L’ostello era semplice ma pulito, la nostra camera con un letto di pino ed il comodino dava su una anticamera al termine della quale si trovava il bagno in comune. Quella mattina ci eravamo svegliati tardi, la sera prima era andata un po’ per le lunghe; quando uscimmo sul viale semideserto non vedevamo l’ora di fare colazione. Percorsi un paio di isolati trovammo uno di quei bar ipermoderni con gli interni di vetro, pieni di luci e specchi; francamente non il massimo, ma almeno prometteva caffè e brioche, ed entrammo.
Ci sedemmo a fianco di una vetrata sulla strada che ci lasciava guardare i rari passanti che, incupiti, si avviavano isolati. Il caffè non era granchè, ma la brioche ci fece bene. Una volta fuori, più svegli, ci rendemmo conto che il silenzio ora avvolgeva le case; la strada, chiusa al traffico, aspettava sospesa.
Quando arrivammo al piazzale in fondo a Tita Marsala, vedemmo che si erano radunate là diverse migliaia di persone, una atmosfera greve, un’attesa. Mi venne in mente di scattare qualche foto, ma ero io stesso infastidito dal raro scatto di qualche giornalista, e decisi di evitare. Ad un tratto si avvicinò un camion, coperto di una bandiera, che prese ad attraversare la folla. Tutti gli occhi vi si girarono, migliaia di pupille che in silenzio lo seguivano. Qualcuno si avvicinava al camion, lo toccava, o lasciava dei fiori; c’era qualcuno che piangeva; gli altri assistevano chiusi nello stesso mutismo che, assordante, ci aveva accolti all’uscita da bar.
Quanto forte possiamo sentire il silenzio? Quante parole sterilizzano ciò che diciamo? Solo quando la tensione cominciò a scemare ci sentimmo di informarci sullo spettacolo a cui avevamo assistito: senza saperlo, ci eravamo trovati sulla strada del mezzo che accompagnava alla sepoltura i miseri resti di centotrentasei persone, uccise vent’anni prima nella mattanza della guerra. E avevamo visto come gli sguardi di una città possono, senza parole, portare testimonianza.
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Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)