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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

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Ho notato che anche le persone che affermano che tutto è già scritto e che non

possiamo far nulla per cambiare il destino, si guardano intorno prima di

attraversare la strada. (Stephen Hawking)

 

Essendoci abituati, non ce ne rendiamo conto; ma guidare è un’attività piuttosto complessa. Richiede specifiche abilità motorie (cambiare le marce, girare il volante, regolare la pressione sul freno e sulla frizione), attenzione e spesso anche un po’ di preveggenza (utilissima per capire quando quello davanti a noi sta per girare, anche se non ha messo la freccia!).

Normale quindi che sia influenzata dai nostri stati emotivi, da quanto siamo riposati, da come ci sentiamo in quel momento. Tra le emozioni, una delle più forti è la paura, per la sua capacità di avviare potenti modificazioni cerebrali e corporee, che prendono il nome di ansia. Quest’ultima ha quindi una serie di effetti sulle capacità di guida (Matthews et al., 1998; Fairclough et al., 2006; Clapp et al., 2011; Taylor et al., 2008). Vediamo quali.

 

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1) “Perchè ho paura?”

 

L’attivazione ansiosa spesso spinge la persona alla ricerca dello stimolo che potrebbe averla provocata. Questa può assumere la forma di un rimuginio “psicologizzante” (oggi sono tesa perchè ho litigato con mio marito, mi ha fatto innervosire il mio capo, mi sento sempre un po’ più giù nelle giornate di pioggia, ecc.) oppure una ricerca all'”esterno” (se sento paura ci dev’essere un pericolo; dov’è?). Questi processi cognitivi spesso interferiscono con i processi attentivi necessari alla guida, peggiorando le prestazioni. Non è un caso, infatti, se parte dei training per piloti professionisti sia proprio focalizzata sulla velocizzazione del processamento delle informazioni alla guida (Roeker, 2003).

 

2) Quando lo sforzo di stare calmo distrae dalla strada

 

Come ho specificato qui, le reazioni ansiose possono attivare dei concomitanti tentativi di controllo, finalizzati a riportare le sensazioni all’interno del range percepito come normale. Queste ultime però, oltre ad avviare pericolosi processi paradossali che dal tentativo di controllo portano ad una sua progressiva perdita, costistuiscono una ulteriore fonte di distrazione cognitiva, che quindi risulta distolta dalle molteplici abilità richieste dalla guida (Murray, 2003). Quando l’arousal sale, il circolo attentivo si restringe. Quindi, una attivazione moderata porta ad un filtraggio maggiore degli stimoli irrilevanti, velocizzando la risposta a quelli rilevanti. Inoltre, entro un certo limite, la preoccupazione aiuta la performance in quanto aumenta la motivazione della persona. Sopra una certa soglia, invece, l’arousal restringe ulteriormente il campo attentivo, rallentando le risposte anche agli stimoli ad alta salienza.

 

3) “Devo stare calmo!” La paura della paura

 

L’attività della guida è particolare, perchè richiede una costante interazione fra sè ed il mondo che ci circonda; altre macchina, pedoni, ciclisti, mezzi pubblici, il traffico si addensa o si fa più rarefatto, il semaforo diventa rosso e da rosso a verde. Questo significa che il sistema mente-corpo-macchina deve costantemente adattare sè stesso all’ambiente, rispondendo ad esso e gestendo le reazioni che esso provoca. Questo implica anche una certa capacità di autoregolazione emotiva; le emozioni stimolate dalla guida sono le più diverse, dalla sorpresa, alla rabbia, alla paura, al sollievo quando si temeva un blocco del traffico che poi non si verifica. Ma le reazioni paurose spesso mopolizzano le capacità autoregolatorie, rendendo ogni stimolo imprevisto possibile di destabilizzazione.

