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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Quando si sente la parola “paranoia” si tende a pensare che si tratti esclusivamente della sensazione di essere perseguitati o ostacolati da alcune o molte persone. Ma esistono alcune varianti di disturbo paranoide rivolto verso sè stessi: l’idea che il nostro nemico sia dentro di noi, l’idea che al nostro interno esista qualcosa che ci condanna all’insuccesso e alla felicità, l’idea che possiamo autosabotarci. Ma forse dire “idea” è utilizzare una parola scorretta: quando si tratta di paranoia rivolta verso di sè possiamo già cominciare ad usare la parola “percezione”. Non penso di essere io il mio stesso nemico, bensì comincio letteralmente a sentirlo.

Si tratta della paranoia “cattivo me” (bad me in inglese, vedi Melo e colleghi, 2006). La persona può arrivare a sentirsi perseguitata da sè stessa (il sabotatore che porta sempre con sè – vedi Nardone e de Santis, 2011) oppure perseguitata dagli altri. Ma anche in questo secondo caso, sente che le cose che le accadono sono la giusta punizione per la propria cattiveria.

E questo è il tratto che distingue tale tipologia dalla paranoia “povero me”, forse più usuale, basata sull’idea che l’origine delle proprie sfortune sia da ricercarsi all’esterno, negli altri che ingiustamente e per (la loro, stavolta) cattiveria, sabotano un’altrimenti serena esistenza.

La paranoia “cattivo me” è maggiormente associata alle reazioni depressive e di scoramento esistenziale, come possiamo facilmente immaginare. Se il nemico si insidia dentro noi stessi, che speranze abbiamo di uscire vincitori dallo scontro? Il tutto associato ad una immagine di sè auto-colpevolizzante e nel complesso negativa, in cui la persona diventa il persecutore di sè stessa, impegnata in una lotta senza quartiere, una sorta di guerra civile psicologica, tanto sofferta quanto potenzialmente infinita (Udachina et al., 2012).

Se la paranoia “povero me” è di frequente accompagnata a sentimenti di rabbia nei confronti degli altri e del mondo esterno, la variante “cattivo me” è più associata, come detto, a reazioni di tristezza e di rabbia rivolta all’interno. 

 

Me inadeguato

Dobbiamo anche specificare che nella pratica clinica rileviamo un’ulteriore tipologia, altrettanto importante in quell’ambito, forse meno caratterizzato da agiti e sintomi “spettacolari” ma dalla sensazione strisciante ma onnipresente di essere fondamentalmente inadeguati o inadatti. Specifichiamo che non si tratta di una valutazione empirica (ho verificato di non avere a disposizione le competenze necessarie a fronteggiare una determinata situazione), ma di una paranoia, con tutte le connotazioni generali e assolute che tali percezioni comportano.

 

Paranoie e fobia sociale

Tutte queste tipologie si presentano spesso in compresenza con marcati sintomi di fobia sociale (vedi Agnello e colleghi, 2013); questo non deve stupire, se consideriamo le implicazioni interpersonali di ognuna.

Nel caso della paranoia “povero me”, infatti, la cattiveria o le cattive intenzioni percepite negli altri comportano necessariamente un aumento della sospettosità e della vigilanza. La persona si sente costantemente a rischio di attacco, e una sorta di allerta difensiva ne è la naturale conseguenza.

Il “cattivo me” e il “me inadeguato”, invece, pur cercando e desiderando la compagnia degli altri, ne sono spaventati: sanno che il rischio di essere scoperti nella propria vera natura, nella propria cattiveria o inadeguatezza è sempre dietro l’angolo.

E’ altresì vero che le tre varianti spesso prendono l’una il posto dell’altra, e la stessa persona può presentarle in sequenza. Da un punto di vista terapeutico, pur essendo variazioni di un medesimo disturbo, richiedono che le tecniche siano calzate sul caso specifico in base alla tipologia presentata, come è peraltro prassi della Terapia Breve Strategica (vedi Muriana e Verbitz, 2017).

Sebbene tali disturbi di tipo paranoide costituiscano un perfetto esempio di circoli viziosi in grado di nutrire sè stessi come moti perpetui, siamo infatti in possesso di una serie di strumenti terapeutici in grado di portare al superamento di tali disagi, che possono costituire una notevole fonte di sofferenza personale e interpersonale.

 

 

Riferimenti bibliografici

Agnello, T., Fante, C., & Pruneti, C. (2013). Paranoid personality disorder: new areas of research in diagnosis and treatmentJournal of Psychopathology19, 310-319.

Melo, S. S., Taylor, J. L., & Bentall, R. P. (2006). Poor me versus bad me paranoia and the instability of persecutory ideationPsychology and Psychotherapy: Theory, Research and Practice79(2), 271-287.

Muriana, E., Verbitz, T. (2017). Se sei paranoico non sei mai solo. Dalla diffidenza al delirio paranoico. Roma: Alpes.

Nardone, G., De Santis, G. (2011). Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male. Firenze: Ponte alle Grazie.

Trower P, Chadwick PDJ. Pathways to the defence of the self: a theory of two types of paranoia. Clin Psychol: Sci Pract 1995;2:263-78.

Udachina, A., Varese, F., Oorschot, M., Myin-Germeys, I., & Bentall, R. P. (2012). Dynamics of self-esteem in “poor-me” and “bad-me” paranoiaThe Journal of nervous and mental disease200(9), 777-783.

Zigler, E., & Glick, M. (1988). Is paranoid schizophrenia really camouflaged depression?. American Psychologist43(4), 284.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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