L’acufene è un suono fantasma, cioè un suono che non esiste: nel mondo esterno, almeno. Viene percepito dalle persone che ne soffrono come un fischio, o un suono più basso, oppure come una serie di scricchiolii; in molti casi non provoca grossi disagi, ma alcune persone soffrono intensamente di questo compagno sgradito ed invadente, al punto da compromettere seriamente la loro serenità e le loro giornate.
Sempre più gli studiosi si sono concentrati sulle componenti psicologiche e neuropsicologiche dell’acufene, alla ricerca dei meccanismi che lo costruiscono (come percezione) e che lo rendono così invalidante per alcuni. Alla ricerca di un costrutto in grado di descrivere ciò che accade in questi casi, si sono concentrati su un concetto talmente in voga da essere diventato una parola di uso comune: lo stress.
Stress: cos’è?
Il concetto di “stress” è stato introdotto da un medico e ricercatore particolarmente dotato di intuito e capacità di mettere in connessione i fenomeni psicologici con quelli del corpo: Hans Selye. Nei suoi lavori, che non a caso sono diventati delle pietre miliari della psicosomatica, Selye ha mostrato come, quando sottoposti a sfide al limite delle sue capacità e della sopravvivenza, i sistemi viventi mobilitano una serie di risorse fisiche per far fronte alla minaccia. Se quest’ultima, grazie alla sua efficace gestione, scompare velocemente, dopo una breve fase di adattamento l’organismo riprende il proprio equilibrio precedente. Se invece lo stato di pericolo, solo percepito o reale, persiste, si crea un nuovo stato, quello di distress: lo stato prolungato di allarme finisce per compromettere o modificare i normali processi fisiologici. I disturbi (psicologici o somatici) che ne derivano sono detti disturbi stress-correlati o sindromi di adattamento.
In che modo lo stress e l’acufene sono collegati?
Esistono due vie con cui lo stress e l’acufene sono correlati. La prima è quella tramite cui, ovviamente, il tinnito provoca stress. Vale a dire che, comprensibilmente, per molte persone percepire costantemente quel suono fastidioso, essere continuamente assillati da fischi e scricchiolii che arrivano quando vogliono (spesso nei momenti meno opportuni, come ad esempio di notte, dato che la percezione si fa ancora più forte stante il silenzio che la circonda) e se ne vanno sempre più raramente, alla lunga costituisce una fonte di stress e di tensione psicofisica notevole. Sembra sempre più difficile condurre la vita che si faceva prima, come se toccasse portarsi dietro un peso, faticosamente trascinato a spasso tra gli impegni di tutti i giorni, che perdono colore, gioia e serenità, divenendo permeati dal tinnito e dai propri tentativi di liberarsene. Non a caso, gli studi mostrano come le problematiche correlate all’acufene siano innanzitutto i disturbi dell’umore, seguiti da problemi d’ansia e problematiche psicosomatiche (conversione).
La seconda è, meno intuitivamente, legata al fatto che lo stress contribuisce a costruire e rafforza il tinnito. Le ricerche più recenti in ambito neuropsicologico mostrano infatti come le persone che hanno subito stress forti o traumi (anche non legati all’apparato uditivo), tendono a soffrire di acufene molto più di tutti gli altri. Anche nella pratica clinica è usuale constatare che l’acufene si manifesta, o diventa seriamente invalidante, in contemporanea ad un importante evento di vita, a qualche grande cambiamento, stress, o conflitto interpersonale. In queste situazioni, i circuiti cerebrali implicati nella valutazione emotiva degli stimoli (quelli che stabiliscono che uno stimolo costituisce una minaccia o che, al contrario, è neutro), influenzano il sistema uditivo tramite il cortisolo, non a caso considerato il neurotrasmettitore dello stress. A sua volta, l’acufene, diviene connotato negativamente e percepito come una fonte di pericolo. Questo purtroppo causa un ulteriore aumento del cortisolo, che aumenta il livello di allarme e di attivazione generale (arousal) della persona.
Il suono del tinnito, essendo ormai cerebralmente etichettato come minaccia, diviene oggetto di attenzione costante: è come se il nostro cervello fosse sempre più pronto a percepirlo. Dato che l’attenzione incrementa la percezione verrà quindi sentito ancora più forte, determinando un aumento conseguente della tensione e dello stress della persona; si instaura così, per chi ha la sventura di soffrire di questo problema, un circolo vizioso che tende ad alimentare sé stesso.
Considerato il meccanismo di funzionamento dell’acufene, appare sempre più chiaro il motivo per cui è fondamentale, nei casi di disagio clinicamente significativo, attivare un intervento psicologico e psicoterapeutico.
L’intervento che offro in collaborazione agli studi audiologici, primo e necessario approdo dei pazienti con problemi di acufene, include le tecniche della Terapia Breve Strategica e le tecniche ipnotiche. Per informazioni, visitare la pagina “Contatti“.
Riferimenti bibliografici
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Song, J. J., De Ridder, D., Weisz, N., Schlee, W., Van de Heyning, P., & Vanneste, S. (2014). Hyperacusis-associated pathological resting-state brain oscillations in the tinnitus brain: a hyperresponsiveness network with paradoxically inactive auditory cortex. Brain Structure and Function, 219(3), 1113-1128.
Szczepek, A., & Mazurek, B. (2017). Tinnitus and Stress. Berlin: Springer International Publishing.
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