 

4) Penso a come guidare, e me ne dimentico

 

La capacità di guida include una serie di movimenti fini che, sebbene all’inizio dell’addestramento siano volontari, col tempo diventano automatici. Le azioni automatiche, che secondo Logan (1985) possono essere definite come

delle azioni che possono essere implementate velocemente, senza sforzo, ed in modo relativamente autonomo

costituiscono una delle dimensioni in cui l’ansia influisce sulla guida. Spesso infatti l’ansia è provocata parimenti dalle reazioni paurose e dai tentativi coscienti di controllarle; e altrettanto spesso, nel tentativo di superare la paura, le persone si sforzano di controllare coscientemente gli stessi automatismi che permettono la guida fluida, rendendola insicura e spezzettata a scapito dell’automaticità che consente le risposte veloci e muscolarmente fluide.

Difatti, seguendo Taylor (2008):

La guida può essere considerata una capacità che coinvolge molti diversi aspetti comportamentali, come la coordinazione senso-motoria, il giudizio psico-fisiologico, l’attenzione, l’emozione ed il tempo di reazione.

 

5) Evitamento: come fare di un gattino una tigre

 

Una delle Tentate Soluzioni più ricorrenti nei disturbi d’ansia e di panico è quella di evitare attivamente le situazioni che si teme possano scatenare le emozioni indesiderate. Sfortunatamente, tale reazione rafforza la pericolosità percepita dello stimolo bersaglio, rafforzando l’evitamento in un circuito a feedback retroattivo che si autoalimenta (Nardone, 1995). L’evitamento stesso è infatti uno dei bersagli elettivi degli interventi di Terapia Breve Strategica nei casi di disturbi fobici e fobico-ossessivi; la sua strutturazione infatti, porta anche ad un progressivo deperimento delle capacità di guida, rimaste inutilizzate per periodi protratti.

 

In conclusione, le reazioni paurose che sfociano nell’attivazione ansiosa hanno una serie di effetti sulla guida, che abbiamo riassunto in cognitive, emotive, comportamentali ed esistenziali (l’autonomia personale, infatti, risente fortemente dell’evitamento). Da notare che tali effetti si verificano solo quando la risposta ansiosa sale sopra un livello di guardia, che manda in “corto circuito” i processi di guida, richiedendo uno sforzo maggiore (più difficile quindi da mantenere nel tempo) per mantenere la stessa performance. Al di sotto di tale soglia, però, l’ansia può avere effetti benefici: rendendo le persone attente a prevedere possibili situazioni di pericolo, oppure motivandole a guidare bene (Murray, 2003).

 

Bibliografia

Clapp, J. D., Olsen, S. A., Beck, J. G., Palyo, S. A., Grant, D. M., Gudmundsdottir, B., & Marques, L. (2011, a). The Driving Behavior Survey: Scale construction and validation. Journal of Anxiety Disorders25(1), 96–105. http://doi.org/10.1016/j.janxdis.2010.08.008

Fairclough, S. H., Tattersall, A. J., & Houston, K. (2006). Anxiety and performance in the British driving test. Transportation Research Part F: Traffic Psychology and Behaviour, 9(1), 43-52.

Logan, G. D. (1985). Skill and automaticity: Relations, implications, and future directions. Canadian Journal of Psychology/Revue canadienne de psychologie, 39(2), 367.

Matthews, G., Dorn, L., Hoyes, T. W., Davies, D. R., Glendon, A. I., & Taylor, R. G. (1998). Driver stress and performance on a driving simulator. Human Factors, 40(1), 136-149.

Murray, N. P., & Janelle, C. M. (2003). Anxiety and performance: A visual search examination of the processing efficiency theory.Journal of Sport and Exercise Psychology, 25(2), 171-187.

Nardone, G. (1995). Paura, panico, fobie. La Terapia in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.

Roenker, D. L., Cissell, G. M., Ball, K. K., Wadley, V. G., & Edwards, J. D. (2003). Speed-of-processing and driving simulator training result in improved driving performance. Human factors, 45(2), 218-233.

Taylor, J. E., Deane, F. P., & Podd, J. (2008). The relationship between driving anxiety and driving skill: A review of human factors and anxiety-performance theories to clarify future research needs.

Wilson, M., Smith, N. C., Chattington, M., Ford, M., & Marple-Horvat, D. E. (2006). The role of effort in moderating the anxiety–performance relationship: Testing the prediction of processing efficiency theory in simulated rally driving. Journal of Sports Sciences, 24(11), 1223-1233.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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