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Fobia Sociale: Terapia Breve Strategica a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Psicologo Psicoterapeuta per l’Ansia e la Fobia Sociale

a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

 

Che cos’è la Fobia Sociale?

 

Per Disturbo d’Ansia Sociale o Fobia Sociale si intende un insieme di reazioni accomunate dal timore di mostrare ansia e inadeguatezza in contesti sociali. La paura di essere giudicati negativamente si può manifestare in situazioni quali cene, conversazioni con i colleghi (o i compagni di classe se parliamo di adolescenti), approcci con l’altro sesso o simili. Situazioni, in altri termini, che richiedono un’esposizione ad altre persone, di parlare di fronte ad altri mostrandosi con le proprie caratteristiche positive o difetti (veri o presunti).

 

La paura dell’inadeguatezza

 

Il vago timore di non essere adeguati a contesti nuovi è piuttosto frequente, ed è importante distinguere tra Ansia Sociale e timidezza. Mentre la seconda si riferisce ad una particolare cautela nell’interazione, contrapposta all’estroversione di chi si mette in mostra con più facilità, la prima si riferisce a sensazioni di disagio piuttosto marcato, al pensiero di dover affrontare interazioni sociali o nel momento in cui ci si è già immersi. Essa potrebbe interferire con la creazione di reti sociali e amicizie in infanzia e adolescenza, fondamentali per supporto, compagnia e confronto (La Greca et al., 1998; Milanese, 2020). Può evolvere in un disturbo conclamato di Fobia Sociale, caratterizzato da marcati evitamenti (o “fughe”), oppure rimanere, per così dire, sottosoglia, presente ma non così invalidante.

 

 

Psicoterapia Breve Strategica dell’Ansia Sociale

 

Ansia sociale in infanzia

Le interazioni comunicative durante l’infanzia sono caratterizzate da un tale grado di variabilità che secondo alcuni autori parlare di “fobia sociale infantile” in senso stretto sia errato. I bambini, infatti, modificano in modo molto fluido il loro modo di relazionarsi, di parlare o al contrario di chiudersi in un silenzio imbarazzato, a seconda della persona che si trovano davanti. Per questo motivo può risultare difficile identificare dei pattern di paura costante della relazione con altre persone. Sono decisamente più frequenti casi in cui la “chiusura” relazionale si esplica all’interno di persone e contesti specifici, come il mutismo selettivo oppure la fobia scolare.

Si parla di “mutismo selettivo” quando il bambino/a rifiuta di parlare o di esprimersi (se non attraverso il silenzio, che costituisce comunque un potente strumento comunicativo) con alcune persone o all’interno di determinati contesti, come la scuola oppure le riunioni familiari allargate. Spesso il mutismo selettivo è frutto di modalità ridondanti di interazione della famiglia, che, nello sforzo di aiutare il piccolo/a ad esprimersi, rafforzano paradossalmente la sua tendenza al silenzio. Tali situazioni vengono usualmente trattate in Terapia Breve Strategica utilizzando peculiari tecniche di frustrazione del sintomo che permettono un loro superamento rapido.

La Fobia Scolare si traduce invece in un rifiuto disperato del bambino/a di recarsi al plesso scolastico, con pianti e lamenti che spezzano il cuore dei genitori al momento della separazione. Essi possono cercare di “addolcire” il distacco, sostando per un certo periodo all’interno della classe, nella speranza di facilitare la transizione, oppure parlando a lungo con il bambino, cercando di tranquillizzarlo, spiegandogli che potrà ritrovarli, una volta conclusa la mattinata. Quando però tali Tentate Soluzioni non funzionano tendono a mantenere il problema, che spesso, dato l’obbligo scolastico, porta con sé una schiera di conseguenze spiacevoli. In questi casi, lo Psicoterapeuta utilizza le usuali tecniche di superamento dei problemi di ansia con la mediazione dei genitori, eletti a co-terapeuti del processo, portando ad una risoluzione dei sintomi in tempi brevi.

 

Ansia sociale in adolescenza

L’adolescenza è l’età in cui le relazioni amicali si svincolano dal nucleo familiare, diventando arena privilegiata di sperimentazione e crescita. Non è un caso infatti se è qui che osserviamo le prime forme strutturate di ansia sociale; esse “mettono in pausa” gli apprendimenti sociali tanto importanti in questo periodo di vita. E’ proprio in questo periodo che cominciamo ad osservare le diverse tipologie di fobia sociale, quelle basate su un funzionamento di tipo ossessivo e quelle basate sulla credenza/percezione di non piacere agli altri, di non essere apprezzati.

Con i primi ci riferiamo a quei casi in cui il ragazzo/a, nello sforzo costante di risultare simpatico, si impegna nella programmazione mentale delle “mosse” da attuare per raggiungere tale scopo. Egli pensa e ripensa a cosa dire, quando dirlo e come, e a chi, per riuscire ad ottenere più approvazione. Ma è proprio l’attenta progettazione delle proprie interazioni che le priva della loro naturale spontaneità, generando nel ragazzo/a un senso di frustrazione e di “blocco” di fronte agli altri. Sarà quindi necessario utilizzare specifici “controparadossi” finalizzati a bloccare l’iper-mentalizzazione, per ricostruire la fluidità dell’incontro.

