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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Una breve ricerca etimologica sulla parola “dipendere” ci rimanda all’aggettivo qualificativo di qualcosa che è appeso, attaccato: “Pendere da”. In ambito immobiliare, una dipendenza è un edificio o un annesso alla proprietà principale, un’appendice secondaria e dispensabile di un corpo essenziale e preminente.
 

In ambito relazionale, si utilizza il termine dipendenza per parlare della necessità di mantenere in vita una relazione per motivi psicologici o identitari [1]. Sembra, in altre parole, che l’identità del partner dipendente, si sia ridotta (o non si sia mai sviluppata esternamente) alla relazione di coppia. Com’è noto e come sottolineano Emanuela Muriana e Tiziana Verbitz nel libro “Le relazioni dipendenti”, l’identità è un agglomerato complesso e non necessariamente coerente di idee, costrutti, valori, memorie e apprendimenti che varia costantemente nell’arco della vita, si aggiorna e si costruisce e ricostruisce, spesso con i noti meccanismi di assimilazione e accomodamento descritti da Piaget (vedi Watzlawick, 1988).
 

Ma può essere (o essere considerata dal proprio proprietario/a) vacua, mancante, o evanescente. Qualcosa di non del tutto formato (cioè che non ha una sua forma), suscettibile quindi di adattarsi e modificarsi, divenendo in grado di prendere posto dove un posto libero può essere rintracciato, un contenitore trovato. Facciamo quindi riferimento a una persona che, per irrisolte problematiche psicologiche o relazionali, oppure banalmente perché non ne ha avuto il tempo (anagraficamente parlando), non è riuscita a darsi, o a ritrovarsi, in una forma identitaria definita. Tale fondamentale passaggio psicologico può essere delegato a qualcuno che, da incontro casuale sulla via, può divenire un partner, i due formano una coppia. Ma su queste basi la coppia rende la delega open-ended, a tempo indeterminato: finché tu sei presente, io potrò evitare il dolore e le incertezze che la costruzione di me inevitabilmente comportano. Restami a fianco, proteggimi dalla strada che ho ancora da percorrere: con te sembra vera l’illusione di averla già transitata.
 

Ed ecco che comincia a strutturarsi la dipendenza psicologica dalla relazione: ho bisogno della relazione per proteggermi da ciò che vivrei se la relazione non ci fosse, in primo luogo dai rischi che i miei limiti possono porre sul mio cammino. Rischi di sbagliare, rischi di non sapere in che direzione andare, ma anche il rischio più grande di tutti: non sapere chi sono (Muriana E Verbitz, 2021).

 

Traiettorie

 

Sono stati identificate tre traiettorie che condividono una connotazione di dipendenza, traiettorie che, basate su percezioni di base fondamentalmente differenti, rendono comunque difficile, se non impossibile, costruire una autonomia o una emancipazione dal legame che si è creato.
 

Da un lato, il copione della prostituzione relazionale (Nardone e Balbi, 2008) lega la persona al bisogno di piacere e di essere apprezzata dagli altri. Una sorta di compulsione a compiacere che rende orfani dei propri interessi e del senso interiorizzato del valore di sé, delegato, ogni qual volta cede ai desideri di altri, alla speranza di poterlo ricevere dall’esterno.
 

In altri casi, il copione della crocerossina si identifica con l’aiuto che è in grado di fornire, il sacrificio, per il bene di altri, che è in grado di dare. Si tratta di una soddisfazione profonda, la sensazione, velata di appagamento, di essere più brava, la più brava, a prendersi cura se non guarire.
 

Il concetto di legame indispensabile (Muriana e Verbitz, 2021) è particolarmente fondamentale in quelle situazioni in cui è la relazione in sé a fornire un significato profondo alla persona che, come fosse un attore che esiste in quanto tale solo in virtù dei ruoli che interpreta, trova spazio e senso sull’arena del legame. Un legame che costituisce la fonte, per l’appunto indispensabile, di una legittimità che dentro di sé risulta irrintracciabile.

 

Psicoterapia

 

Si tratta di percorsi differenti tra di loro, ognuno dei quali richiede interventi specifici. Spesso le persone si rivolgono al terapeuta quando i copioni sono ormai irrigiditi, coltivati e rafforzati per anni se non decenni: spesso il cambiamento richiede tempo e un certa abilità terapeutica per introdurre, senza entrare in contrapposizione con il copione esistente, modalità alternative. Quando la persona sperimenta la loro validità, tenderà a riproporle sempre più spontaneamente. Fa notare Giorgio Nardone (2010):

Ciò che fa la differenza è la selezione del copione alternativo, che per essere effettivamente correttivo deve rappresentare un reale contrappeso delle tendenze in atto ma al tempo stesso essere congruente, altrimenti diviene inapplicabile.

 

E’ un progressivo lavoro di scoperta e apprendimento di modalità nuove che integrano le precedenti: quelle che, irrigidite, avevano provocato sofferenza. Al fine di rendere la vita di relazione più varia e, tutto sommato, vitale.

 

Riferimenti bibliografici
 

Muriana, E., Verbitz, T. (2021). Le relazioni dipendenti: quando l’altruismo diventa patologico. Roma: Alpes.
 

Nardone, G., Balbi, E. (2008). Solcare il mare all’insaputa del cielo: lezioni sul cambiamento terapeutico e le logiche non ordinarie. Milano: Ponte alle Grazie.
 

Nardone, G. (2010). Gli errori delle donne (in amore). Milano: Ponte alle Grazie.
 

Watzlawick, P. (1988). La realtà inventata: contributi al costruttivismo. Milano: Feltrinelli.

 

[1] Lasciamo intenzionalmente da parte ogni riferimento a situazioni in cui la dipendenza assume forme molto più concrete: la dipendenza economica, ad esempio, di uno dei due partner nei confronti dell’altro, è molto frequente. Sebbene anche questi casi abbiano delle importanti implicazioni psicologiche, esse non raggiungono la preponderanza che hanno nelle relazioni dipendenti.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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