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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Dopo due mesi di quarantena, ci siamo dovuti adattare ad una condizione nuova, strana, alienante. E’ stata dura: nel mio piccolo, ho provato a descrivere nelle pagine di questo blog quali sono gli effetti psicologici della quarantena. Ora ci riaffacciamo ad una “svolta” (tra virgolette perchè non può essere altrimenti, non trattandosi di un ritorno ad un equilibrio precedente ma a una vita diversa, adattata al virus) ed ognuno dovrà fronteggiare in molti aspetti il compito di costruire nuovi equilibri lavorativi, relazionali o psicologici basandosi sulle risorse e sui limiti di ciò che esisteva prima.

A livello personale e psicologico non facciamo eccezione. Sarà una fase difficile, come equilibristi vivremo oscillando tra la libertà e le restrizioni, tra obblighi e possibilità, limiti e aperture. Ho provato quindi a lasciarvi un breve elenco delle problematiche psicologiche che, una volta finita la quarantena, è probabile si acuiscano in un ritorno dell’irrisolto: quelle da guardare con attenzione. Prese nel loro complesso spiegano i risultati allarmanti delle review degli studi sugli effetti psicologici della quarantena, che ne sottolineano la natura di evento prolungato in grado di perturbare profondamente l’equilibrio psicologico di chi lo vive (Brooks et al., 2020; Hossain et al., 2020).

 

Problemi relazionali e fobia sociale

Dopo mesi in cui siamo stati invitati giustamente a mantenere le distanze per ostacolare il contagio, sappiamo che la vicinanza fisica alle persone può diventare rischiosa. Ma non solo: le altre persone possono costituire un pericolo, farsi inconsapevoli vettori del virus, allargare senza volerlo i numeri degli infetti. Sospettiamo che questa nuova percezione, se per molti potrà essere superata alla fine dell’emergenza (che, cominciamo a pensarlo, non ci sarà prima dello sviluppo di una terapia o di un vaccino, quindi mesi), per altri, eredi di una forma di fobia sociale o paranoia preesistente, l’equazione persone=rischio continuerà ad essere valida.

Le persone che già prima della epidemia incontravano difficoltà a relazionarsi con gli altri, temendo il giudizio o l’inadeguatezza, potrebbero per un verso trovarsi rassicurate dalle distanze imposte dalle precauzioni sanitarie. Potrebbero cioè sentirsi più a loro agio con la distanza che con la vicinanza e quindi rasserenarsi nell’interazione. Potrà però verificarsi anche la situazione opposta: quella cioè di coloro che, percependo il “fuori” e gli altri come minacciosi, dopo mesi di isolamento troveranno ulteriori ostacoli nell’uscita nel mondo (vedi Muriana e Verbitz, 2017).

 

Agorafobia, fobie della guida, fobie degli spostamenti

Com’è noto, l’agorafobia è la paura di trovarsi in situazioni in cui non poter ottenere l’aiuto e il supporto delle persone di riferimento, o dalle quali non poter fuggire in caso di pericolo o di attacco di panico. Più spesso invece, le percezioni fobiche della guida sono legate alla paura della velocità o di non poter essere in controllo di ciò che accade; la paura degli spostamenti in genere è invece spesso associata alla paura degli imprevisti e dello sconosciuto. La vita di tutti i giorni costringe a trovare dei compromessi fra il confort della casa e gli stimoli esterni: ma durante la quarantena questo delicato equilibrio è saltato completamente. Ecco quindi che gli obblighi quotidiani che costituivano uno stimolo a non soccombere alle proprie fobie sono venuti meno, irrigidendole nei limiti che impongono. Gli spazi di vita e le autonomie perse dovranno essere oggetto di una riconquista che per qualcuno sarà più semplice, per altri meno serena (vedi Nardone, 1999).

 

La paura delle malattie

Abbiamo scoperto nostro malgrado di non essere immuni (è proprio il caso di dirlo!) dalle leggi che regolano tutte le forme di vita sulla Terra. Siamo suscettibili alla malattia e all’imprevisto e gli strumenti di cui la nostra storia millenaria ci ha dotati non sempre possono fornire risposte, quali le vorremmo, veloci, sicure e definitive. La Scienza, come l’Epidemia, ha i suoi tempi.

