiamenti e risoluzioni sintomatologiche in tempi brevi, non superiori alle dieci sedute. Nella gran parte delle situazioni, infatti, se risulta impossibile modificare alcunchè della situazione del paziente nei primi dieci colloqui risulta spesso inutile continuare la terapia, perchè il professionista psicologo rischia di diventare complice involontario del problema, un ulteriore ingranaggio del meccanismo che contribuisce a mantenerlo.[/vc_column_text][/ultimate_exp_section][/vc_column][/vc_row]

× Come posso esserle utile?