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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Riceviamo richieste d’aiuto da parte di persone (solitamente donne), le quali vivono relazioni di coppia che sembrano creare loro una sorta di sofferenza diffusa, un malessere che interessa diverse aree di vita e che può manifestarsi in una molteplicità di sintomi.
 

Cautela: negli ultimi anni abbiamo assistito ad un proliferare di libri, articoli web, titoli di giornale e chi più ne ha più ne metta, che hanno trattato estesamente, e a mio modesto parere non sempre accuratamente, il fenomeno del narcisismo patologico (per un lavoro serio e comprensivo, rimandiamo al lavoro di Monica Bonsangue “La violenza psicologica nella coppia”). Tutto ciò, unito ad un coro sempre crescente di critiche alla presunta presenza di un sottile e onnicompensivo patriarcato, ha spesso portato ad associare, nella mente dei lettori/ascoltatori, ad una associazione tra narcisismo patologico e maschilismo tossico. Troviamo però che, quando il significato di un termine si amplia fino a diventare troppo largo, ecco che si perde, come una mappa dai tratti troppo sfumati.
 

Nelle situazioni di cui parliamo, chi chiede aiuto, di solito la donna, si trova a fronteggiare un limitato orizzonte di vita, come se i confini del visibile, e persino dell’immaginabile, si stiano riducendo progressivamente, fino a includere unicamente la dimensione della coppia/famiglia, caratterizzata però, non di rado, da freddezza e rifiuto.

 

L’inizio

Non di rado, la relazione in questione viene descritta – come spesso accade nelle migliori storie d’amore – da una grande passione iniziale, progetti comuni, sogni di una vita in comune che promette una grande felicità futura. Si salta sul carro della vittoria, impegnandosi velocemente in convivenze, matrimoni o progetti di gravidanza. Tutto appare bellissimo.

 

Lo sviluppo

Si verifica però una curiosa coincidenza: più si avvicina la Terra Promessa della felicità amorosa, più il partner perde interesse. Non di rado si scoprono tradimenti o funamboliche reti di messaggi online. Spesso la gravidanza sta arrivando a conclusione e si verifica con dolore la realtà di una situazione opposta a quella sperata: la solitudine con il nuovo arrivato, con l’allontanamento dell’altro.

 

La fine

Può verificarsi oppure no: a seconda di una molteplicità di fattori, la partner cerca aiuto, oppure tiene duro e stringe i denti – non di rado accusando una quantità di sintomi, psicologici o somatici – e allora la coppia così formata può durare decenni.

 

Tecniche di curvatura della realtà

Ci sono una molteplicità di processi relazionali, comunicativi e percettivi che possono contribuire al costruirsi di un tale equilibrio insano. Da notare che, in questi casi, è solo uno dei due partner ad attivarsi per cercare aiuto, dall’altra parte vi è invece la pervicace affermazione della normalità quando non della perfezione della situazione vissuta (siamo così felici!). Vediamo quindi alcuni dei meccanismi che contribuiscono a far sì che una persona si “pieghi”, spesso letteralmente, ad una situazione vissuta in modo così infelice, quando non doloroso.

 

Squalifica: ma ‘ndo vai?

La squalifica si può definire come una manovra comunicativa atta a comunicare che un atto comunicativo non esiste. Appare complesso, no? E un po’ sfuggente. Definiamola meglio con un esempio: in un coppia, uno dei due partner (A) fa presente all’altro (B) che ultimamente lo sente un po’ distante, mancano le occasioni di intimità e scambio. Per tutta risposta B fa presente ad A che, al contrario, non sono mai stati così felici, che non capisce perché A debba sempre lamentarsi e trovare dei lati negativi in ogni situazione; forse A ha un problema e dovrebbe farsi aiutare da uno specialista.
 

Cosa nasconde la risposta di B? Il messaggio implicito che ciò a cui fa riferimento A (la distanza percepita tra i due) non esiste; a tutto ciò segue la suggestione che, in effetti, è A ad avere un problema, come dimostra il fatto stesso che A sente ciò che sente, cioè la distanza di cui sopra. In un breve scambio, una comunicazione di contenuto – “sento una distanza tra di noi” – e una di comando – “vorrei che tu avessi più tempo per me, che mi dedicassi più attenzioni, ecc.” – vengono completamente stravolte e trasformate in una realtà completamente diversa – “se senti ciò che senti e se chiedi ciò che chiedi, questa è la prova di un tuo problema, dunque non avrebbe senso per me fare ciò che chiedi”. Et voilà, il gioco di prestigio è fatto: A ha provato a definire un problema come un problema di coppia, e con un abile colpo di mano B ha cambiato totalmente i termini del discorso: ora si tratta di un problema personale di A (Sluzki et al., 1967).
 

