Claustrofobia: la paura dei luoghi chiusi
La Claustrofobia è, secondo il DSM (cioè il celeberrimo Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), un tipo particolare e situazionale di fobia specifica. Una paura irrazionale e incontrollata di un tipo specifico di situazione, in grado di limitare severamente la libertà di azione e di movimento delle persone. La persona, impaurita dai luoghi chiusi (classica la paura degli ascensori, ma anche di stanze troppo strette o di parcheggi sotterranei), che potrebbero bloccarsi ed impedire l’uscita tende progressivamente ad evitarli, costringendo le proprie abitudini nei limiti, sempre più esasperati, del disturbo.
Le Tentate Soluzioni della Claustrofobia
Coloro che soffrono di Claustrofobia mettono tipicamente in atto alcune tentate soluzioni. Se da un lato alcuni temono la possibilità di avere qualche problema medico e di non poter accedere velocemente ad un aiuto, altri hanno paura di cedere al panico, perdendo il controllo di sé. Spesso la tendenza è quella di appoggiarsi ad una presenza rassicurante, in grado – secondo la tipica reazione fobica – di supportare la persona nella gestione della propria risposta ansiosa. Tuttavia, se da un lato le rassicurazioni paiono fornire una base d’appoggio che lì per lì può dare un’illusione di sicurezza, dall’altra fatalmente rafforzano il senso di incompetenza e dipendenza dall’altro.
Altra tipica risposta è quella dell’evitamento, cioè tenersi lontani da situazioni o contesti in cui si percepisce il rischio di sentire la reazione fobica. Tale Tentata Soluzione è una delle più insidiose, in quanto rafforza implicitamente la pericolosità percepita della situazione temuta, andando ad incrementare, in un circolo vizioso che potenzialmente può divenire sempre più invalidante, la paura, a cui seguono sempre nuovi evitamenti.
Il tentativo di controllo della paura, nel momento in cui essa si manifesta, è l’ultimo anello della catena che costruisce il disturbo: esso infatti, basato sulla volontà di sedare le sensazioni paurose, non fa che incrementarle. Impossibile è infatti, eliminare una emozione così profonda e radicata con la forza di volontà; spesso, al contrario, tale tentativo conduce ad una sua esasperazione.
Terapia Breve Strategica della Claustrofobia
La Terapia Breve Strategica, approccio psicoterapeutico sviluppato dapprima presso il Mental Research Institute di Palo Alto e poi progressivamente affinato, rifinito e implementato dall’incredibile lavoro di Giorgio Nardone e del team di psicoterapeuti afferenti al Centro di Terapia Strategica, ha ormai una pluridecennale tradizione di ricerca/intervento dei problemi fobici (Nardone, 1990, 2003, 2016). Le strategie portano ad una rapida modifica delle percezioni paurose, permettendo una rapida risoluzione del problema (entro le 10 sedute), per poi puntare ad una stabilizzazione dei risultati raggiunti. Tramite l’inversione delle Tentate Soluzioni esplicitate, con l’utilizzo strategico del colloquio e di prescrizioni e stratagemmi terapeutici, si punta ad un rapido superamento del problema, in linea con quanto raggiunto con altre tipologie di problematiche psicologiche.
Bibliografia: la Terapia Breve Strategica per le Fobie
Nardone, G. (1990). Paura, panico, fobie: la terapia in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.
Nardone, G (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Firenze: Ponte alle Grazie.
Nardone, G. (2016). La terapia degli attacchi di panico. Liberi per sempre dalla paura patologica. Firenze: Ponte alle Grazie.
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