Musicisti sul palcoscenico
Uno dei contesti in cui più spesso si presenta, ed è fortemente invalidante, l’ansia della performance in campo musicale riguarda la prestazione davanti ad un pubblico. La capacità di esibire la propria arte per il proprio e altrui piacere è infatti di primaria importanza nella carriera di un musicista, ed i blocchi a cui può andare incontro includono:
- l’effetto “schermo bianco”, cioè la sensazione di non ricordare assolutamente niente di ciò che dovrà suonare;
- l’ansia da prestazione, cioè la paura pervasiva, a volte strisciante e altre volte esplosiva, di non essere all’altezza del compito richiesto, che al contrario porterà ad un sicuro fallimento;
- gli attacchi di panico possono divenire la naturale evoluzione dei problemi dei punti precedenti, rendendo ancora più sofferto il periodo di tempo immediatamente antecedente alla prestazione, e potenzialmente persino più disastrosa la prestazione stessa.
Ansia e attivazione
“Ansia” è una parola che, sebbene utilizzata spesso per denotare una specifica emozione, in realtà nasce come modo per descrivere l’insieme dei correlati fisiologici della paura. La paura è un’emozione fondamentale per l’uomo; permette di evitare i pericoli e di attivare sistemi di protezione istantanei, fulminei, che altrimenti non sarebbero disponibili.
A sua volta, l’attivazione (in inglese arousal) si riferisce ad uno stato di eccitazione del sistema nervoso caratterizzato da un’incrementata capacità di attenzione, vigilanza e di pronta reazione. In molti ambiti è stato verificato che l’arousal entro un certo limite aiuta e favorisce le performance. Superato quel limite, però, sembra bloccare la persona e le sue abilità (Steptoe, 1982). La scienza della performance include quindi tutte le tecniche finalizzate a limitare l’attivazione in quell’intervallo di eccellenza.
Pubblici interni e pubblici esterni
Naturalmente la presenza del pubblico spesso aumenta il livello di attivazione ansiosa. Esso funge da “cassa di risonanza” al successo o al fallimento percepito; l’effetto è quindi di amplificare la percezione del valore personale dell’artista o, al contrario, di farlo collassare ulteriormente.
Inoltre l’attenzione alle reazioni del pubblico spesso costituisce una fonte di distrazione che contribuisce alla costruzione della reazione ansiosa (Baumeister & Showers, 1986; Wallace et al., 2005): osservare o preoccuparsi del pubblico porta direttamente a sbagliare, cosa che naturalmente non fa che…aumentare l’ansia!
…quando manca l’attenzione: la paura che distrae
Come sottolineano Wan e Houng (2005) sono stati studiati due meccanismi in grado di spiegare il peggioramento della performance nei musicisti: quello della distrazione e il monitoraggio esplicito. Secondo la teoria della distrazione, tale peggioramento sarebbe dovuto alla deviazione dell’attenzione verso aspetti irrilevanti alla prestazione stessa. Nel caso di un musicista, potrebbe essere, ad esempio, la paura di dimenticare delle note se si suona a memoria, la paura di non essere in grado di suonare un passaggio difficile oppure la paura dell’errore in pubblico, con relativa vergogna.
…ma pensare di non pensare è già pensare!
Ci siamo purtroppo imbattuti in colleghi psicoterapeuti o in coach i quali consigliavano di “non lasciarsi distrarre dal pubblico”, “non preoccuparsi” oppure di “non ascoltare le proprie paure”. Dobbiamo specificare che troviamo tali inviti, basati sul senso comune, più nocivi che il contrario. La ricerca sull’ansia ha infatti dimostrato, sia qualora condotta in laboratorio che quando basata su campioni di pazienti, che pensare di non pensare all’ansia equivale a intrappolare sè stessi in un circolo vizioso che non fa che trascinare sempre più a fondo (Wegner, 1994; Nardone, 2016). L’intervento deve contemplare questo paradosso, ed essere strutturato in più fasi, utilizzando le tecniche psicoterapeutiche che si sono dimostrate più efficaci per questa tipologia di problemi, evitando slogan e luoghi comuni.
…quando l’attenzione è troppa
Secondo la teoria del monitoraggio esplicito molti compiti vengono appresi per progressive acquisizioni di automatismi; se inizialmente la consapevolezza è fondamentale al processo di apprendimento, in seguito si instaura una memoria “spontanea” e procedurale di tali automatismi (Palmer e Drake, 1998). Questi ultimi possono funzionare al meglio fintantochè ne viene rispettata la natura automatica: nel momento in cui il performer cerca di controllare volontariamente la sua esecuzione, ne blocca il naturale fluire (Beilock e Carr, 2001). In questi casi, al contrario del meccanismo della distrazione, sembra sia l’eccesso di attenzione a ostacolare lo svolgersi della prestazione. Sembra infatti che la conoscenza dichiarativa, cosciente, sia fondamentale nelle prime fasi di apprendimento di un’abilità; essa diventa invece ‘di troppo’ una volta raggiunto un alto livello di expertise.
L’intervento Breve Strategico per l’ansia da prestazione
Il Centro di Terapia Strategica ha sviluppato negli ultimi tre decenni un approccio flessibile ma rigoroso in grado di agire con rapidità sul miglioramento delle performance come nella risoluzione dell’ansia (Milanese e Mordazzi, 2007). Sulla base di quanto detto sopra, i protocolli Brevi Strategici si occupano di portare a rapido collasso i meccanismi che mantengono l’ansia, e riportare quindi la performance a livelli di eccellenza.
Riferimenti Bibliografici
Beilock, S. L., & Carr, T. H. (2001). On the fragility of skilled performance: What governs choking under pressure?. Journal of experimental psychology: General, 130(4), 701.
Kenny, D. T. (2005). A systematic review of treatments for music performance anxiety. Anxiety, Stress, and Coping, 18(3), 183-208.Lakie, M. (2010). The influence of muscle tremor on shooting performance. Experimental physiology, 95(3), 441-450.
Milanese, R., Mordazzi, P. (2007). Coaching strategico. Trasformare i limiti in risorse. Firenze: Ponte alle Grazie.
Montero, B. G. (2015). Is monitoring one’s actions causally relevant to choking under pressure?. Phenomenology and the Cognitive Sciences, 14(2), 379-395.Neftel, K. A., Adler, R. H., Kappeli, L., Rossi, M., Dolder, M., Kaser, H. E., … & Vorkauf, H. (1982). Stage fright in musicians: a model illustrating the effect of beta blockers. Psychosomatic medicine, 44(5), 461-469.
Palmer, C., & Drake, C. (1998). Monitoring and planning capacities in the acquisition of music performance skills. Canadian Journal of Experimental Psychology/Revue canadienne de psychologie expérimentale, 51(4), 369.
Wegner, D. M. (1994). Ironic processes of mental control. Psychological review, 101(1), 34
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