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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

La notizia di un mesetto fa, è che uno dei primi collaboratori di Mark Zuckerberg, Sean Parker, ha usato parole molto pesanti per descrivere Facebook, ed il suo impatto sulla società e sulle persone. Ora, Sean Parker non è uno qualsiasi: prima di collaborare per rendere Facebook ciò che tutti conosciamo, è stato il fondatore di Napster. Era uno di quei programmini che noialtri, quelli che erano adolescenti fra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei ‘2000, ricordiamo bene perchè ci permettevano di ascoltare tutta la musica che volevamo senza dover comprare i dischi. E con i primi modem che circolavano, i famosi “cinquantasei cappa”, potevamo scaricare una canzone da 3 mega in sole 16 ore, oltre a chattare su C6 sentendoci fighi perchè una ragazza a 500 chilometri di distanza ci diceva che eravamo simpatici. Altri tempi, ma chi se li ricorda sa di cosa parlo: erano altri tempi anche per Internet, tutti pensavano che avrebbe rivoluzionato l’informazione, l’impresa, rendendo tutti un po’ più liberi ed un po’ più uguali.

Insomma Sean Parker, il Sean Parker che era parte di quel mondo che ora non c‘è più, ha detto di Facebook:

…cambia la nostra relazione con la società e con le persone…e probabilmente interferisce con la produttività in modi strani. Dio solo sa cosa sta facendo al cervello dei nostri bambini. […]

Il tipo di pensiero che è stato utilizzato per costruire queste applicazioni è stato: “Come possiamo fare a consumare la maggior percentuale possibile del vostro tempo e della vostra attenzione?

E non è il solo. Chamath Palihapitiya, ex dirigente di Facebook ha detto di “sentirsi in colpa” per l’impatto di Facebook sulla società e per il modo in cui è utilizzato.

 

Simili dubbi devono avere attraversato anche Claire Diaz-Ortiz, una ex-dipendente di Twitter, autrice di un libro intitolato: “Twitter for good” (!!!), che si è chiesta se il titolo del libro non vada completamente capovolto, e quanto la piattaforma per cui lavorava non possa essere usata per altri scopi meno nobili, come fare campagna elettorale, diffondere fake news, oppure minacciare una guerra nucleare.

Sembra inoltre che l’algoritmo di Facebook, al posto di rendere tutti più connessi, sia sempre più in grado di selezionare i contenuti da mostrarci, in modo da renderli conformi ai nostri gusti. Questo però porta ad una ghettizzazione culturale che sta rendendo la società sempre più sorda a sè stessa: parliamo e ci confrontiamo solo con chi la pensa come noi. In altre parole non ci confrontiamo affatto, siamo solo circondati da specchi che mostrano la nostra immagine.

 

La tecnologia non ha previsto il futuro

 

Ora, dov’è la novità di tutto ciò? Naturalmente, i social non sono stati esenti da critiche sempre crescenti, negli ultimi anni. Ma stavolta non si tratta di qualche psicologo pedagogista o di qualche intellettuale un po’ radical chic, qui parliamo di un dietrofront da parte delle persone che hanno contribuito a CREARE questi strumenti, un dietrofront talmente radicale da passare alla storia del web.

Ma c’è un’altro aspetto: nei confronti di queste aziende della Silicon Valley noi tutti abbiamo sempre avuto lo stesso atteggiamento di umile sottomissione, incondizionato rispetto e radicata ammirazione che ha un bambino quando, per la prima volta e (dal suo punto di vista) per qualche strano miracolo, viene ammesso a partecipare ai giochi dei più grandi. Erano quelli “avanti”, quelli che creavano il futuro, noialtri provinciali potevamo al massimo cercare di stare al passo.

Il punto è precisamente questo: stavano creando il futuro, ma senza sapere di che futuro si trattasse. Ed ora che ormai è fatta, e probabilmente senza ritorno, alcuni di loro si sentono in colpa. Ma questo dovrebbe insegnare qualcosa anche a noi: non sempre i bambini più grandi sono perfetti. Ricordate le vostre mamme quando vi dicevano: perchè, se gli altri si buttano dalla finestra che fai, ti butti anche tu?



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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