Ci sono contesti aziendali oppure, tanto peggio, legati alla crescita personale, in cui l’imperativo sembra essere: credi in te stesso! Ambienti, virtuali o reali, in cui l’ampio e variegato mondo della psicologia positiva si è concentrato sull’importanza dell’opinione che coltiviamo di noi stessi e delle nostre capacità.
Ma se da un lato la fiducia nelle suddette capacità può spingere ad impegnarsi in un progetto, o ad investire le proprie risorse per raggiungere un risultato, dall’altro può indurre a correre rischi sovradimensionati rispetto al possibile guadagno, sottodimensionandone la percezione.
In altre parole, la fiducia in sé stessi, quando non è accompagnata da una conoscenza approfondita del contesto in cui si sta operando, rischia di trasformarsi in una ottimistica marcia verso il fallimento: questo può valere da un punto di vista personale, per le aziende, per gli stati, in generale per i sistemi complessi.
Nel libro “Margin of Victory” il colonnello Douglas McGregor analizza una serie di battaglie della storia, evidenziando come la percezione della propria potenza militare e quella dei propri nemici dia forma alle rappresentazioni, nate e cresciute in seno ad uno stato, relative a ciò che quello stato può fare, alla politica estera che può perseguire, e ai nemici che potrebbe essere in grado di impegnare con successo in battaglia.
E’ il caso dei British Expeditionary Force: un gruppo di combattimento britannico, profondamente rinnovato, pensato e costruito per la guerra continentale. Il rinnovamento, portato avanti in seno al governo inglese, doveva servire a rendere l’esercito inglese, abituato a confrontarsi con milizie di livello decisamente più basso appartenenti ai popoli assoggettati dalla politica coloniale inglese, in grado di combattere con l’esercito allora più potente e attentamente organizzato d’Europa: l’esercito tedesco del Kaiser. Tale rinnovamento si era però scontrato con potenti resistenze interne, dovute precisamente a ciò che aveva caratterizzato la storia recente delle forze armate inglesi: precisamente il loro successo.
Il vissuto della gran parte degli ufficiali dell’esercito inglese era un senso di incomprensione per l’organizzazione che si voleva fornire a questo corpo militare, stanti le precedenti vittorie coloniali, ottenute solitamente con facilità. Da un lato le cronache raccontano di scontri che il BEF sostenne con valore, dall’altro della sua persistente impreparazione alla guerra su scala industriale.
In altre parole, il BEF era rimasto vittima della sua stessa fiducia in sé stesso. Potrebbe quindi avere senso domandarsi se la fiducia in sé stessi, il feticcio tanto esibito e valorizzato, non debba essere qualcosa di costruito, con costanza, analizzando i fattori determinanti le proprie vittorie come le proprie sconfitte. L’alternativa, una sorta di ipomaniacale euforia di sé e dei risultati dei propri sforzi, potrebbe essere mal riposta, e portare a dolorose, quanto rovinose, cadute.
Riferimenti bibliografici
McGregor, D. (2016). Margin of Victory: five battles that changed the Face od Modern War. Annapolis: Naval Institute Press
Articoli Recenti
Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale
mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore,
in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche
verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero
professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e
Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta
Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.