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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

[vc_row][vc_column][vc_column_text]La parola ‘trauma’ deriva dal greco ‘foro, perforamento’. In ambito psicologico, ci si riferisce al trauma come ad un evento particolarmente spaventoso, tale da lasciare uno strascico emotivo ed esperienziale che si estende al di là dell’evento stesso.

Un ‘solco’, quindi, una profonda messa in crisi dell’equilibrio precedente, tale da lasciare separati un prima e un dopo che poco interagiscono, poco si accomunano, poco comunicano.
Lenore Terr (1991) definisce il trauma come “Il risultato mentale di un evento o una serie di eventi improvvisi ed esterni, in grado di rendere l’individuo temporaneamente inerme e di disgregare le sue strategie di difesa e di adattamento”.
Il trauma psicologico scuote alle fondamenta le precedenti rappresentazioni del mondo come un insieme ordinato, della propria esistenza come determinata da un preciso sistema di significati e dotata di scopo, da un lato; dall’altro le intense emozioni sperimentate sfidano la capacità di metabolizzazione dell’individuo, fino a ‘cortocircuitarle’: i normali meccanismi di controllo e di elaborazione saltano, le sensazioni ed emozioni non volute tornano a sorpresa, riportando a tradimento la persona al momento dell’incidente, al momento del dolore, al momento della paura.

Il trauma come relazione

Gli studi sui sopravvissuti a catastrofi naturali, guerre, e altri eventi drammatici mostrano che esiste sempre una certa percentuale di soggetti che non sviluppano disturbi conclamati in seguito all’episodio, e che autonomamente, utilizzando specifiche modalità di gestire il ricordo dell’esperienza e le emozioni ad essa collegate (Faibank et al, 1991), riacquistano un equilibrio dopo lo scossone. Questa semplice e apparentemente banale rilevazione mostra come l’avvenimento, la vicenda, l’episodio in sè non sia nè traumatico nè neutro, bensì la qualità che assume è determinata dalle modalità con cui ci si relaziona ad esso.
Si deve quindi interpretare in questo senso l’affermazione di French e Harris (1999), secondo i quali il trauma non sarebbe da ricercarsi all’interno di un episodio o di una concatenazione di eventi, ma in una specifica relazione che si instaura fra la persona, il ricordo, le sensazioni e le emozioni associate.
Secondo Nardone ed altri (2007) le strategie di gestione messe in atto da chi accusa i sintomi di Disturbo Post-Traumatico sono raggruppabili in tre tipologie: il tentativo di controllare i propri pensieri e cancellare l’esperienza traumatica, l’evitamento delle situazioni associabili al trauma, la richiesta d’aiuto, di rassicurazioni e le lamentele. In altre parole, chi sviluppa un problema legato all’elaborazione di un trauma è chi maggiormente cerca di controllarne gli effetti, chiedendo a sè stesso di eliminarne le tracce psicologiche, ‘aggirando’ persone e contesti che potrebbero ricordarglielo, delegando ad altri compiti e instaurando circoli viziosi di rassicurazioni e ‘sfoghi’ che impediscono l’elaborazione individuale.
Come ha messo in evidenza Wegner (1995) dai suoi approfonditi studi sui cosiddetti ‘processi ironici’ del controllo mentale, tentativi reiterati di sopprimere o cancellare emozioni o pensieri considerati negativi provocano paradossalmente l’aumento di tali pensieri, l’aumento delle emozioni indesiderate, con l’aggiunta di un crescente senso di inquietudine (che può avvitarsi su sè stessa fino a diventare timor panico), dovuto alla sensazione costante di essere impossibilitati a recuperare il controllo di sè.
Alcuni autori (Chawla and Ostafin, 2007) hanno messo in evidenza come i meccanismi di evitamento esperienziale possano essere alla base di una varietà molto ampia di disturbi psicologici, come disturbi fobici (approfondisci), disturbi ossessivi (scopri di più) o disturbi dell’umore (scopri). Tali meccanismi sono basati sul tentativo di eliminare o sopprimere i pensieri e le emozioni sgradevoli, come anche di sottrarsi a contesti o situazioni che potrebbero elicitarli. In altre parole: terrore, paura, dolore, insicurezza sono emozioni naturali che derivano direttamente dall’esperienza traumatica. Nessun intervento terapeutico potrà prevenire o curare le naturali reazioni al trauma; ma sono proprio i tentativi di eliminare tali reazioni senza lasciarle defluire che portano alla loro cristallizzazione nel tempo (Marx and Sloan, 2005; Shipherd & Beck, 1999; Shipherd & Beck, 2005). Nel caso del Disturbo Post-Traumatico, inoltre, l’evitamento delle situazioni che potrebbero ricordare il trauma causa un significativo disagio e la perdita di importanti fette di autonomia.

