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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Quando da adulti si osservano i bambini che, a partire dai tre anni di età, cominciano a muoversi all’interno di un mondo dotato di senso e di relazioni sociali, di regole e regolarità, restiamo colpiti dalla particolare fascinazione che esercita su di loro il mondo della magia, delle fiabe, l’universo in cui le regole della fisica e della causalità possono essere sospese a favore di spiegazioni non meno elaborate, ma forse più multicolori e misteriose.

All’interno del processo di sviluppo, la ricerca delle risposte alle domande riguardanti i “come” e i “perché” delle cose si fa pressante e continuativa durante l’infanzia. In ogni cultura, i bambini si confrontano con il semplice fatto che ci sono molte cose che non sanno, e cercano di saperne sempre di più. Gli adulti, più o meno dai tre anni di età, assumono la funzione di fornire questa conoscenza dichiarativa ed esplicita su come funziona il mondo (Tomasello, 2019).

Ma fin da una età precoce i bambini hanno anche la capacità di fabbricarsi delle risposte, e queste ultime tendono, almeno fino ai sette anni di età circa [1], ad essere formulate secondo i principi del cosiddetto “pensiero magico”, un pensiero basato sull’idea che i fenomeni fisici possano essere influenzati da forze immateriali e/o invisibili, come i pensieri o le intenzioni, gli incantesimi o gli gnomi dei boschi. Con le parole di un articolo che passa in rassegna gli studi in quest’ambito:

[I] risultati ci fanno vedere i bambini come costruttivisti, impegnati attivamente a costruire pezzi di conoscenza in una varietà di domini, utilizzando sia entità “naturali” che “soprannaturali” (Phelps e Wooley, 1994).

Pare quindi che i bambini si spieghino ciò che accade attorno a loro in entrambi i modi (naturale e soprannaturale), e esistono evidenze del fatto che queste ultime siano invocate soprattutto in constesti straordinari, quando le normali catene causali entrano in crisi. Eventi cioè per i quali non hanno a disposizione spiegazioni adeguate oppure che violano le loro aspettative (Subbotsky, 2004b).

Anche la metafora, una forma retorica che richiede una certa complessità di pensiero, non sfugge alle spiegazioni “magiche”, e smette di essere tale, riportata alla sua letteralità:

adulto: “Sta venendo un po’ di pioggia”.

bambino: “Perchè la pioggia ha deciso di arrivare?”.

In questo caso l’utilizzo metaforico del verbo “venire”, che lascia presagire una certa intenzionalità, viene preso alla lettera dal bambino, che infatti si chiede (in modo magico) che cosa abbia spinto la pioggia a prendere la decisione di muoversi.

Anche quando le spiegazioni “realistiche” risultano troppo difficili da capire i bambini si spingono a cercarne di soprannaturali. Ad esempio alcuni ricercatori hanno provato a leggere ad alcuni bambini due tipologie di storie riguardanti l’evaporazione dell’acqua: nella prima tipologia non veniva fornita alcuna spiegazione del perchè l’acqua evapora, nella seconda invece veniva spiegato per sommi capi il meccanismi fisico dell’evaporazione. Gli studiosi si aspettavano di rilevare una diminuzione delle spiegazioni di tipo magico nel secondo gruppo di bambini: questo non avvenne, forse perchè le delucidazioni fornite risultavano più astratte e incomprensibili, agli occhi dei giovani soggetti, della magia stessa (Koutsourias, 1984).

 

Pensiero magico e paure dell’infanzia

 

Come la paura adulta, la paura infantile è una emozione normale, uno dei modi che abbiamo per relazionarci ad un mondo che, per sua stessa natura, è multiforme e spesso imprevedibile. Per questo non possiamo mai trascurare la funzione protettiva fondamentale che spesso assume, quella di difenderci dai pericoli. Ma i bambini possono reagire in modo diverso a situazioni diverse; alcuni, più curiosi, si gettano senza esitazione alla scoperta delle novità. Altri, più cauti, vi si avvicinano gradualmente, tastando il terreno prima di lasciarsi andare; altri ancora, ne hanno timore e tendono ad evitarle.

Nella percezione e nella gestione di questa emozione antica e complessa, un posto particolare è assunto dal pensiero magico. In età adulta, infatti, è possibile avere paura di situazioni reali o di situazioni immaginate, ma (esclusa la presenza di disturbi di altro genere) di solito si tratta di situazioni realistiche. I bambini, invece, possono avere paura dei mostri che, col buio, si svegliano da dietro gli armadi della loro camera; e per gestirla si nascondono sotto la coperta del lettino, convinti (ancora magicamente) di proteggersi, in questo modo, dalla loro minacciosa esistenza. Allo stesso tempo, sembra che sotto i sei anni di età i bambini non siano consapevoli del legame mente/paura, e sono quindi del tutto digiuni delle possibili strategie da mettere in atto per superare la paura (Sayfan e Lagattuta, 2009).

Per quanto riguarda le paure notturne, i bambini che più di altri tendono a confondere i frutti della loro immaginazione con la realtà, ne soffrono maggiormente (Zisenwine, Kaplan, Kushnir & Sadeh, 2013). Ma questo non deve portare a razionalizzare il loro vissuto; i mostri nel buoi, infatti, sono percezioni, ed in quanto tali precedenti ed impermeabili ai ragionamenti che possiamo costruirci sopra (vedi Nardone, 2019).

