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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

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Quante volte ci interroghiamo sulle cause di situazioni che ci riguardano?

Ci chiediamo il perchè facciamo qualcosa, il perchè ci siamo trovati ad affrontare una certa situazione, il perchè viviamo o il perchè vivono gli altri, il perchè abbiamo certi problemi e non altri. E’ un processo naturale, ma in molti casi fuorviante, perchè (!!) ci porta ad un’illusoria sicurezza, che può far comodo in certi casi, ma escluderci da possibilità di scelta, strade alternative o percorsi inimmaginati. Essi, se ci fossimo dati un “perchè” diverso, avrebbero potuto essere nostri, ma inconsapevolmente o meno li lasciamo appassire. Ecco alcune ragioni per cui chiedersi il perchè delle cose fa male. In che senso? Lo vedremo, non abbiate fretta.

 

Perchè abbiamo bisogno di inventarci teorie ed opinioni.

 

Alcuni studi sembrano mostrare che il bisogno di trovare delle spiegazioni per ciò che ci accade sia istintivo. Come dire, ci viene automatico. Non riusciamo a controllarlo, quando vediamo qualcosa che non ci aspettiamo, oppure che ci fa soffrire, vi cerchiamo una spiegazione, un motivo, un perchè. Questo probabilmente è legato al fatto che in passato i nostri progenitori trovavano utile capire le motivazioni che spingevano gli animali a trovarsi in un determinato luogo rispetto ad un altro, come si sarebbero comportati, e come avrebbero fatto a farli comportare diversamente: ad esempio, spaventare delle prede (bisonti o simili) in modo che si spostassero in una certa direzione dove li attendevano altri cacciatori, pronti a catturarli o falcidiarli. Da allora, pensiamo che capire il ‘perchè’ ci possa aiutare a prevedere ciò che succederà, e quindi a modificarlo.

 

Perchè tra ‘sapere’ e ‘fare’ c’è di mezzo il mare.

 

Nel caso dei nostri eroici uomini delle caverne, la conoscenza era anche azione, e viceversa. In principio (le cose hanno però cominciato a modificarsi velocemente) non aveva senso avere una “Teoria del Bisonte”, una “Antologia delle Paure del Bovino Selvatico” oppure descrivere i “Processi Interattivi Uomo-Bufalo”; non esistevano ricercatori, topi di biblioteca, teorici, ma solo cacciatori, pronti ad abbandonare qualsiasi idea che non li aiutasse a portare a casa la cena. Mai, come in questo periodo storico ed in particolare nelle Scienze Umane, c’è stato un distacco così netto tra chi fa ricerca e chi agisce ‘dentro’ il mondo: il sociologo non cambia la società, lo storico non fa la storia (i più fortunati fanno la storia della storia), e i ricercatori ‘puri’ in psicologia e psichiatria raramente si occupano di migliorare la vita delle persone. Per questo ci sono tante descrizioni dei “Processi interattivi Uomo-Bufalo”, ma solo in pochi sanno cacciare.

 

Perchè la Teoria si nutre di sè stessa.

 

Ecco cosa accade quando la Teoria è dissociata dall’azione: essa diventa una creatura a sè stante che cresce, si sviluppa e si ramifica come la mitologica Idra. Non avendo il feedback derivato dall’azione, rimane solo l’intelletto: che crea sè stesso e le sue creazioni (Maturana e Varela, 1985). E quando una Teoria si ramifica incontrollatamente, ecco che scompare il criterio di utilità; serve in quanto teoria, non in quanto utile a raggiungere uno scopo.

 

Cercare i ‘perchè’ della nostra vita ci porta a creare Teorie su noi stessi.

 

Ma lasciamo la Scienza al suo destino e torniamo a noi, col nostro quotidiano tribolare. Abbiamo visto che chiederci il perchè ci porta a formulare delle Teorie; dapprincipio esse ci guidano nell’azione, ma spesso in seguito divengono più importanti, rafforzandosi e acquistando sempre più potere su di noi, come magneti che catturano la nostra attenzione. Ho già scritto in un articolo sul Dubbio Patologico e in un altro sui Pensieri Ossessivi quanto la ruminazione eccessiva possa letteralmente rovinarci la vita (leggi anche “Come perdere il senno in cinque semplici mosse“). Ora vorrei solo limitarmi a sottolineare ulteriormente un aspetto: pensare troppo ai perchè non permette di agire. Ecco la trappola: penso che se avessi più consapevolezza, se sapessi di più, se conoscessi meglio, se avessi una Teoria più precisa, se potessi intravedere l’origine dei miei problemi potrei identificarne meglio la soluzione. E così mi dò da fare per crearmela. Ha perfettamente senso, no? Solo che nel frattempo non agisco; e non facendo niente a parte pensare non posso crearmi quel tipo di conoscenza reale, incarnata, che deriva dal sapere come ottenere qualcosa. La conoscenza del cacciatore.

 

Perchè cercare i ‘perchè’ è il casello di un’autostrada senza uscita.

 

Perchè ci succede qualcosa? Perchè c’è stato un evento che ha causato quel ‘qualcosa’. E quest’altro evento da cosa è stato causato? Da un altro evento ancora. E quest’ultimo? Da un’altro ancora, precedente a tutti gli altri. E così via, di ‘perchè’ in ‘perchè’, ci troviamo nell’autostrada della spiegazione, piena di entrate ma senza uscite (a meno che non si smetta di cercare il perchè, accettando il fatto di non poterlo sapere in via definitiva). E’ un’autostrada da percorrere in retromarcia, alla ricerca dell’arrivo definitivo che corrisponde con la partenza, il momento in cui ci siamo posti quella fatidica domanda, in cui la trappola è scattata, chiudendosi attorno a noi: “Ma perchè”?

E via all’indietro, di istante in istante, di momento in momento, di evento in evento, la storia individuale, familiare, culturale, fino al “In Principio era il Verbo”. La ricerca delle cause trascina nel passato e alla fine della strada cosa avremo scoperto? Che l’unico modo per arrivare in fondo a questo viaggio è decidere di non percorrerlo neanche.

DOTT. GIACOMO CRIVELLARO, PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
A FIRENZE E PARMA
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Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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