SOLUZIONI: affrontare il terrore attraverso la scrittura

Il diario, come scritto personale in cui inserire ricordi, pensieri, riflessioni cominciò a diffondersi già nel Medioevo, per diventare nel corso dell’Ottocento più intimo e privato. La scrittura come mezzo per portare fuori da sè ed elaborare episodi ed esperienze di vita è perciò un fenomeno molto antico, che probabilmente era già presente in alcuni testi di altra natura, precedenti al concetto di diario (le ‘Storie’ di Erodoto includono racconti degli itinerari percorsi dall’autore e le sue riflessioni, come farebbe un diario di viaggio).
Ma è solo in tempi più recenti che la ricerca psicologica ha cominciato ad indagare sistematicamente gli effetti positivi che ha la scrittura privata, l’auto-narrazione, come mezzo di rielaborazione di emozioni indesiderate, pensieri involontari ed episodi traumatici (Pennebaker, 1997).
In particolare, i vantaggi della scrittura includono un flusso più libero e privato dei contenuti, che possono quindi emergere senza la censura legata all’immagine che si desidererebbe dare ad un ascoltatore; l’indipendenza, dato che chiunque può scrivere il proprio diario quando meglio crede, a prescindere dalla disponibilità di qualcuno che ascolti; l’effetto specifico di distanziamento dall’episodio dovuto alla compresenza di un’attività cognitiva (la scrittura) con contenuti altamente emotivi.
In Psicoterapia Breve Strategica, la tecnica di elezione per il trattamento del trauma è quindi basata sulla scrittura, il cosiddetto Romanzo del trauma (Cagnoni, Milanese, 2009). Attraverso la narrazione scritta è possibile permettere una metabolizzazione dell’esperienza e una diminuzione delle emozioni correlate in tempi sorprendentemente brevi. Successivamente è possibile dinimuire progressivamente gli evitamenti, in modo da riottenere la funzionalità di vita presente prima dell’episodio traumatico.

Dott. Giacomo Crivellaro,

Psicologo Psicoterapeuta Breve Strategico

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Cagnoni, F., & Milanese, R. (2009). Cambiare il passato: Superare le esperienze traumatiche con la Terapia strategica. Milano: Ponte alle Grazie.

Chawla, N., & Ostafin, B. (September 01, 2007). Experiential avoidance as a functional dimensional approach to psychopathology: An empirical review. Journal of Clinical Psychology, 63, 9, 871-890.

Fairbank, J. A., Hansen, D. J., & Fitterling, J. M. (January 01, 1991). Patterns of appraisal and coping across different stressor conditions among former prisoners of war with and without posttraumatic stress disorder. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 59, 2, 274-281.

French, G. D., & Harris, C. J. (1999). Traumatic incident reduction (TIR). Boca Raton: CRC Press.

Marx, B. P., & Sloan, D. M. (January 01, 2005). Peritraumatic dissociation and experiential avoidance as predictors of posttraumatic stress symptomatology. Behaviour Research and Therapy, 43, 5, 569-83.

McFarlane, A. C., Meldrum, L., & Raphael, B. (1995). Does debriefing after psychological trauma work?. Emmitsburg, MD: National Emergency Training Center.

Nardone, G., Portelli, C., Bartoletti, A. (2007). The Perceptive-Reactive System of Post-Traumatic Stress Disorder (PTSD). Journal of Brief, Systemic and Strategic Therapies, n° 2.

Pennebaker, J. W. (1997). Opening up: The healing power of expressing emotions. New York: Guildford Press.

Shipherd, J. C., & Beck, J. G. (January 01, 1999). The effects of suppressing trauma-related thoughts on women with rape-related posttraumatic stress disorder. Behaviour Research and Therapy, 37, 2, 99-112.

Shipherd, J. C., & Beck, J. G. (June 01, 2005). The role of thought suppression in posttraumatic stress disorder. Behavior Therapy, 36, 3, 277-287.

Terr, L. C. (January 01, 1991). Childhood traumas: An outline and overview. The American Journal of Psychiatry : Official Journal of the American Psychiatric Association, 148, 1, 10-20.

Wegner, D. M., & Gold, D. B. (January 01, 1995). Fanning old flames: Emotional and cognitive effects of suppressing thoughts of a past relationship. Journal of Personality and Social Psychology, 68, 5, 782-792.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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