 

Usare la fantasia per scacciare le paure

 

Il pensiero magico infantile e la fantasia immaginativa si intersecano in modo peculiare nel fenomeno delle paure notturne. Queste ultime, che includono la paura del buio ma non solo, sono ricorrenti nei bambini tra i 4 e i 7 anni, e costituiscono un ambito in cui alcune tecniche, come le classiche tecniche cognitivo-comportamentali basate sul rilassamento, non possono essere utilizzate, data la scarsa capacità/comprensione delle tecniche proposte da parte di bambini così piccoli.

Alcuni ricercatori hanno testato la tecnica della “lettera anti-mostri”, una invenzione dello scrittore Stephen King, in uno studio randomizzato. La tecnica può essere utilizzata quando la paura riguarda la presenza di mostri che, con il buio della notte, possono emergere dagli anfratti più nascosti della stanzetta per attaccare o spaventare il piccolo dormiente. Nella storia di King, nella cameretta del bimbo terrorizzato da un mostro nascosto nell’armadio venne appesa una lettera scritta appositamente dal padre, in cui si intimava al mostro di andarsene e di lasciar stare il bambino.

La procedura studiata nella ricerca si suddivide nelle seguenti parti (Muris, Verweij e Meesters, 2003):

1 – I bambini, in gruppo, disegnano i loro personali mostri della notte. Se ne hanno più di uno, li inseriscono tutti nel disegno.

2 – Viene scritta una letterina, in forma di filastrocca, da allegare al disegno. Abbiamo provato a tradurla dall’inglese:

“Cari mostri e bestie tutti, io so quanto siete brutti. Ma con questa letterina, via dalla mia camerina! Dovrete sempre lasciarmi stare, e dormire a tutto andare. Io voglio che voi, da ora in poi, mi stiate lontani, ora più che mai”.

3 – Attaccare entrambi in camera, dove possono fornire la protezione maggiore. i due fogli insieme devono funzionare come un talismano, ed essere quindi posizionati vicini a dove dormirà il bambino (ad esempio, sotto il letto, oppure attaccati sul muro sopra alla testa).

Per concludere…

In questo post abbiamo provato a capire, per sommi capi, come funziona il pensiero magico dell’infanzia. Abbiamo poi provato a comprendere come contribuisce a dare forma alle paure in quel periodo di vita, e come ai terrori più profondi possa contribuire a trovare soluzione, tramite qualche piccola magia bianca.

Ma come abbiamo visto, un sottofondo lontano di magia rimane anche nella vita adulta, e pare esistere indipendentemente dal livello di istruzione raggiunto. Ma forse ci supporta in modi complessi e non lineari, se è vero che

come il pensiero razionale ci aiuta a gestire i problemi del mondo fisico, il pensiero magico ci viene in aiuto quando abbiamo a che fare con problemi di natura personale, sociale o emotiva (Subborsky, 2004a).

 

 

[1] Naturalmente, il pensiero magico non si spegne a sette anni come un interruttore. Sopravvive in seguito, e non soltanto come credenza di fede, ma all’interno dell’immaginazione e dei sogni. Ma nei bambini più piccoli ciò che accade nell’immaginazione è reale, nel senso che la distinzione fra ciò che si immagina e ciò che viene percepito come realtà è sfumata e fluida quanto la magia stessa. Altra considerazione che vale la pena menzionare è il fatto che la maggior parte dei bambini di quattro anni dichiareranno a parole che i fenomeni magici esistono solo nelle favole o nelle fiabe, ma quando saranno messi in condizione di agire come se ne fossero completamente sicuri, faranno altrimenti. Di più: alcuni sostengono, dati alla mano, che tutti abbiamo ancora la capacità di usare i pensiero magico, che come un’ombra mai doma, è appostato nella nostra mente, pronto al balzo (Subbotsky, 2004a).

Riferimenti bibliografici

Koutsourais, H. (1984). Inhibiting magical thought through stories. Child Study Journal.

Kushnir, J., & Sadeh, A. (2012). Assessment of brief interventions for nighttime fears in preschool children. European journal of pediatrics171(1), 67-75.

Muris, P., Verweij, C., & Meesters, C. (2003). The “anti-monster letter” as a simple therapeutic tool for reducing night-time fears in young children. Behaviour Change, 20(4), 200-207. Retrieved from https://search-proquest-com.proxy.unimib.it/docview/219355813?accountid=16562

Nardone, G. (2019). Emozioni: istruzioni per l’uso. Firenze: Ponte alle Grazie.

Phelps, K. E., & Woolley, J. D. (1994). The form and function of young children’s magical beliefs. Developmental psychology30(3), 385.

Sayfan, L., & Lagattuta, K. H. (2009). Scaring the monster away: What children know about managing fears of real and imaginary creatures. Child Development80(6), 1756-1774.

Subbotsky, E. (2004a). Magical thinking-Reality or illusion?. PSYCHOLOGIST-LEICESTER-17(6), 336-339.

Subbotsky, E. (2004b). Magical thinking in judgments of causation: Can anomalous phenomena affect ontological causal beliefs in children and adults?. British Journal of Developmental Psychology22(1), 123-152.

Tomasello, M. (2019). Diventare umani. Milano: Raffaello Cortina.

Zisenwine, T., Kaplan, M., Kushnir, J., & Sadeh, A. (2013). Nighttime fears and fantasy–reality differentiation in preschool children. Child Psychiatry & Human Development44(1), 186-199.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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