In questo contesto la paura di contrarre la malattia diventa (per così dire) virale: uno stato costante di preoccupazione e ruminazione sulla possibilità di ammalarsi. Accompagnata dalle sue Tentate Soluzioni di elezione: l’ascolto costante di ogni segnale che provenendo dal corpo sembra indicare uno stato patologico; la ricerca di rassicurazioni tramite esami diagnostici (quanto vorremmo sapere, tramite i tanto sospirati esami sierologici, se siamo o no immuni da Covid-19?); la ricerca di informazioni che possano darci uno spiraglio di controllo di fronte all’abisso dell’incontrollabile.

Può però darsi il caso che la paura possa divenire stimolo per mettere in atto i comportamenti corretti per prevenire il contagio: il fossato attorno alla fortezza. In questi casi lo stimolo della paura si mantiene sui canali più sani, quelli che permettono di collaborare per il bene comune. In altri casi la paura del contagio e i dubbi in cui normalmente la ricerca scientifica tuttora si dibatte possono aumentare la tensione fino al parossismo: lo sforzo di evitare qualsiasi rischio, per quanto remoto, reale o immaginato può portare paradossalmente a tralasciare le norme basilari, che la comunità scientifica ha al contrario sottolineato per la loro importanza.

Anche in questi casi sono stati costruiti dei protocolli brevi e strategicamente orientati in grado di decostruire velocemente la dinamica patologica della paura del contagio: che non può scomparire del tutto – il rischio è reale – ma essere riportata entro livelli di gestione che permettono di mettere in atto scrupolosamente le prescrizioni sanitarie, ma senza altrettanto pericolose perdite di controllo (Bartoletti e Nardone, 2018; Andreoni e Nardone, 2020).

 

Quando l’angoscia va in depressione

Lo studio dei modelli interattivi dei problemi depressivi ha messo in luce i processi che strutturano un disturbo depressivo: al centro vi è il costrutto di rinuncia (Muriana et al., 2006). Quando la possibilità di raggiungere o perseguire un futuro diverso, in cui superare ostacoli interni o esterni viene meno, ci si arrende ad un presente che non soddisfa o che fa soffrire: rinunciamo. La risposta depressiva ne è la naturale conseguenza, in quando impossibilità, chiusura, rassegnazione.

Dopo la crisi ci troveremo (e molti ci si stanno già trovando) ad affrontare una mole di sfide, tutte contemporanee le une alle altre, che la maggior parte di noi non hanno mai affrontato in vita loro. Gli esperti preannunciano una crisi economica radicale, con relativo contorno di perdita di posti di lavoro, ricchezza e prosperità. In queste situazioni i cambiamenti sociali si fanno psicologici, individuali e familiari e la disperazione rischia di diventare una sofferenza vissuta ancora una volta in quarantena, cioè in isolamento: non comunicata, non scoperta, nascosta nelle lacrime della notte.

 

Se riuscite, tenete gli occhi aperti su voi stessi e i vostri cari: in ambito psicoterapeutico la ricerca è avanzata abbastanza da permettere l’implementazione di tecniche che hanno mostrato alti tassi di efficacia ed efficienza per tutte queste situazioni.

Se serve, chiedete aiuto.

 

Riferimenti bibliografici

Andreoni, M., Nardone, G. (2020). Covid-19, il virus della paura. Scienze e informazione ai tempi del coronavirus. Roma: Paesi Edizioni.

Bartoletti, A., Nardone, G. (2018). La paura delle malattie. Psicoterapia Breve Strategica dell’ipocondria. Firenze: Ponte alle Grazie.

Brooks, S. K., Webster, R. K., Smith, L. E., Woodland, L., Wessely, S., Greenberg, N., & Rubin, G. J. (2020). The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence. The Lancet.

Hossain, M. M., Sultana, A., & Purohit, N. (2020). Mental health outcomes of quarantine and isolation for infection prevention: A systematic umbrella review of the global evidence. Available at SSRN 3561265.

Muriana, E., Pettenò, L., Verbitz, T. (2006). I volti della depressione. Abbandonare il ruolo della vittima in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.

Muriana, E., Verbitz, T. (2017). Se sei paranoico non sei mai solo! Dalla diffidenza al delirio paranoico. Roma: Alpes Italia.

Nardone, G. (1999). Paura, panico, fobie: La terapia in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.

 



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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