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Psicologo Psicoterapeuta a Firenze e Parma
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Psicoterapia Strategica per Uditori di Voci

 

Sintomi Psicotici, Sentire le voci: problema risolvibile o patologia cronica?

Uno degli errori più comuni, per l’utilizzo massivo e acritico dei manuali diagnostici, consiste nel diagnosticare una patologia cronica a seguito di un episodio, spesso molto breve (meno di un giorno), in cui un individuo attraversa una crisi con paranoie, manie di persecuzione, crisi di rabbia e allucinazioni. Sembrerebbe che i clinici possano tendere a sovradiagnosticare sindromi a prognosi infausta, come la schizofrenia. Tale tendenza può essere dovuta ad una molteplicità di fattori, come la sottostima di ipotesi alternative (come quelle delle psicosi provocate da sostanze e alcool – Cohen, 1995), la sottostima dell’incidenza di sintomi psicotici temporanei (leggi qui), la sottostima del contesto familiare e della fase di vita che il giovane sta attraversando (Haley, 1980) e così via.

Più importante è il fatto che diagnosticare una patologia cronica dove non ne esiste una può provocare pericolosi effetti di etichettamento (Rosenhan, 1973) e sovradosaggio terapeutico e farmacologico, processi che rischiano di provocare proprio il problema che cercavano di prevenire.

 

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Psicoterapia per sintomi allucinatori

Gli approcci ai sintomi allucinatori possono essere raggruppati in diversi gruppi (Romme et al., 2010, pag. 123); in particolare, in Terapia Strategica gli interventi si svolgono su due direttrici principali: le Tentate Soluzioni dell’Uditore e dei familiari, che vanno ad integrarsi nella relazione che la persona intrattiene con le Voci, e l’attribuzione di significato delle Voci per la persona.

Con il primo approccio si punta a destrutturare in tempi brevi i meccanismi interattivi e percettivi che mantengono le Voci; spesso il colloquio individuale viene integrato con peculiari prescrizioni che possono coinvolgere l’intero sistema familiare, al fine di modificare tali percezioni (Nardone et al., 2017)

 

Sentire le voci: l’ipotesi costruttivista

Secondo alcuni autori (Kirchner & David, 2003; Bottini & Salvini, 2011), la percezione delle voci è legata ad una serie di processi tramite i quali usualmente noi attribuiamo ai nostri pensieri un’origine interna, riconoscendoli di conseguenza come nostri, ed in definitiva originati da noi. Jaynes (1976) ha identificato in un peculiare periodo storico il momento in cui i contenuti di quella che Damasio (2000) chiama coscienza estesa hanno cominciato ad essere situati all’interno dell’individuo stesso, portando ad una forte diminuzione delle voci di dei, o entità “altre”, esterne.

Nel caso degli uditori di voci si verifica quindi un cortocircuito cognitivo che costruisce una percezione: essi tendono a sentire estranei da sè i pensieri non in linea con le loro convinzioni etiche e morali, “trasformandoli” percettivamente in voci, in grado poi di rivolgersi contro il loro creatore.

In altri casi le voci possono essere provocate dalla reazione emotiva ad un trauma; il ricordo traumatico dissociato si manifesta sotto forma di voci (spesso queste ultime sono, per la persona, uguali in tutto e per tutto alla voce di un assaltatore o di un abusatore).

 

Terapia Strategica e Sentire le voci

Tutto quanto detto vale per la progettazione dell’intervento in Terapia Breve Strategica nei confronti degli Uditori di Voci. Si tratta di una terapia basata sugli obiettivi che si pone il paziente, che può quindi desiderare di eliminare completamente le voci, di ridurle di intensità oppure di renderle più gestibili (per molti uditori di voci, infatti, le voci stesse non costituiscono necessariamente una presenza negativa o spiacevole). Durante le sedute, infatti, utilizzando la metodologia della ricerca-intervento (Nardone, 1990) il terapeuta si occupa di identificare i meccanismi che mantengono la percezione cristallizzata o che la peggiorano, in modo da poter struttura un intervento focale centrato sul problema.

 

Dott. Giacomo Crivellaro

Psicologo Psicoterapeuta Breve Strategico

a Firenze e Parma

 

Bibliografia

Bottini, R., Salvini, A. (2011). Il nostro inquilino segreto. La coscienza: Psicologia e Psicoterapia. Firenze: Ponte alle Grazie.

Cohen, S. (1995). Overdiagnosis of schizophrenia: role of alcohol and drug misuse. The Lancet, 346(8989), 1541-1543.

Damasio, A. (2000). Emozione e coscienza. Milano: Adelphi.

Eells, T. D. (2000). Psychotherapy of Schizophrenia. The Journal of Psychotherapy Practice and Research, 9(4), 250–254.

Haley, J. (1980). Leaving home: the therapy of disturbed young people. New York: Brunnel Mazel.

Jaynes, W. (1976). The origin od consciusness in the breakdown of the bicameral mind. New York: Mariner.

Lakeman, R. (2006). Adapting psychotherapy to psychosis. Australian e-Journal for the Advancement of Mental Health, 5(1), 22-33.

Kirchner, A., David, A. (2003). The self in Neuroscience and Psychiatry. Cambridge: Cambridge University Press.

Mace, C., Margison, F. (1997). The psychotherapy of psychosis. London: The royal college of psychiatrists.

Nardone, G., Watzlawick, P. (1990). L’arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Balbi, E., Vallarino, A., Bartoletti, M. (2017). Psicoterapia Breve a lungo termine. Trattare con successo anche le psicopatologie maggiori. Firenze: Ponte alle Grazie.

Romme, M., Escher, S., Dillon, J., Corstens, D., Morris, M. (2010). Vivere con le voci. 50 storie di guarigione. Milano: Mimesis Edizioni.

Rosenhan, D. L. (1973). Essere sani in posti insani. In Watzlawick, P. (1988). Contributi al costruttivismo. Milano: Feltrinelli.

Stiles, W. B., Elliott, R., Llewelyn, S. P., Firth-Cozens, J. A., Margison, F. R., Shapiro, D. A., & Hardy, G. (1990). Assimilation of problematic experiences by clients in psychotherapy. Psychotherapy, 27(3), 411-420.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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