In altri casi il ragazzo/a sviluppa una percezione di inadeguatezza; si tratta di una sorta di “ombra”, di “nuvola scura” che lo segue ovunque egli vada. Il ragazzo/a si sente inadeguato, sente di essere inspiegabilmente e senza speranza fuori posto e fuori luogo, specialmente in confronto ai compagni, che gli paiono così a loro agio. In alcuni casi, la percezione si può fissare su un particolare dell’aspetto fisico, generando problematiche dismorfofobiche (leggi di più); in altri rimane qualcosa di indefinito, ma che può portarlo all’isolamento sociale e alla solitudine. Compito dello psicoterapeuta strategico è allora quello di fornire alcune progressive ma determinanti esperienze emozionali correttive in grado di scardinare la percezione patogena.

 

Ansia sociale in età adulta

Spesso i problemi fobico/sociali in età adulta ricalcano le forme adolescenziali, ma con un importante distinguo. Le fasi puberale e adolescenziale sono caratterizzate da una ampia variabilità di sviluppo: in altri termini, una volta prodotta una piccola incrinatura nel funzionamento del disturbo, tale deviazione si amplifica in modo geometrico/esponenziale, dando luogo a trasformazioni a valanga. In età adulta, lo stesso cambiamento richiederà più tempo per essere stabilizzato ed ampliato: nello specifico della pratica psicoterapeutica, si punterà al superamento del problema entro del 6/7 sedute, per poi procedere gradualmente ad aumentarne la distanza temporale a un mese, due mesi, tre mesi; e poi a sei mesi, un anno. In questo modo i cambiamenti acquisiti vengono stabilizzati e resi automatici in modo graduale, evitando le ricadute.

 

Il “Blocco” con l’altro sesso

Una delle situazioni più imbarazzanti e spiacevoli per chi soffre di ansia sociale è lo sperimentare una sorta di “congelamento” negli approcci a membri dell’altro sesso. Le parole si bloccano nella gola, serrata la quale sembra non poter passare nulla. E naturalmente la vergogna, sgradevole compagno che priva della gioia dell’incontro: in alcuni casi la persona è impegnata a “progettare” le parole perfette, la frase ad effetto. Ma tale “sovra-mentalizzazione” porta al blocco: più ci rifletto, meno mi sento pronto.

In altri casi, è la paura del rifiuto a surgelare l’azione desiderata: quando è grande il timore di non venire apprezzati, ogni movimento verso l’altro rischia di abortire per il terrore di essere scartati. Si rischia così di cadere in un’ulteriore “psicotrappola” (Nardone, 2013): aspettare il momento perfetto per “fare la mossa”; attesa dopo attesa, spossano la partner potenziale, portandola allo stremo, e alla ricerca di nuovi, meno stancanti compagni. Viene quindi confermata la percezione iniziale, il senso di inadeguatezza e incompiutezza la fa da sovrano (Milanese, 2020): il disturbo tende quindi a mantenersi inalterato, nella sua logica circolare, stringente e apparentemente senza uscita.

 

La Paura di parlare in pubblico

Altrettanto diffusa è la paura di parlare in pubblico, comune tra manager e professionisti che vi si trovano costretti per lavoro, ma anche tra chi soffre la propria ansia sociale in compagnie più piacevoli, come durante feste, cene e festività.

In questi casi, l’attenzione è rivolta al controllo delle reazioni ansiose, che si teme possano sfuggire al controllo; l’occhio rivolto verso l’interno inibisce la fluidità d’eloquio, rendendolo sabbioso e meccanico. E qualora l’ansia dovesse superare il livello di guardia, il timore del giudizio dei presenti sarà soverchiante, come la tentazione di evitare, in futuro, situazioni che possano comportare il ripetersi di una tanto imbarazzante esposizione.

 

Il trattamento Breve Strategico

La Terapia Breve Strategica ha sviluppato una serie di protocolli di trattamento per ognuna di queste tipologie di problemi (Muriana e Verbitz, 2017; Nardone, 2012; Nardone e Watzlawick, 1990; ed altri) nonostante esse possano e debbano essere adattate al caso specifico, l’essere state costruite a ad hoc sul loro funzionamento, ha permesso un’elevata efficacia d’intervento, in linea con la famosa massima di Arthur Clarke:

Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia.

 

Bibiografia

La Greca, A. M., & Lopez, N. (1998). Social anxiety among adolescents: Linkages with peer relations and friendships. Journal of abnormal child psychology, 26(2), 83-94.

Milanese, R. (2020). L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Firenze: Ponte alle Grazie.

Muriana, E., Verbitz. T. (2017). Se sei paranoico non sei mai solo! Dalla diffidenza al delirio paranoico. Roma: Alpes Italia.

Nardone, G. & L’equipe del Centro di Terapia Strategica (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli: problemi e soluzioni per il ciclo di vita. Firenze: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., & Watzlawick, P. (1990). L’arte del cambiamento: manuale di terapia strategica e ipnoterapia senza trance. Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Watzlawick, P. (1997). Terapia Breve Strategica. Milano: Raffaello Cortina.

Watzlawick, P., Weakland, J. H., Fisch, R., & Ferretti, M. (1974). Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi. Astrolabio.

Wells, A., & Papageorgiou, C. (1998). Social phobia: Effects of external attention on anxiety, negative beliefs, and perspective taking. Behavior therapy,29(3), 357-370.

Wells, A., Clark, D. M., Salkovskis, P., Ludgate, J., Hackmann, A., & Gelder, M. (1996). Social phobia: The role of in-situation safety behaviors in maintaining anxiety and negative beliefs. Behavior Therapy, 26(1), 153-161.

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