Prendiamo un altro esempio. A volte le squalifiche, che a lungo andare possono prendere la forma di veri e propri sabotaggi relazionali, si focalizzano sulle relazioni esterne alla coppia, di uno dei due partner. Possono essere amici, familiari o colleghi di lavoro, oggetto di critiche o di attacchi alla relazione (lasciali perdere…). In altri casi la squalifica di status riguarda la carriera di uno dei due partner: così, un progetto lavorativo diviene un “hobby” o un “passatempo”: la squalifica qui è doppia – ti dico che il tuo progetto è secondario o poco importante (squalifica n° 1 – verso l’attività in sé) e che io lo so, e tu no, dato che io ho più esperienza, più anni o più saggezza rispetto a te (squalifica n° 2 – verso la persona).

 

Il principio della rana bollita

Mi si perdonerà l’uso di una metafora non proprio esteticamente edificante, ma è utile per illustrare un processo. Si dice che se si immerge una rana in una pentola appena messa sul fuoco, essa non cercherà di scappare (l’acqua è ancora fredda). Ma essendo il processo di riscaldamento progressivo e tutto sommato lento, essa ha tempo di abituarsi all’acqua che diviene progressivamente più calda, il suo sistema non trova quel “salto” percettivo che farebbe attivare una reazione di allarme: rimane al sicuro nell’acqua, l’elemento che conosce meglio. Quando infine comincia a sentire dolore, è di solito troppo tardi: il suo corpo, già infiacchito dal calore, non riesce a darle l’energia per spingersi in salvo. Non può più uscire.  

Accade qualcosa di simile in alcune relazioni di coppia: uno dei due diviene sempre più assorbito dalle  problematiche dell’altro, dalle sue continue squalifiche e da un progressivo esaurimento emotivo e, spesso, fisico, finchè si trova, quando si rende conto della drammaticità della propria situazione, a corto delle forze necessarie per uscirne.  

Sarà portato, sulla scorta del tentativo di squalificare e reprimere sé stesso, a snaturarsi per mostrarsi all’altezza del difficile compito di sconfiggersi (di sconfiggere i suoi presunti problemi), mentre la vita, con le sue speranze, i suoi sogni (“I miei sogni mi tengono sveglio”, diceva Nietzsche) scivola via, in un presente sacrificato ad una narrazione patogena. Un pezzettino alla volta, la tolleranza sale, la consapevolezza si allontana inesorabile.

 

Psicotrappola: accettare la narrazione distorta

Il primo passo verso la salute dovrebbe essere quello di accorgersi di queste palesi manipolazioni, vere e proprie costruzioni distorte di realtà. Perché nel momento in cui i messaggi nascosti e impliciti vengono accettati, la trappola si chiude: se sento ciò che sento, se desidero ciò che desidero, se faccio ciò che faccio ho un problema. Per non avere un problema non dovrei sentire ciò che sento, desiderare ciò che voglio, agire come agisco: ma come posso farlo? Solo, in ultima analisi, dicendo a me stesso che sbaglio o che sono sbagliato – nelle mie sensazioni, nei miei desideri, nelle mie azioni. Più faccio questo più invito una serie di sintomi, accomunati dal profondo malessere che ne sta alla base.

 

Riferimenti bibliografici

Bonsangue, M. (2022). La violenza psicologica nella coppia. Cosa c’è prima di un femminicidio. Palermo: Dario Flaccovio.

Sluzki, C. E., Beavin, J., Tarnopolsky, A. & Veron, E.1978 (2015). Squalifiche transazionali: ricerca sul doppio legame. In Watlawick, P.& Weakland, J. H. (A cura di), La prospettiva relazionale: i contributi del Mental Research Institute di Palo Alto dal 1965 al 1974 (pp. 206-226). Roma: Astrolabio.

 

 



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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