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Giacomo Crivellaro | Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica e Ipnosi
Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)

Il desiderio della stima e dell’approvazione degli altri ha radici evolutive antiche e comuni a tutti i gruppi umani. L’essere umano come specie non è fatto per vivere in completo isolamento, ma per basare la propria esistenza su una rete di relazioni, attraverso le quali trovare un ruolo, un significato, la possibilità di soddisfare i propri bisogni primari e quelli secondari (Harari, 2017; Baumeister, 2011). Non è un caso infatti se, in ogni struttura sociale, da quelle meno complesse a quelle più evolute, la pena più radicale da infliggere a uno dei suoi membri è proprio l’esclusione dal corpo sociale. L’alternativa all’appartenenza è infatti la solitudine: stato che, qualora subito, comporta un alto livello di sofferenza soggettiva, causa e allo stesso tempo effetto di molte importanti problematiche psicologiche (Nardone, 2020).

Non c’è da stupirsi quindi come l’idea di poter essere rifiutati dagli altri possa costituirsi come una vera e propria “paura totale”. Attualmente la paura del rifiuto costituisce una delle principali cause di problematiche psicologiche, a partire dall’età dello sviluppo in cui può concentrarsi sull’ambiente scolastico (strutturandosi come una vera e propria fobia scolare), all’età adulta, in cui può focalizzarsi sulle diverse arene in cui è richiesto l’utilizzo delle proprie abilità sociali: la coppia e più in generale la relazione con l’altro sesso, l’ambiente di lavoro, la famiglia di origine. Anche in questo caso si tratta di un continuum, da una leggera timidezza (che non può essere etichettata come problematica, ma si può meglio descrivere come una semplice caratteristica di personalità) a disturbi strutturati come la fobia sociale o altri (Muriana e Verbitz, 2017).

Nel suo lavoro “L’ingannevole paura di non essere all’altezza”, Roberta Milanese ci elenca alcuni circoli viziosi tipici di chi, per scongiurare il rischio di trovarsi escluso o rifiutato, mette in atto alcune Tentate Soluzioni che non solo non migliorano, ma addirittura peggiorano il problema sempre più. In questi casi, come vedremo, una terapia breve ed efficace deve essere focalizzata sul ridirezionare in modo funzionale proprio queste tentate soluzioni inefficaci o, peggio, dannose.

 

Evitare le esposizioni

Anche qui ci troviamo di fronte ad un continuum. L’evitamento può essere totale, cioè l’elusione di qualsiasi interazione in cui, anche lontanamente, possa esistere la possibilità di ricevere un rifiuto; oppure può riguardare una particolare categoria di persone o di situazioni (ad esempio, evito proprio le persone che mi piacciono e a cui quindi desidererei piacere). Si tratta di un processo progressivo, in cui naturalmente ogni evitamento ne genera un altro, oltre a rafforzare la paura irrazionale di poter ricevere un rifiuto che progressivamente diviene certezza.

 

Sforzarsi

La reciproca simpatia che scatta fra due persone è una proprietà emergente, un fenomeno spontaneo che, se ricercato intenzionalmente, si cortocircuita inibendosi. E questo è il triste destino di coloro che si sforzano di risultare simpatici: creano un vero e proprio paradosso, finendo per bloccarsi ancora di più. L’esito di questo processo è spesso l’effetto “schermo bianco” in cui si ha sensazione che la propria capacità di parola sia come un computer in preda ad un virus: non risponde ai comandi, completamente paralizzato.

 

Difendersi preventivamente

Si parla di difesa preventiva nel momento in cui viene attivata una contrapposizione nei confronti di un’altra persona, sulla base della convinzione ipotetica dell’altrui antagonismo, finendo circolarmente per creare proprio quel contrasto dal quale si cercava di premunirsi. Ecco una storiella piuttosto famosa che rende l’idea:

Un’uomo si rende conto di avere bisogno di una vanga per un lavoretto in giardino; non avendone una in casa, si infila la giacca e si reca dal vicino che, se lo ricorda, ne possiede una in garage. Mentre si avvicina al citofono e, dopo averlo suonato, mentre aspetta la risposta del vicino, l’uomo si lascia andare ad alcune considerazioni. Pensa tra sé e sé: “chissà poi se me la presterà! Dopotutto l’altro giorno quando l’ho salutato non mi ha risposto…magari non mi ha sentito, ma forse ha invece fatto finta di non sentirmi, per potermi ignorare liberamente. Ma cosa gli avrò mai fatto per meritare la sua mancanza di rispetto! Nulla! In questi anni sono sempre stato gentile e disponibile, io. Persino quando mi aveva chiesto un aiuto per riavviare la macchina. E invece! Potrebbe negarmi persino una banale vanga! Ma come si permette, insomma!”.

