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Forse avrei dovuto scrivere questo articolo prima dell’estate, quando, nell’immaginario nazional-popolare da Italia 1, si avvicina (così dicono) la fantomatica prova costume (ma durante l’inverno non vi siete mai visti in mutande?), se non ne avessi una istintiva allergia (in)conscia.
Il fatto è questo: ci viene proposta una forma ideale, un numero (di chili), un’immagine (percentuali di curvatura per le donne e spigoli muscolari per i maschi) o un modo di apparire che, si suppone, dovremmo sforzarci di raggiungere, specialmente (dicono) in vista delle sfilate marittime estive.
E quando mancano un paio di mesi alle vacanze, comincia il lavoro; palestra, diete, camminate, calcoli di calorie e quant’altro. E si suppone che la famosa forma ideale (il peso forma, la percentuale ideale di massa grassa, eccetera) sia qualcosa che costituisce l’obiettivo da raggiungere quanto ogni variazione costituisce una violazione da evitare, far rientrare nella media del perfetto, fuggendo dalla deviazione standard del perfettibile.
Non starò qui a elencare tutte le discipline mediche o simil-mediche che hanno provato, e tentano tutt’ora, di far rientrare una serie di variabili umane entro limiti più o meno stretti: esiste l’amore ‘normale’ e l’amore ‘patologico’, l’umore ‘normale’ e l’umore ‘patologico’ (e potremmo disquisire a lungo su quanto possa essere pericolosa l’idea che le oscillazioni d’umore costituiscano una patologia – riferendoci ovviamente al disturbo bipolare): le oscillazioni, gli estremi fuori norma vanno limati o eliminati. Si tratta di una deriva che ha suscitato critiche molto autorevoli (vedi Frances, 2013, oppure Bentall, 2004).
Stessa filosofia (o epistemologia, direbbe qualcuno) riguarda il peso, unito ad una preoccupante ed impoverente linearità di ragionamento: se assumo tot di calorie, devo espellere o consumare tot, in modo da non aumentare. Il fatto è che non funziona così, dato che una caloria proveniente da un tipo di cibo è diversa da un’altra, una caloria assunta in un determinato momento della giornata ha effetti diversi che in altri momenti, e ha effetti differenti a seconda che sia seguita o preceduta da certi cibi rispetto ad altri.
Queste conoscenze appaiono troppo poco semplicistiche, e spesso scartate a favore del calcolo aritmetico delle calorie; purtroppo però le persone non sono numeri. Quando parte la furia della dieta, il primo e più importante effetto è quello di far perdere alle persone la consapevolezza dei segnali provenienti dal proprio corpo, sensazioni viscerali squalificate per poter seguire l’ultima dieta dell’esperto di turno.
L’ironia della faccenda sta nel fatto che non solo stare a dieta fa ingrassare, ma aumenta il rischio di sviluppare un disordine alimentare (Nardone, 1999). Un esempio: sorprendentemente ma non troppo, uno studio ha rilevato che gli episodi di perdita di controllo/alimentazione incontrollata tendevano ad aumentare sensibilmente in un gruppo di soggetti a dieta, e più restrittiva la dieta, maggiori o più frequenti la abbuffate (Telch & Agras, 1993).
… la Dieta Paradossale
Ecco perchè nell’approccio della Psicoterapia Breve Strategica la prospettiva è invertita: per dimagrire bisogna imparare a basare la propria alimentazione sui propri bisogni corporei, eliminando ogni dieta. Nel percorso terapeutico/riabilitativo della dieta paradossale (Nardone, 2007) si punta a concedersi il piacere per poterlo controllare, sapendo che ogni cibo proibito si trasforma nel più desiderato. Si tratta essenzialmente di imparare progressivamente a mangiare ciò che più ci piace, in modo da poter evitare abbuffate e perdite di controllo; i risultati sono sorprendenti, perchè si ristabilisce l’armonia con i segnali corporei, mantenendo al tempo stesso la forma fisica. Al termine di tale percorso, infatti, saranno proprio le sensazioni corporee ad indirizzare verso i cibi più adeguati ai bisogni del momento. La “forma” e il “peso forma” non avranno quindi più senso come concetti statici, ma solo come misure dinamiche del momento psico-corporeo che si sta vivendo e suscettibili quindi a variazioni costanti.
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DOTT. GIACOMO CRIVELLARO, PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
A FIRENZE E PARMA
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Riferimenti Bibliografici
Bentall, R. P. (2004). Madness explained: Psychosis and human nature. Penguin UK.
Frances, A. (2013). Primo, non curare chi è normale: Contro l’invenzione delle malattie. Bollati Boringhieri.
Nardone, G. (2007). La dieta paradossale. Firenze: Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Verbitz, T., Milanese, R. (1999). Le prigioni del cibo. Vomiting Anoressia Bulimia: la terapia in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.
Telch, C. F., & Agras, W. S. (1993). The effects of a very low calorie diet on binge eating. Behavior Therapy, 24(2), 177-193.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
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