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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Vorrei provare a ripercorrere, col senno di poi, gli ingredienti di una epidemia da Disturbo Ossessivo Compulsivo che ha colpito la popolazione in contemporanea alla pandemia da Covid. Le ricerche disponibili mostrano infatti, con una maggioranza schiacciante (Guzick, 2021), un peggioramento dei sintomi ossessivi-compulsivi in coloro che soffrivano del disturbo già precedentemente la pandemia; risultati simili sono stati riscontrati in pazienti più giovani (7-21 anni; vedi Nissen e altri, 2020). Inoltre, sintomi collegati o ricollegabili al disturbo ossessivo-compulsivo (specialmente da contaminazione, basato cioè sul pensiero ossessivo di poter essere contagiati dalla patologia, e dai rituali messi in atto per evitare o combattere il contagio) si sono manifestati in larghi settori della popolazione generale (Linde, 2022). 
 

Infodemia: il martellamento mediatico/ossessivo

Non c’è alcun dubbio che in Italia abbiamo vissuto un bombardamento quotidiano di informazioni relative al virus di inusitata violenza. Nei bar, al lavoro, tra amici e in famiglia a malapena si parlava d’altro, come se ogni altra possibilità di esperienza di vita o di espressione fosse stata eclissata dal virus. Non esisteva mezzo di informazione che non si occupasse del virus: ogni radio, per quanto esiguo fosse il suo pubblico e l’area geografica di ricezione, aveva individuato il suo virologo “di fiducia” e non mancava di intervistarlo quotidianamente, alla spasmodica ricerca di un punto di vista che potesse apportare una qualche novità, una notizia che illuminasse un panorama desolantemente squallido e ripetitivo.
  

Non è mancata, in quel periodo, una certa colpevolizzazione delle persone, quasi che la diffusione del virus (un fenomeno naturale) fosse ascrivibile a torti personali: è, curiosamente, un tipo di attribuzione tipico del pensiero magico (non ha piovuto perché abbiamo mancato di rispetto agli Dei). Come altri tipi di pensieri magici, non ha mancato di avviare, in soggetti già a rischio, un tipo specifico di disturbo ossessivo-compulsivo: quello legato alla fobia di avere contagiato, e quindi condannato, qualcuno (Nardone, Balbi, Boggiani, 2024).
  

Sono persino state fornite abbondanti disamine, tanto accurate quanto, col senno di poi, curiose fino all’inquietante, dei migliori modi per lavarsi le mani, i vestiti, le scarpe, dei migliori prodotti per l’igiene personale, dei metodi di disinfezione, prevenzione, cura e recupero della malattia che non potevano che provocare un rimuginio esasperato in chi, per temperamento, va alla ricerca di certezze anche quando è evidente l’impossibilità di raggiungerle.

 

DOC nei bambini

Ma il peggioramento dei sintomi da Disturbo Ossessivo-Compulsivo in seguito all’emergenza COVID non ha riguardato unicamente gli adulti, ma anche i bambini. Il DOC infatti, ha spesso inizio durante l’infanzia, con piccoli rituali che continuano a manifestarsi negli anni, facendosi più pervasivi, fin quando emerge con chiarezza la presenza di un problema. Diversi studi (Nissen e altri, 2020) mostrano il sostanziale peggioramento dei sintomi ossessivi e compulsivi durante l’età dello sviluppo in contemporanea con la diffusione delle paure legate al virus Covid-19, in particolare legati alle fobie da contaminazione e ai rituali di lavaggio compulsivo (Tanir e altri, 2020). Il peggioramento, prevedibilmente, colpiva con più forza chi aveva sviluppato i sintomi più precocemente.
  

L’epidemia di DOC da contaminazione è facilmente spiegabile: il bombardamento mediatico è sembrato a tratti voler mostrare naturale, se non addirittura auspicabile e responsabile, ogni attenzione, anche la più meticolosa e maniacale, volta a prevenire il contagio. Quasi che facesse parte del dovere di un buon cittadino, scolaro o professionista coltivare una sana angoscia, senza la quale rischiare di essere osservati con sospetto. Ma come spiegare il fatto che è stato rilevato un peggioramento in TUTTE le tipologie di ossessioni e compulsioni, e non solo quelle legate alla contaminazione e alla paura della malattia?

 

In mezzo alla tempesta, ogni scoglio è porto

I primi mesi della pandemia (il mitologico “primo lockdown”, espressione che pare richiamare una sorta di esperienza umana comune, sebbene sia ovvio che ciascuno la ha vissuta a modo suo) hanno portato al vissuto di ciascuno, oltre alla paura della malattia, una grande incertezza esistenziale. Molti posti di lavoro sono stati persi, oppure messi a repentaglio, molte persone sono finite sul lastrico, alcuni hanno perso la casa. In generale, per un periodo, nessuno poteva sapere quanto sarebbe durata la quarantena nazionale – il bollettino quotidiano che prometteva di fornire risposte finiva, al contrario, per alimentare l’ossessione collettiva. Il tutto condito da una curiosa, insana e opprimente, passività autoimposta: veniva continuamente richiesto di non fare, o meglio, fare il meno possibile. Restare in casa (NON uscire), NON vedere nessuno, NON viaggiare, NON andare a scuola…contrariamente ad ogni regola della salute mentale, che detta che, per evitare di soccombere alla passività depressiva, risulta spesso necessario e salutare reagire, intraprendere un’azione possibile, persino se poco sensata.
  

Ed ecco che la mente di chi soffriva di questo tipo di problemi si è spesso rifugiata in un luogo a lei familiare: il luogo, sempre piuttosto simile a sé stesso, delle ossessioni. Il ritorno di una realtà patologica che si stava prontamente proponendo quale sostituto, non sempre desiderato, ma considerata la situazione, necessario, di una realtà esterna che veniva negata, o ripiegata fra i muri di una abitazione, di un appartamento, negli stretti spazi del minimo indispensabile. Le ossessioni, uno dei modi con cui la mente può provare a compensare una realtà carente o dolorosa, si affacciano come una Tentata Soluzione inconsapevole e costosa, ma utile a superare le difficoltà.

 

Uscirne: la Terapia Breve Strategica

Ma se gli studi hanno mostrato senza ombra di dubbio l’entità di quella che è stata una vera e propria emergenza trasversale, hanno anche rilevato che interventi appropriati permettono (e hanno permesso) di risolvere queste problematiche, recuperando un precedente stato di salute mentale. Quando l’intervento è precoce, inoltre, permette di evitare che il disturbo si cronicizzi, andando ad intaccare le prospettive di vita della persona.
 

Tra gli interventi disponibili spicca su tutti la Terapia Breve Strategica (Nardone e Portelli, 2013): gli studi del nostro gruppo, afferente al Centro di Terapia Strategica, si estendono su un arco di tempo ormai pluridecennale e hanno mostrato la loro efficacia su campioni sempre più estesi di pazienti.

 

Riferimenti Bibliografici

 



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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