Di pensiero in pensiero, l’uomo ne accumula un bel po’. Al punto che quando il vicino apre infine la porta, esplode con un:

“Ma insomma, tientela la tua vanga!”

 

Problemi annessi e Terapia Breve Strategica

 

Se la percezione di base è oscillante tra il timore e la certezza del rifiuto, le problematiche che ne derivano possono assumere diversi connotati. Alcuni possono cercare di trovare una soluzione o una spiegazione al malessere che provano tramite una eccessiva ruminazione, un rincorrersi di pensieri che, come il mare di Bertoli, “se si placano e tacciono senza resa, ti aspettano per ricominciare”. Tale flusso di pensieri e riflessioni produce spesso la dolorosa conseguenza di un abbassamento progressivo del tono dell’umore (Muriana, Pattenò, Verbitz, 2006). Altri possono reagire con agitazione e ansia che, avvitandosi su sé stesse, possono condurre a quelli che paiono attacchi di panico, pur implicando un meccanismo psicologico differente (Nardone, 2016) [1].

La Terapia Breve Strategica contempla diversi protocolli risolutivi di ognuna di queste varianti: ha mostrato un alto tasso di efficacia ed efficienza, la capacità di risolvere queste problematiche in tempi brevi. L’obiettivo è sbloccare la circolarità rigida del problema, in modo da avviare o ricostruire il mondo relazionale del paziente. Restituire benessere e libertà dal problema velocemente, per recuperare tutte le gioie e i dolori che le relazioni possono regalarci.

 

[1] Diversa è la situazione di coloro che provano a risolvere il problema tramite l’uso e l’abuso di sostanze, più o meno legali. In questi casi, il primo passo da compiere è lavorare sulla dipendenza patologica, che non solo aggrava il problema, ma lo rende, fintanto che permane, impossibile la soluzione.

 

 

 

Riferimenti bibliografici

Baumeister, R. F. (2011). Need-to-belong theory. Handbook of theories of social psychology2, 121-140.

Harari, N. H. (2017). Sapiens: da animali a dei. Breve storia dell’umanità. Milano: Bompiani.

Milanese, S. (2020). L’ingannevole paura di non essere all’altezza. Firenze: Ponte alle Grazie.

Muriana, E., Pettenò, L., Verbitz, T. (2006). I volti della depressione. Abbandonare il ruolo della vittima in tempi brevi. Firenze: Ponte alle Grazie.

Muriana, E., Verbitz, T. (2017). Se sei paranoico non sei mai solo: dalla diffidenza al delirio paranoico. Roma: Alpes.

Nardone, G. (2020). Solitudine: capirla e gestirla per non sentirsi soli. Firenze: Ponte alle Grazie.



Giacomo Crivellaro; Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Psicologo Psicoterapeuta a Firenze, Parma e Montevarchi (Valdarno)
Sono Psicologo Psicoterapeuta. Diverse esperienze lavorative in alcuni ambiti della Salute Mentale mi hanno portato ad approfondire la Terapia Breve Strategica, approccio che considero il migliore, in ambito psicoterapeutico e non solo. Sono un curioso impenitente, un critico impietoso (anche verso me stesso, ahimè!) e un lettore accanito. Ricevo come Psicologo Psicoterapeuta libero professionista nei miei studi di Firenze, di Parma e a Montevarchi (AR), dove collaboro con il Centro ABA e Psicoterapia Valdarno della Associazione Vento a Favore, di cui sono socio fondatore. Sono Psicoterapeuta Ufficiale e Ricercatore del Centro di Terapia strategica di Arezzo.


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